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Il Papa a Gyumri: "Dio non vi ha mai lasciato soli. Custodite fede e memoria"

Nella Messa in piazza Vartanants, ricordando il terremoto del 1988, Francesco chiede di “edificare ponti e superare barriere di separazione” e indica Gregorio di Narek come “maestro di vita”

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Memoria: dell’opera del Signore e dei gemiti del popolo. Fede: quella che è il respiro della gente armena e che dà speranza per l’avvenire. Amore misericordioso, ovvero “il biglietto da visita del cristiano”. Sono tre le “basi stabili” su cui “edificare e riedificare la vita cristiana, senza stancarci” che Papa Francesco propone ai cattolici d’Armenia, riuniti tutti a Gyumri nella grande piazza Vartanants per la Messa votiva della Misericordia.

Una novità per il paese che, pur avendo abbracciato il cristianesimo nel 301, mai aveva celebrato una Messa all’aperto. Dal palco allestito nella piazza dedicata all’eroe del popolo armeno, con alle spalle la Madonna di Narek, Bergoglio suscita nei fedeli un moto di gratitudine ricordando la ricostruzione avvenuta nella città, sfigurata dal sisma del 1988 che aveva provocato un forte tracollo demografico dovuto anche alla crisi economica. “Dopo le terribili devastazioni del terremoto, ci troviamo oggi qui a rendere grazie a Dio per tutto quanto è stato ricostruito”, dice Francesco. La vita a Gyumri si è potuta ricostruire anche grazie ad una campagna di solidarietà internazionale promossa dal cantante Charles Aznavour, di origini armene, e al contributo della Santa Sede.

Un’opera di ricostruzione che prosegue ancora oggi. Il Signore “ci invita a costruire” qualcosa, sottolinea il Papa. Per farlo bisogna porre però dei fondamenti; il primo è la memoria, anzi la “grazia” di “saper recuperare la memoria di quello che il Signore ha compiuto in noi e per noi”, che “non ci ha dimenticato”, ma “ci ha scelti, amati, chiamati e perdonati”.

“Ci sono stati grandi avvenimenti nella nostra personale storia di amore con Lui, che vanno ravvivati con la mente e con il cuore”, afferma il Pontefice. E invita a custodire un’altra memoria: la memoria del popolo. Quella del popolo armeno, in particolare “è molto antica e preziosa”: “Nelle vostre voci risuonano quelle dei sapienti santi del passato”, dice Francesco, “nelle vostre parole c’è l’eco di chi ha creato il vostro alfabeto allo scopo di annunciare la Parola di Dio; nei vostri canti si fondono i gemiti e le gioie della vostra storia. Pensando a tutto questo potete riconoscere certamente la presenza di Dio: Egli non vi ha lasciati soli.”

Anche fra “tremende avversità”, il Signore ha visitato il popolo dell’Armenia e “si è ricordato della vostra fedeltà al Vangelo, della primizia della vostra fede, di tutti coloro che hanno testimoniato, anche a costo del sangue, che l’amore di Dio vale più della vita”. “È bello per voi – osserva infatti il Santo Padre – poter ricordare con gratitudine che la fede cristiana è diventata il respiro del vostro popolo e il cuore della sua memoria”.

Questa stessa fede è ora speranza per il futuro, “luce nel cammino della vita”. Tuttavia c’è un pericolo che rischia di farla “sbiadire” ed è “la tentazione di ridurla a qualcosa del passato, a qualcosa di importante ma che appartiene ad altri tempi, come se la fede fosse un bel libro di miniature da conservare in un museo”.

“Se rinchiusa negli archivi della storia – ammonisce Papa Francesco – la fede perde la sua forza trasformante, la sua bellezza vivace, la sua positiva apertura verso tutti”. La fede, invece, “nasce e rinasce dall’incontro vivificante con Gesù, dall’esperienza della sua misericordia che dà luce a tutte le situazioni della vita”. Allora, “ci farà bene lasciare che l’incontro con la tenerezza del Signore accenda la gioia nel cuore”, una gioia ben più grande della “tristezza” che “resiste anche di fronte al dolore, trasformandosi in pace”. 

Il Papa si rivolge quindi ai giovani e dice: “Può succedere anche che Gesù chiami a seguirlo più da vicino, a donare la vita a Lui e ai fratelli… Quando invita non abbiate paura, ditegli di ‘sì’! Egli ci conosce, ci ama davvero, e desidera liberare il cuore dai pesi del timore e dell’orgoglio”. In questo modo si può dare seguito alla “grande storia di evangelizzazione” che caratterizza l’Armenia, “di cui la Chiesa e il mondo hanno bisogno in questi tempi tribolati, che sono però anche i tempi della misericordia”.

Come terzo fondamento, Francesco propone infatti l’amore misericordioso, “roccia dell’amore ricevuto da Dio e offerto al prossimo”. “È vivendo la carità che il volto della Chiesa ringiovanisce e diventa attraente” afferma, “l’amore concreto è il biglietto da visita del cristiano: altri modi di presentarsi possono essere fuorvianti e persino inutili, perché da questo tutti sapranno che siamo suoi discepoli: se abbiamo amore gli uni per gli altri”.

Quindi tutti “siamo chiamati a costruire e ricostruire vie di comunione, senza mai stancarci, a edificare ponti di unione e a superare le barriere di separazione”. Auspicio del Papa è “che i credenti diano sempre l’esempio, collaborando tra di loro nel rispetto reciproco e nel dialogo, sapendo che – e qui cita Giovanni Paolo II – l’unica competizione possibile tra i discepoli del Signore è quella di verificare chi è in grado di offrire l’amore più grande!”.

“Dio – aggiunge Bergoglio – dimora nel cuore di chi ama”; “c’è tanto bisogno di cristiani che non si lascino abbattere dalle fatiche e non si scoraggino per le avversità, ma siano disponibili e aperti, pronti a servire; c’è bisogno di uomini di buona volontà, che di fatto e non solo a parole aiutino i fratelli e le sorelle in difficoltà; c’è bisogno di società più giuste, nelle quali ciascuno possa avere una vita dignitosa e in primo luogo un lavoro equamente retribuito”.

In tale prospettiva, Francesco indica l’esempio di San Gregorio di Narek, “parola e voce dell’Armenia”, annoverato tra i Dottori della Chiesa universale. Egli, dice, “è un maestro di vita, perché ci insegna che è anzitutto importante riconoscerci bisognosi di misericordia e poi, di fronte alle miserie e alle ferite che percepiamo, non chiuderci in noi stessi, ma aprirci con sincerità e fiducia al Signore”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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