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Bangladesh. Chiesa condanna la "barbarie senza giustificazioni"

Domani una Messa per le 20 vittime italiane officiata dal nunzio George Kocherry

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Si celebrerà domani, 5 luglio, a Dacca una messa funebre in memoria delle 20 vittime, fra cui nove italiani, del crudele attacco terroristico avvenuto venerdì scorso nella Holey Artisan Bakery. A presiederla – riferisce il sito Vatican Insider – nella chiesa seminario del quartiere di Banani, senza salme, sarà il nunzio apostolico in Bangladesh, monsignor George Kocherry. La funzione sarà concelebrata dall’arcivescovo di Dacca, monsignor Patrick D’Rozario e da altri sacerdoti per sottolineare “l’unità della chiesa di fronte alla minaccia del terrorismo”.
Ieri, dopo aver conosciuto il bilancio delle vittime, l’arcivescovo della capitale ha fatto pervenire alla Conferenza Episcopale italiana un messaggio in cui ha rende noto che “i cristiani stanno pregando per i leader del Paese affinché, in questo momento critico, mettano in atto tutte le misure possibili per proteggere tutte le persone, senza distinzione di nazionalità, casta e credo da ogni altro fatto tragico come questo”.
“Il terrorismo – ha aggiunto D’Rozario – alimenta il terrorismo. La sua radice deve essere affrontata con onestà, sincerità e coraggio”. Di qui un invito alla preghiera anche “per la conversione della mente e del cuore di tutti coloro che progettano tali attività disumane. Offriamo a Dio nella preghiera il grido del popolo e dell’umanità che soffre”.
Da parte sua mons. Gervas Rozario, vescovo di Rajshahi e presidente della Commissione Episcopale Giustizia e pace, ha dichiarato all’agenzia AsiaNews che l’attentato all’Holey Artisan Bakery “rappresenta una barbarie senza giustificazioni. Il nome di Dio non può e non deve essere tirato in mezzo a simili atti. È triste però vedere che a morire siano stati dei non musulmani: ora tocca ai fedeli islamici intervenire, alzarsi in piedi per salvare la faccia della loro religione”.
Secondo mons. Rozario, la condanna deve essere unanime: “Nessuno, di alcuna religione, può giustificare un’uccisione. Ma è triste constatare che gli ostaggi sono morti perché non musulmani: Dio non tollererà questo massacro. Ora tocca agli islamici del Paese: si devono alzare in piedi per salvare l’immagine e la faccia della propria religione. La pace deve prevalere su tutti noi”. La Chiesa del Bangladesh, conclude il presule, “prega per queste vittime del terrorismo islamico. Possa Dio garantire la pace eterna a queste anime defunte. I martiri cristiani della strage saranno ricordati in maniera molto speciale”.
 
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ZENIT Staff

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