Benedetto XVI

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Ratzinger si racconta in un libro: l'ansia post Conclave, la rinuncia, la lotta alle lobby gay

A settembre la pubblicazione di “Benedetto XVI. Ultime conversazioni”, il libro di memorie del Papa emerito con il giornalista tedesco Peter Seewald

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Comincia pian piano a sgretolarsi il muro di silenzio che circonda la vita di preghiera e “nascondimento” di Benedetto XVI dopo la rinuncia al pontificato. Già nei mesi scorsi il Papa emerito era ritornato sotto le luci dei riflettori tra brevi smentite (il caso del Terzo Segreto di Fatima), pubblicazioni in suo onore o attraverso le parole scritte o dette dal suo successore Francesco. Fino all’apice raggiunto martedì scorso, 28 giugno, con la celebrazione del suo 65° anniversario di ordinazione sacerdotale in Vaticano insieme a Bergoglio, durante la quale Ratzinger è tornato a far risuonare dopo tre anni la propria voce nel Palazzo Apostolico.

Ma c’è di più: è notizia di oggi che a metà settembre verrà pubblicato un volume di memorie del Papa emerito dal titolo Benedetto XVI. Ultime conversazioni. Si tratta di un libro intervista con lo scrittore tedesco – suo amico personale – Peter Seewald, che già in passato aveva pubblicato tre volumi di dialoghi con Joseph Ratzinger: due da cardinale (1996 e 2000) e uno da Papa, nel 2010, il celebre Luce del mondo.

A renderlo noto, sulle pagine del Corriere della Sera, è lo storico vaticanista Luigi Accattoli che individua in questo libro “il testamento” del Papa bavarese che il prossimo aprile compirà 90 anni. In esso, Ratzinger ripercorre i suoi otto anni di pontificato a partire dalle notti insonni trascorse dopo il Conclave del 2005 che lo elesse al Soglio di Pietro in successione a Wojtyla, passando per le battaglie interne in Vaticano contro lobby gay, gruppi di potere, casi di pedofilia, fino alle dimissioni – un unicum nella storia – che fermarono il mondo per un istante.

Come osserva Accattoli, “dei quattro volumi questo si annuncia come il più interessante, anche più di quello che fece da Papa, perché un Papa è un Papa ma un Papa emerito è un’assoluta novità”.  Non solo: come sottolineava ieri l’editore tedesco Droemer, annunciando la pubblicazione nelle diverse lingue (per l’Italia l’esclusiva è della Garzanti in libreria, del Corsera in edicola), “per la prima volta in duemila anni abbiamo un Papa che traccia un bilancio del proprio Pontificato”. 

Una novità assoluta, dunque, questo libro in cui Ratzinger non risponde solo a domande sulla rinuncia, ma svela anche aspetti inediti sulla sua vicenda di uomo e sacerdote; quindi la prigionia alla fine della Seconda Guerra mondiale in un campo americano presso Ulm, la scoperta della sua “vocazione”, i successi e le delusioni della carriere universitaria, le pubblicazioni che lo hanno reso un “perito” del Vaticano II.

Non mancano inoltre dettagli rimasti finora inediti, veri e propri retroscena del suo pontificato che il Papa teologo ha deciso finalmente di condividere con il grande pubblico. Ad esempio, la sua lotta intestina verso una “lobby gay” in Vaticano composta da 4-5 persone, della cui presenza era venuto a conoscenza sin dai primi istanti. Ratzinger – e questa era un’informazione mai avuta – afferma di aver sciolto quel gruppo di potere.

Così come, nonostante la mancanza di risolutezza nel governare che ammette nel colloquio, è riuscito ad eliminare un po’ di quella “sporcizia nella Chiesa” attraverso le leggi promulgate contro il riciclaggio o la strenua lotta alla piaga della pedofilia. Un processo che non è stato facile durante il quale il Papa (nonostante fosse il Papa) ha incontrato non pochi ostacoli.

Nell’intervista di Seewald, il Pontefice emerito spiega pure di aver preparato il momento delle dimissioni con poche persone a lui più vicine, nel timore che potesse esserci una fuga di notizie che avrebbe tolto forza all’annuncio. Per questo scelse di comunicare in latino la storica decisione, precisando d’aver temuto che se avesse scelto l’italiano avrebbe potuto commettere qualche errore di lingua.

Nel libro, il Papa emerito confessa pure i dubbi sull’incidenza che la sua scelta avrebbe potuto avere sul futuro del Papato e, ancora una volta, nega ricatti o pressioni. Racconta poi di come seguì da Castel Gandolfo le cronache televisive delle fumate e di come non si sarebbe mai aspettato di sentire quel nome italo-argentino proclamato dalla Loggia delle Benedizioni. Dopo la sorpresa ci fu però la “gioia” di vedere come il nuovo Papa pregava e comunicava con la folla. A proposito di Francesco, Benedetto è molto libero nel delineare la sua figura umana e papale, evidenziando gli aspetti di comunanza come le differenze.

Nelle pagine di Ultime conversazioni ampio spazio è dedicato al forte legame che univa Ratzinger a Giovanni Paolo II, che non volle mai esonerarlo dai suoi incarichi per tenerlo al suo fianco fino alla fine. Nonostante questo, da quel Conclave che lo elesse Papa nella più totale “incredulità” – e che gli procurò parecchie “ansie” –  non volle uscire col nome di Giovanni Paolo III ma con quello di Benedetto XVI, in modo da legare il suo Pontificato a san Benedetto e a Benedetto XV, il Papa che definì la Prima guerra mondiale “inutile strage”. 

Di tutto questo e di molto altro, Benedetto ha raccolto pagine e pagine di note e appunti. Tutte queste verranno distrutte al momento opportuno, anche se per gli storici sarebbero  state “un invito a nozze”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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