Beato Card. Alojzije Stepinac - Commons Wikimedia

La commissione serbo-croata renderà il beato Stepinac modello per tutti

Il presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche, padre Bernard Ardura, illustra le finalità dell’organo costituito per far definitivamente luce sul controverso ruolo del porporato durante la Seconda Guerra Mondiale

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La commissione mista di esperti croati e serbi, al lavoro sulla figura del beato cardinale Alojzije Stepinac, si è riunita in Vaticano dal 12 al 13 luglio. L’obiettivo è quello di chiarire, attraverso una lettura storico-scientifica, i punti considerati controversi, in modo che una futura canonizzazione dell’arcivescovo di Zagabria non diventi oggetto di discordia tra serbi e croati ma che, al contrario, si trasformi in motivo di unione tra questi due popoli, nonché tra cattolici ed ortodossi.
Lo ha riferito a ZENIT padre Bernard Ardura, canonico regolare premostratense, presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche e presidente della menzionata commissione mista, che gode del sostegno della Santa Sede. L’arcivescovo di Zagabria fu stato accusato di collaborazionismo con il movimento filofascista Ustasha dallo stato indipendente croato. Pertanto il regime comunista di Tito lo condannò a 16 anni di carcere, dove fu torturato e morì avvelenato dalle radiazioni. Nel 1998, San Giovanni Paolo II lo proclamò beato.
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Padre Ardura, come nasce questa commissione?
La commissione nasce per volere di papa Francesco, a seguito del suo incontro con diversi rappresentanti, in particolare il Patriarcato ortodosso di Serbia e i vescovi della Conferenza Episcopale Croata. Così si è visto che era auspicabile portare avanti un lavoro comune per una rilettura della figura del beato cardinale Stepinac, con la finalità di una purificazione della memoria.
A cosa sono dovute le difficoltà nella lettura della vita del beato?
Come è capitato molte volte in varie città europee, vi sono episodi del passato remoto o recente che lasciano il segno. Si è quindi pensato di compiere un percorso comune, una rilettura comune della vita e delle opere del beato Stepinac, prima, durante e dopo la seconda guerra mondiale. Una lettura scientifica e storica distinta dal processo di canonizzazione.
La guerra nei Balcani ha avuto un ruolo in tutto questo?
La guerra nei Balcani ha contribuito ad aggravare le ferite del passato.
Qual è l’elemento chiave che è fondamentale comprendere?
L’elemento chiave in tutta questa storia sono i rapporti tra serbi e croati, per la durata dell’effimero stato indipendente croato, che si colloca durante
la seconda guerra mondiale.
Perché gli ortodossi?
Perché i serbi sono ortodossi e i croati cattolici e noi ci troviamo in un contesto caratteristico dei popoli slavi. Questi popoli sono nazioni che non si identificano in un gruppo non soltanto etnico ma anche culturale e religioso, e ciascuno è definito da tutto ciò che è. In tal senso, si tende a pensare automaticamente che i serbi siano ortodossi e i croati cattolici. I serbi, come i russi, si professano ortodossi e considerano ciò come una caratteristica del loro popolo: è qualcosa che nell’Europa occidentale accade un po’ meno.
Come è stata accolta la commissione?
È stata molto apprezzata, sia da parte degli ortodossi che, ovviamente, dai cattolici, e interpretata come un atto di grande carità pastorale. Il Papa ha suggerito a ciascuna delle parti di scegliere i propri membri, quindi ci sono cinque serbi ortodossi scelti dal Patriarca e svariati cattolici, indicati dalla Conferenza Episcopale Croata.
Ciò significa che, in futuro, il beato Stepinac non sarà più un argomento di discussione?
Perché la canonizzazione del beato avvenga, bisogna che egli sia un santo per tutti. Questo è il desiderio del Papa, che è stato generosamente accolto dai vescovi serbi.
Come è andato il primo incontro?
L’incontro è andato molto bene, si è tenuto a Roma, il prossimo si terrà a Zagabria, un paio di giorni ad ottobre. Ogni incontro ha un tema. Poi la Commissione deciderà cosa fare con il documento finale.

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Sergio Mora

Buenos Aires, Argentina Estudios de periodismo en el Istituto Superiore di Comunicazione de Roma y examen superior de italiano para extranjeros en el Instituto Dante Alighieri de Roma. Periodista profesional de la Associazione Stampa Estera en Italia, y publicista de la Orden de periodistas de Italia. Fue corresponsal adjunto del diario español El País de 2000 a 2004, colaborador de los programas en español de la BBC y de Radio Vaticano. Fue director del mensual Expreso Latino, realizó 41 programas en Sky con Babel TV. Actualmente además de ser redactor de ZENIT colabora con diversos medios latinoamericanos.

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