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La forza della parola

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Mt 13, 1-9

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Lettura
Con il capitolo 13 del Vangelo di Matteo inizia il terzo grande discorso, il Discorso delle Parabole. Si è detto già che, a ciascuno dei cinque grandi discorsi di Gesù, l’evangelista – nel suo “nuovo pentateuco” – fa seguire parti narrative in cui illustra come il Maestro metteva in pratica quanto aveva insegnato prima. Il brano di oggi ci propone la parabola del seme, che Gesù racconta dopo aver subìto il rifiuto dei suoi contestatori.
Meditazione
Gesù è uscito di casa: esce dalla familiarità con i suoi, per mettersi seduto in riva al mare, per entrare in familiarità col Padre. Il suo sostare è interrotto dalle persone che lo cercano e che vogliono fermarsi con lui. Sono così tanti che deve salire su una barca, e da lì si mette ad insegnare per rivelare il mistero del Regno di Dio. Gesù insegna seduto: è l’atteggiamento del Maestro. La sua cattedra è una barca, un mezzo che indica dinamicità e solidità, ma anche libertà, fatica e coraggio; caratteristiche che servono per poter accogliere l’annuncio del Regno. Ma la barca è anche il simbolo della Chiesa del Cristo. Gesù insegna attraverso le parabole: esse, attingendo a realtà quotidiane, sono mezzo efficace per annunciare la presenza del mistero di Dio nella storia individuale. La dinamica della parabola implica l’essere in relazione, in dialogo, e rende “complici” chi parla e chi è in ascolto; essa presume che si sia disponibili a fare lo sforzo di comprendere, di ricercare il messaggio velato, al di là delle semplici parole, poiché essa non consegna tutto immediatamente, ma spinge a pensare e a rileggere attraverso la propria esperienza quanto narrato. Il personaggio del racconto, il seminatore, esce a seminare, va verso il campo; è lui a promuovere l’azione, a spargere il seme, senza preferenze di modalità o di luogo. È un lavoro faticoso, fatto senza risparmio e senza distinzioni, che in un primo momento appare vano, infruttuoso. Quando c’è, il frutto è diversificato secondo le capacità di ciascun “terreno”. Nel Regno di Dio non c’è lavoro inutile, non c’è spreco. L’opera della semina non prevede calcoli: si semina con larghezza. Non si sa quali terreni daranno frutto: perciò non si può anticipare il giudizio di Dio. La frase finale è un monito diretto a non lasciarsi sfuggire il senso della parabola e le sue conseguenze nella vita dell’ascoltatore.
Preghiera
Beato chi è integro nella sua via e cammina nella legge del Signore. Beato chi custodisce i suoi insegnamenti e lo cerca con tutto il cuore. Con tutto il mio cuore ti cerco: non lasciarmi deviare dai tuoi comandi. Io mi consumo nel desiderio dei tuoi giudizi in ogni momento. Ho scelto la via della fedeltà, mi sono proposto i tuoi giudizi. Ecco, desidero i tuoi precetti: fammi vivere nella tua giustizia (dal Salmo 118).
Agire
Considererò quali sono gli effetti concreti della Parola di Dio sulla mia vita.

*
Meditazione a cura di don Donatello Camilli, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di EdizioniART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it.
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ZENIT Staff

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