San Trovaso - Commons Wikimedia

San Trovaso, il paese dei preti

In sedici anni una località del trevigiano di poco più di 4000 abitanti ha dato alla Chiesa ben 5 sacerdoti e 12 seminaristi

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La Chiesa italiana lamenta la scarsità di vocazioni sacerdotali, ma la piccola parrocchia di San Trovaso (4.210 battezzati), frazione del Comune di Preganziol (Treviso), in meno di vent’anni (1998-2014) ha dato alla Chiesa 5 nuovi sacerdoti e oggi 12 seminaristi, uno ogni 360 battezzati! Com’è possibile? Molte le cause e coincidenze, lo Spirito Santo soffia come e dove vuole.
Per 35 anni (fino al 2012) San Trovaso ha avuto il parroco  don Antonio Vedovato, che ha promosso una pastorale vocazionale in modo intelligente ed efficace. Ad esempio, domenica scorsa 19 giugno, si è celebrata la Festa patronale, una sagra paesana in onore dei santi Gervasio e Protasio, che è anche “La festa del Prete”.  A Preganziol c’è stato il grande seminario del Pime fino agli anni ottanta. I missionari erano presenti a San Trovaso tutte le domeniche, hanno sparso i semi dello spirito missionario e il paese  ha dato al Pime i padri Rino Gallinaro (missionario in Guinea Bissau) e Lelio Piovesan (padre spirituale nei seminari).
Don Daniele Bortoletto, parroco successore di Vedovato, dice che San Trovaso è sempre stata una terra ricca di vocazioni, ma da quando il suo predecessore ha aperto la porta ai Neo-Catecumenali, integrandoli pienamente nella parrocchia, “le due chiese sono sempre piene dall’alba al tramonto. Si prega prima di andare al lavoro, alle 6 e un quarto del mattino, e poi ci si ritrova la sera per la Messa e per gli incontri di condivisione, confronto e formazione cristiana”. Per don Daniele, originario del paese, significa fare gli straordinari, “sempre a disposizione dal mattino alla sera”. Fortissima in paese è la presenza neocatecumenale. «Dodici comunità molto ricche e vivaci per un totale di 600 persone coinvolte», informa don Daniele. Da qui escono dieci dei dodici attuali seminaristi con natali a San Trovaso, due sono nel seminario diocesano. I seminaristi sono quasi tutti sotto i trent’anni  Storie diverse che si sono incrociate nella vocazione. Donato Biasuzzi (ex dipendente di un’azienda di disinfstazione) studia nel seminario internazionale Redemptoris Mater  di Galilea; Simone Battaglion (anche lui proveniente dal mondo del lavoro) in quello di Berlino come Giovanni Donadel. Andrea Martignon (prof di educazione fisica) si sta preparando a Firenze, il giovanissimo Giovanni Comin a Pinerolo (Torino), il fratello Michele a Lugano. Pietro Biasuzzi (laurea in economia) è in Galilea, Pietro Trevisan (filosofo) a Londra, il chitarrista Elia Callegarin a Varsavia e, per finire con i neocatecumenali, Andrea Tesser, conseguita la laurea in giurisprudenza, ha scelto di farsi frate carmelitano a Trento. E poi ci sono 4 famiglie missionarie di San Trovaso nel mondo: 1 a Hong Kong, 1 a Xian, in Cina, 1 in Australia e 1 negli Stati Uniti.
Paolo e Francesco sono due vocazioni non maturate nell’ambiente neocatecumenale, che studiano nel seminario diocesano di Treviso. E c’è pure Chiara, 23 anni. Nel novembre 2015, ultimato il suo percorso universitario, è entrata nel convento delle Carmelitane di Firenze.  Otto i gruppi che fanno riferimento alla parrocchia di don Daniele: oltre ai cammini neocatecumenali ci sono il Ponte d’amore missionario, il gruppo di preghiera del lunedì, le vedove, i catechisti, i cantori, i ministri straordinari della comunione, il circolo Noi.
Negli ultimi vent’anni San Trovaso ha “sfornato” cinque preti, ora in missione. Don Michele Benvenuto, incardinato in Colombia; don Michele Tronchin in Tanzania; don Battista Tronchin ad Atene; don Alberto Gatto a Berlino e don Roberto Rinaldo a Varsavia. E chi resta a San Trovaso, ora et labora per la comunità locale e *per le missioni”.
È facile immaginare l’impatto positivo che questi consacrati, sparsi per il mondo intero, hanno su San Trovano. Un paese di 4.200 abitanti che non si chiude in se stesso, ma è “la Chiesa in uscita” di cui parla Papa Francesco. Il modello di San Trovaso va fatto conoscere, esaminato da vicino e preso in seria considerazione. Perché, davvero, lo Spirito Santo soffia come e dove vuole e ci parla attraverso questa realtà.
 

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Piero Gheddo

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