Il dott. Galoforo con una bambina curata con l'ozonoterapia

L’ozonoterapia contro l’ulcera del Buruli

Presentando a Brescia il libro “Ozono, respiro di vita”, il dott. Galoforo spiega come l’ozono possa debellare la grave malattia tropicale

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L’ulcera del Buruli è una malattia tropicale presente in trentatré paesi fra Africa, Asia, America Latina e Australia. È causata dal mycobacterium ulcerans, un agente patogeno della stessa famiglia dei batteri che provocano la lebbra e la tubercolosi. Il nome deriva dal Buruli, regione dell’Uganda dove la malattia fu scoperta nel 1897 dal medico missionario britannico Sir Albert Ruskin Cook.
Può essere contratta in diversi modi. Il più frequente è la puntura di una cimice molto aggressiva. Il batterio si insinua nella pelle e nelle mucose, provocando una lesione che attacca tutti i tessuti che incontra, necrotizzandoli: dai muscoli e i tendini può arrivare alle ossa. Colpisce soprattutto gambe e braccia. È chiamata la lebbra dei bambini perché proprio i bambini sono i soggetti più colpiti.
Se diagnosticata in tempo, l’ulcera del Buruli può essere curata con una terapia antibiotica, efficace in circa l’80% dei casi. Si può anche ricorrere alla chirurgia per asportare i tessuti necrotizzati, ma si tratta di interventi complessi con una lunga convalescenza e riabilitazione post-operatoria. Situazioni spesso difficili da affrontare in paesi poveri dove scarseggiano i medicinali e le strutture ospedaliere efficienti. Una valida alternativa è l’ozonoterapia che ha ottenuto ottimi risultati. Lo dimostra l’esperienza professionale del dottor Antonio Galoforo, urologo e ozonoterapeuta (associato alla Sioot, Società scientifica di ossigeno-ozono terapia) che, durante la presentazione del libro Ozono respiro di vita all’ospedale Fatebenefratelli di Brescia, ha raccontato come l’ozono possa sconfiggere l’ulcera di Buruli.
Tutto ha avuto inizio nel circolo del Rotary Club di Brescia Est tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila. In quella sede già ci si occupava di fornire sostegno a medici e missionari impegnati in Africa contro lebbra e altre gravi malattie. “Un collega – ha raccontato il dottor Galoforo – parlò di un’emergenza in Costa d’Avorio dovuta all’ulcera del Buruli che non si riusciva a debellare. Non conoscevo nemmeno quella malattia, ma conoscevo le proprietà dell’ozono, avendolo già usato per trattare ulcere e piaghe. Siamo quindi andati in Costa d’Avorio e abbiamo applicato l’ozono, in maniera non invasiva, su questi bambini ammalati. Abbiamo visto che la malattia regrediva”.
“Sono stati fatti studi clinici e biochimici – ha spiegato l’urologo – sul perché i bambini guarissero e si è visto che l’ozono distrugge le catene laterali della tossina necrotizzante di questo micobatterio, chiamata micolattone. Rompe i doppi legami chimici di questo micolattone, li spezza e rende la tossina inefficace. Questo per dire dove arriva l’ozono e dove non possono arrivare alcuni farmaci”.
Dopo gli ottimi risultati contro l’ulcera del Buruli, il dottor Galoforo e i suoi collaboratori hanno capito che l’ossigeno-ozonoterapia “poteva funzionare, a basso costo, anche con altre malattie tropicali particolarmente aggressive in aree in cui scarseggiano medicinali e strutture ospedaliere”. La loro attività ha attirato l’attenzione del medico missionario Fra Fiorenzo Priuli, fondatore dell’ospedale Fatebenefratelli di Tanguieta in Benin. È stato l’inizio di una collaborazione che li ha condotti “timidamente a porre questa novità medica all’attenzione dell’Organizzazione mondiale della sanità a Ginevra”. Nel 2004 il dottor Galoforo è stato accreditato dall’Oms come relatore per gli studi relativi all’ulcera del Buruli.
“Come tutte le innovazioni – ha raccontato l’ozonoterapeuta – all’inizio abbiamo incontrato qualche difficoltà, ma questo ci ha consentito di attirare l’attenzione di Fiorenzo che si è appassionato subito all’idea dell’ozono e da lì abbiamo cominciato a discutere su quali potessero essere altri possibili applicazioni come, ad esempio nel sangue, nelle malattie infettive, nelle osteomieliti e in altre malattie necrotizzanti”.
Per promuovere l’utilizzo dell’ossigeno-ozono terapia nei programmi medici e sanitari dei paesi africani in via di sviluppo, Antonio Galoforo ha fondato, nel 2006, l’associazione O3 for Africa. “Abbiamo organizzato – ha spiegato l’urologo – corsi di formazione in Africa per spiegare come funzionano le apparecchiature mediche per la produzione e somministrazione di ozono. I nostri gruppi per la formazione del personale sono disponibili a operare in tutte queste aree di estrema povertà, dove c’è necessità di una terapia efficace e a basso costo, rivolta soprattutto ai bambini che sono poi quelli più colpiti e devono invece essere messi in condizione di garantire il futuro del continente africano”.
“Approfitto di questa occasione – ha concluso Galoforo – per rilanciare un’idea che abbiamo avuto come Sioot: fare in modo, con l’aiuto di O3 for Africa, che tutte le associazioni mediche e le onlus che operano in Africa, con presidi ambulatoriali a disposizione, possano dotarsi di un’apparecchiatura medica per la produzione di ozono. Questo per tornare a dire che effettivamente le potenzialità dell’ozono sono infinite, ma non per questo deve essere considerato in opposizione ai tradizionali farmaci. È un’arma in più per la medicine e va affiancato alle tradizionali terapie farmacologiche”.
Per approfondire la vicenda professionale del dottor Galoforo e i molteplici usi dell’ozono in campo medico, umanitario, agroalimentare, idrico e industriale, segnaliamo il libro Ozono respiro di vita, pubblicato a marzo 2016 dalla casa editrice If Press.
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Per ogni informazione sul libro: http://www.ibs.it/code/9788867880799//ozono-respiro-vita.html
E-mail: info@if-press.com,  telefono e fax: 06 64492897

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Alessandro de Vecchi

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