Alla fine di maggio l’esercito iracheno aveva iniziato un’operazione militare denominata “Breaking terrorism”, con l’obiettivo di liberare la città di Falluja, nell’ovest dell’Iraq, dai jihadisti dell’Isis, che l’avevano occupata nel gennaio 2014. “La bandiera irachena tornerà a sventolare su Falluja”, aveva promesso il premier iracheno Haider al-Abadi.
A un mese da quella dichiarazione, Abdul-Wahad al-Saadi, numero uno delle forze anti terrorismo irachene impegnato nell’operazione, ha potuto asserire che la promessa è stata rispettata: “Falluja è libera”, ha annunciato sabato.
I militari iracheni hanno ripreso anche l’ospedale del quartiere al Golan della città, ultimo rimasto sotto il controllo dei jihadisti che si sono asserragliati nella città utilizzando – hanno riferito alcune fonti – la popolazione come scudo umano e giustiziando dissidenti e oppositori. Al-Saadi ha detto inoltre che sarebbero morti 1.800 militari nel corso dell’operazione. Sono iniziate le operazioni di bonifica per rimuovere tutte le mine lasciate sul campo dai terroristi in fuga.
Falluja tornerà dunque a respirare, dopo aver visto nel corso degli ultimi 15 anni un continuo esodo, a causa di una serie di battaglie. Prima l’invasione statunitense e poi quella dell’Isis. Nel 2003 aveva oltre 420mila abitanti. Poi è stata teatro di feroci combattimenti, in particolare dopo che nel 2004 quattro contractor americani furono massacrati da una folla inferocita e i loro cadaveri appesi sotto un ponte sull’Eufrate. A seguito di quel fatto, le forze degli Usa diedero avvio a una violenta campagna militare per riprendersi la città usando anche bombe al fosforo.
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"Falluja è stata liberata dall'Isis". Esulta l'esercito iracheno
La città era stata occupata dai terroristi nel gennaio 2014. Iniziate le operazioni di bonifiche dalle mine