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Generazioni in poesia

I due vincitori del concorso poetico ispirato al “linguaggio dell’anima”

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Nel corso dell’evento conclusivo del Premio di poesia Il linguaggio dell’anima, intitolato alla memoria del poeta Giuseppe Jovine, svoltosi a Narni il 23 luglio nell’ambito del Narnia Festival, sono stati annunciati i vincitori delle due sezioni previste dal bando di concorso: la sezione “autori adulti” e la sezione “giovani poeti emergenti” (max 19 anni).
I due vincitori sono rispettivamente: Visar Zhiti, figura di spicco della letteratura balcanica, e Chiara Esposito, studentessa diciassettenne al III anno del Liceo delle Scienze Umane di Orvieto.
La Commissione giudicatrice ­– come ha spiegato, nel suo intervento a Narni, il prof. Rosario Giuffrè, membro della Commissione medesima – ha tenuto conto non solo dei classici parametri legati “alla struttura discorsiva, alle forme del linguaggio, ai temi metrici ed alle ricorrenze lessicali”, ma anche delle “intenzioni dell’autore”, degli effetti prodotti su chi legge, dei significati, valori e contenuti innovativi.
Con questo approccio, che è, ad un tempo, emotivo e metodologico, vogliamo proporre ai lettori di ZENIT le poesie dei due vincitori del Premio che, pur profondamente diverse per intenzione, stile espressivo ed esperienza sedimentata, esprimono un senso d’interiorità profonda che riconduce al “linguaggio dell’anima”.
IL MESSAGGIO DELL’ACQUA
di Visar Zhiti
Di notte,
nella notte del Signore,
dentro la notte cavernosa
mi lasciarono solo.
Caricavo di rame i vagoni e da solo.
Anche la mia ombra fuggì e restai più solo.
 
All’improvviso un rivolo d’acqua, chissà dove nasceva,
dalle fessure della roccia o dell’incubo lì accanto.
Cinguettava come gli uccelli,
gorgogliava come la sincerità di chi si ama.
Aveva camminato molto,
solo e soltanto per riempire la mia solitudine
di voci limpide,
primordiali, di balbettii incomprensibili,
per non dare significato alla solitudine
alla paura…
Rivolo dadaista, proibito,
sii benedetto,
per il tuo messaggio!
Ecco sopraggiungere furtive
le ombre degli amici. Assetati bevono
e ridono. Anche se il regolamento vieta ai detenuti
di ridere.
* * *
E daccapo
è giunta l’epoca di pensare,
oh cuore!
Il messaggio dell’acqua è indubbiamente una poesia di grande bellezza e valore espressivo, ma per comprenderla fino in fondo, è importante conoscere il contesto in cui è nata. Ebbene, diciamo subito che questa poesia è nata in un contesto di prigionia. Visar Zhiti, in gioventù, venne condannato per le sue poesie considerate non in linea con i canoni del realismo socialista e dovette subire, per lunghi anni, la durissima vita dei campi di concentramento sulle montagne albanesi, strutturati sul modello dei Gulag sovietici. Fu solo all’inizio degli anni Novanta che, con il ritorno del suo paese alla democrazia, Visar Zhiti ebbe la possibilità di trasferirsi in Italia, dove si dedicò al giornalismo, collaborando, tra l’altro, con il quotidiano cattolico Avvenire, ed ebbe la possibilità di esprimere il suo talento letterario, oggi riconosciuto a livello internazionale.
Dopo una fase storica durata oltre mezzo secolo in cui l’Occidente democratico ha individuato nella libertà uno dei valori fondanti della convivenza sociale, ora il pendolo rischia di invertire il suo corso. Come ha osservato, in una recentissima intervista al Corriere.it, il filosofo polacco Zygmunt Bauman, “Di fronte a noi abbiamo sfide di una complessità che sembra insopportabile. E così aumenta il desiderio di ridurre quella complessità con misure semplici, istantanee. Questo fa crescere il fascino di ‘uomini forti’, che promettono in modo irresponsabile e ingannevole di trovare quelle misure, di risolvere la complessità. In cambio, chiedono un’obbedienza incondizionata”.
Ciò di cui parla Bauman è un ritorno al totalitarismo in forma strisciante, facilitato dall’assenza di memoria storica. Anche per questo è importante la presenza di grandi figure testimoniali come Visar Zhiti, che esprimono nella loro persona i valori del libero pensiero e della creazione letteraria (che del libero pensiero è, al tempo stesso, espressione e conseguenza).
Ecco dunque la motivazione con cui la Commissione ha conferito a Visar Zhiti il premio poetico Il linguaggio dell’anima: “Per la testimonianza esistenziale e letteraria che l’ha portato ad essere un simbolo della libertà artistica e della poesia del pensiero contro la barbarie della dittatura. Per la tensione morale e religiosa che Zhiti continua ad esprimere anche nella sua missione attuale di ambasciatore dell’Albania presso la Santa Sede”.
Del tutto diversi, per età ed esperienza, i fondamenti ispirativi dell’opera di Chiara Esposito che, nonostante i suoi giovanissimi anni, ha già pubblicato due libri di poesia: Avete paura di scoprire il mondo? e Il vento della felicità (entrambi a cura del Liceo delle Scienze Umane di Orvieto, dove studia).
Chiara abbina al suo carattere solare, e alla voglia di vivere e di scoprire il mondo tipici della sua età, una sensibilità tutt’affatto particolare, che si esprime in una maturità (al tempo stesso esistenziale e poetica) attenta ai significati sottili dell’esistenza, agli intrinseci legami che ci legano gli uni agli altri e danno un senso agli eventi della vita. Una sensibilità pervasa di valori religiosi, quali si esprimono nella sua fede cattolica e nella sua naturale adesione al “linguaggio dell’anima”. Significati e valori che la Commissione giudicatrice ha colto con acutezza sintetizzandoli nella motivazione del Premio conferito a Chiara: “Per la disposizione ritmica e la coerenza riflessiva volta a indagare il rapporto fra l’uomo e il mistero”.
L’ATTESA
di Chiara Esposito
C’è un uomo lì che aspetta
Chi aspetta io non lo so
Aspetterà forse che tramonti il sole
Aspetterà l’alba di un nuovo giorno
Forse, forse,
Magari chi lo sa
Aspetterà te, fratello
Seduto a tavola davanti a un piatto caldo
No, niente di tutto questo
Aspetterà soltanto il tuo lieto ritorno a casa…
Poi dopo averti accolto con un gran sorriso…
ti dirà…
Ben tornato tra noi fratello.
***
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Inviando le loro opere alla Redazione di Zenit, gli autori acconsentono implicitamente alla pubblicazione sulla testata senza nulla a pretendere a titolo di diritto d’autore.
Qualora i componimenti poetici fossero troppo lunghi per l’integrale pubblicazione, ZENIT si riserva di pubblicarne un estratto.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Massimo Nardi

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