San Benedetto da Norcia

San Benedetto da Norcia - Carmelo Raco

Il messaggio di San Benedetto da Norcia all'Europa di oggi

Riscoprire le radici cristiane significa anche far riferimento alla figura di questo grande Santo, ancora attuale

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La storia di Benedetto da Norcia è rievocata in varie occasioni soprattutto nei momenti di crisi, quando si vuole fare memoria della magnifica opera compiuta da questo grande uomo. Benedetto ha avuto il merito di avviare, attraverso una adesione coerente alla vita cristiana, la rinascita del continente europeo che versava in condizioni di malessere, povertà ed incertezza dopo la caduta dell’impero romano.
Benedetto trascorse un breve periodo della sua vita in completa solitudine presso il Sacro Spello di Subiaco. Ci troviamo tra la fine del quarto secolo e l’inizio del quinto, un periodo storico nel quale si stava diffondendo in Europa quel monachesimo che aveva avuto origine la sua origine in Egitto. Il monachesimo orientale era caratterizzato dal seguire una vita austera e solitaria, dedicata totalmente alla preghiera personale, alla meditazione dei testi sacri e alla contemplazione del creato. Benedetto, ispirato dall’esperienza della vita degli apostoli con Gesù e seguendo l’esempio di vita delle prime comunità cristiane, apportò una variante alla vita monastica che segnò una svolta per la costruzione di una nuova civiltà dell’intero continente europeo.
Nel monostero di Monte Cassino Benedetto applicò lo stile di vita cenobbico, caratterizzato dalla lettura della Parola di Dio, dalla recita quotidiana della liturgia delle lodi e da momenti della giornata dedicati interamente al lavoro inteso come servizio amorevole verso il prossimo. L’amore a Dio manifestato nell’orazione e nella meditazione dei testi sacri trovava la sua applicazione più alta nel compimento generoso delle opere di misericordia. Questa alternarsi di preghiera e lavoro segnò l’inizio di una rinascita umana, culturale, economica e religioso per l’intera Europa.
Questa breve descrizione storica della situazione dell’Europa dopo la caduta dell’impero romano, ricorda per tanti aspetti la situazione attuale dell’antico continente e di molti Paesi del mondo, i quali sembrano essere stati contagiati dagli effetti di una globalizzazione che ha abbandonato ed impoverito la dignità dell’essere umano.
La crisi economica che ormai perdura da quasi un decennio, è stata l’apice di una perdita lenta ma progressiva di quei valori umani e spirituali che hanno costituito il fondamento dell’Europa. Noi oggi siamo abituati a sentire parlare dell’Europa come una istituzione con un governo centrale, il quale invita i vari Stati membri a seguire delle leggi, che devono essere approvate dai governi dei singoli Paesi. Il comune cittadino percepisce l’Europa come un sistema legislativo burocratico che ha realizzato l’unificazione della moneta e l’abbattimento delle frontiere degli Stati. L’Europa ha smarrito quel senso di interesse per i bisogni dei cittadini, prestando molta attenzione ai dati tecnici dell’economia (PIL; SPRED) piuttosto che assistere ai bisogni concreti delle persone: offrire un lavoro continuativo, una sanità accessibile a tutti e pensioni dignitose.
Il modello di società proposto e realizzato da Benedetto da Norcia è riproponibile ed attuabile ai nostri giorni utilizzando al meglio le istituzioni e le strutture europee disponibili. Il cambiamento radicale proposto da Benedetto è stato quello di aprire le porte dei monasteri per trasformali in luoghi di diffusione della cultura, in spazi di formazione per la vita lavorativa, in ambienti di solidarietà verso i più poveri, e soprattutto ha avuto il grande merito di invitare le persone ad uscire dalla loro solitudine e rassegnazione per fargli scoprire la bellezza, la ricchezza e la gioia del vivere insieme.
Oggi viviamo un tempo storico nel quale la piaga più grande è proprio l’isolamento, l’indifferenza e la solitudine interiore nella quale vivono molte persone. Si è smarrito il valore ed il piacere del vivere insieme. L’altro viene percepito come un disturbatore della nostra ipotetica tranquillità e non come una persona con cui condividere la vita. Quelli che vivono accanto a noi vengono considerati come un ostacolo alla realizzazione delle nostre ambizioni piuttosto di vederli come persone con le quali potere realizzare un progetto comune di carità.
Recuperare la gioia del vivere insieme è il primo passo per riconoscere che l’altro non è un nemico da evitare ma un fratello da amare, andando incontro a quei bisogni che servendoli diventano anche i nostri. La conversione dell’Europa realizzata da Benedetto è passata attraverso una intesa vita di preghiera che è stata la scintilla per tenere accesso il fuoco della carità verso il prossimo. Se ogni istituzione europea, e tra questi va inclusa la famiglia intesa come piccola comunità domestica, non decide di aprire le sue porte per vedere, accogliere, ascoltare ed servire le necessità dell’altro, le strutture organizzative europee continueranno ad essere dei contenitori privi di quel calore umano che si manifesta attraverso un sostegno fattivo e una solidarietà concreta nella vita delle singole persone.
Se le banche e le assicurazioni  europe oggi rappresentano le tante case del ricco Epulone del racconto evangelico, tanti poveri Lazzaro aspettano fuori della porta di questi sontuosi edifici per ricevere il necessario per sfamare i bisogni naturali consoni alla dignità umana. Non si tratta di fare beneficienza ma di rendere giuste e solidali l’economia e la finanza, che hanno bisogno di riscoprire la loro anima per compiere la missione che gli è stata affidata.
La distribuzione equa delle ricchezze di questo mondo passa attraverso la possibilità di accedere ad un lavoro continuativo, ad un equo sistema pensionistico e ad orari di lavoro consoni alle necessità della famiglia. Questa è la giusta ricetta che propone a noi oggi Benedetto, il quale ha avviato la ricostruzione dell’Europa dalle macerie di un continente che aveva appena concluso l’epoca dell’impero romano. L’errore del passato, compiuto dalla più grande impero della storia, è stato quello di voler accentrare le sue ricchezze lasciando vaste sacche di povertà. Nulla di diverso di quanto avviene nella nostra periodo storico.
Benedetto invita a cambiare il cuore dell’uomo prima ancora di riorganizzare le istituzioni, affinché ogni città, nazione e continente si possa trasformare in una comunità cenobbica, dove nessuno si senta escluso, dove nessuno venga dimenticato nei suoi bisogni primari e dove nessuno possa dire che l’altro non mi appartiene.

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Osvaldo Rinaldi

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