® Yasuko Kageyama - Courtesy Teatro dell'Opera di Roma

“Serata Nureyev” inaugura la stagione estiva dell'Opera di Roma

Nel suggestivo scenario delle Terme di Caracalla, ecco il primo spettacolo di un ricco programma lungo due mesi

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Arriva l’estate e, come di consueto, il Teatro dell’Opera di Roma si trasferisce alle Terme di Caracalla. L’apertura quest’anno della stagione estiva è stata affidata a uno speciale omaggio rivolto a una delle figure più importanti della danza classica del XX secolo: Rudolf Noure’ev –  meglio noto con la grafia Nureyev. La “Serata Nureyev”, che ha ufficialmente aperto la stagione il 22 Giugno, ha replicato venerdì 24 Giugno e replicherà infine ancora una volta domenica 26 Giugno. Il programma presenta un medley di estratti da tre balletti tardo-romantici rivisitati dall’artista russo nel corso della sua carriera.
Rudolf Nureyev è stato più di un danzatore-coreografo: è stato un abilissimo esecutore e acuto osservatore dell’animo umano, che non temeva di rileggere i grandi classici del repertorio da un altro punto di vista, senza però giungere a snaturarli. Se per il versante più ‘moderno’, come la produzione dei Ballets Russes, egli si può senza dubbio definire il degno erede di Vaslav Nijinsky, e le sue produzioni originali hanno attinto senza paura da varie e molteplici esperienze stilistiche, verso il repertorio accademico Nureyev si è dimostrato attento e integerrimo e sempre in linea con la tradizione più classica, nonostante le molte perplessità dei suoi contemporanei.  
La “Serata Nureyev” presenta in apertura l’intero III Atto di Raymonda (1898) ad eccezione dell’Apothéosis finale. L’Atto III della Raymonda di Nureyev tecnicamente e coreograficamente non si discosta in realtà molto dalle versioni più antiche di Petipa e Sergeev – le modifiche più radicali che apportò riguardano infatti il II Atto. Le varianti che introdusse al III furono sostanzialmente aggiunte e tagli: l’eliminazione delle danze folkloriche che precedono il Gran Pas Classique Hongrois ad eccezione della Palotàs-Czardas nel programma della serata, l’aggiunta del Pas de Trois prima della Variazione di Jean de Brienne e di un duetto nell’Apothéosis finale nonché l’affidamento della coppia principale della Palotàs-Czardas ai personaggi del Re Andrea e della Contessa Sybille. Nel III atto della Raymonda di Nureyev abbiamo quindi, la Palotàs/ Czardas, il Grand Pas Classique nell’ordine: l’Entrée, il mirabile Grand Adagio, la briosa Variazione Femminile, il Pas de Quatre, il Pas de Trois, la Variazione di Jean de Brienne, la sensualissima Variazione di Raymonda e la Grand Coda; infine il Galop Générale.
A seguire, dopo l’intervallo, nella “Serata” troviamo estratti de Il Lago dei Cigni (1895): la Polonaise del I Atto e il Pas de Trois del Cigno Nero dal III Atto, entrambi dalla versione finale di Nureyev del 1984 per l’Opera di Parigi (ne aveva realizzata un’altra già nel 1964 per l’Opera di Vienna). Già dal 1964 aveva incentrato per la prima volta l’attenzione su Siegfried anziché su Odette. Il balletto, arricchito con nuove parti maschili grazie a partiture scartate, e privato invece di alcune danze folkloristiche nel divertissement del terzo atto, diventava così un vero e proprio tragico “romanzo di formazione” del giovane principe.
Con la versione definitiva del 1984 Nureyev fa di più: la Danza delle Coppe del primo atto ad esempio, normalmente danzata in coppie, diventa una Polonaise di gruppo maschile; aumenta inoltre il contribuito apportato dalla psicanalisi freudiana, che faceva una sua prima comparsa nella versione del 1964: adesso tutta la vicenda si rivela in realtà solo un sogno del principe, in cui egli proietta tutti i moti del suo inconscio: il desiderio per una donna nella sua doppia veste immacolata e sensuale da’ vita a Odette/Odile, e il suo tutore Wolfgang – figura che educa e quindi potenzialmente soffoca gli istinti – viene deformato fino a incarnarsi nel crudele mago Rothbart, che si prende gioco di tale desiderio. Proprio per esplicitare al meglio questo gioco di desiderio e repressione di cui sono metafora i personaggi principali, Nureyev sceglie di rielaborare l’intero Pas de Deux del Cigno Nero in un Pas de Trois, che coinvolge appunto i soli Siegfried, Odile e Rothbart.
Infine assistiamo all’intero III Atto de La Bayadère (1877), che nella versione di Nureyev chiude il balletto. La sua malattia infatti gli impedì di ri-coreografare anche il quarto atto dell’originale. In Russia si usava spesso rappresentare il solo III Atto, detto “Il Regno delle Ombre”, e fu infatti questo da solo a costituire il primo approccio europeo col mondo de’ La Bayadère – finora mai esportata –  durante la tournée del Mariinsky (allora Kirov) del 1961. Già soli due anni dopo Nureyev ne avrebbe realizzato un allestimento per il Royal Ballet.  
La sua versione dell’intero spettacolo – come abbiamo già detto, mutila dell’ultimo atto –  verrà realizzata solo nel 1992, pochi mesi prima della sua morte; Nureyev la creò basandosi sulla vecchia versione di Chabukiani, ovvero quella adottata dal Mariinsky e aggiungendovi, oltre a sue coreografie, l’Adagio del I Atto che Sergeev aveva appositamente creato nel 1954 con musica tratta da La Esmeralda.
A tutto questo, fanno da sfondo le imponenti rovine delle terme di Caracalla, che ben si adattano all’ambiente nobile in cui sono ambientati tutti e tre i balletti da cui provengono gli estratti. Il palco è spoglio, solamente nel segmento di Raymonda vengono posti degli scranni e dei candelabri.
Interpreti di questo triplice omaggio sono i primi ballerini, i solisti e il Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma, con la partecipazione straordinaria di Friedemann Vogel, principal dancer al Balletto di Stoccarda, nei ruoli di Jean de Brienne per Raymonda e di Siegfried ne Il lago dei cigni. Nel ruolo di Raymonda compare invece la prima ballerina Rebecca Bianchi (la solista Sara Loro il 24 giugno), per Odile la prima ballerina Alessandra Amato (la solista Susanna Salvi, 24), per Nikiya de La Bayadere la solista Marianna Suriano (la prima ballerina Alessandra Amato, 24) e nella parte di Solor i solisti Claudio Cocino (22,26) e Giacomo Luci (24).
L’interpretazione della star internazionale Friedemann Vogel è impeccabile, e all’altezza si rivelano sia le sue partner Rebecca Bianchi/Sara Loro/Alessandra Amato/Susanna Salvi, sia le coppie de La Bayadère Claudio Cocino/Giacomo Luci – Marianna Suriano/Alessandra Amato; peccato che alcuni problemi con il pavimento del palcoscenico abbiano lievemente compromesso la resa dell’esibizione del 24, forse anche a causa delle gocce di pioggia cadute durante il primo tempo della serata. Resta però un apprezzabile e doveroso omaggio ad un artista che dedicò tutta la sua vita alla danza; inoltre, per la sua natura di medley, questo spettacolo ben si presta ad aprire la stagione estiva fornendo una sorta di piacevole “assaggio danzante” che soddisfa veramente tutti i gusti.

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Maria Irene De Maeyer

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