Lo scossone che viene dal voto britannico scuote i palazzi addormentati di Bruxelles e rischia di mettere in discussione un progetto di pace e di giustizia sociale, che nell’Europa doveva trovare il suo punto di riferimento stabile e sempre attivo. Non è certo una conquista tornare indietro, specie se si tratti di penalizzare il cuore di una idea che, negli ultimi decenni, aveva acceso le speranze di intere generazioni. Gli inglesi forse capiranno, magari fra qualche anno, dell’errore commesso, anche se in questo momento hanno a loro favore diverse ragioni. Il voto di ieri ha di fatto aperto il “vaso di Pandora” europeo, con i tanti suoi riflessi negativi venuti allo scoperto.
Effetti dirompenti, al centro del prossimo dibattito tra mondo politico ed economico, che vanno governati con sapienza, per evitare a cascata che ogni Paese spinga sull’acceleratore del disfacimento del grande sogno dei padri europeisti. La scommessa è se questa lezione di democrazia britannica consentirà l’apertura di un dibattito chiaro e senza tatticismi di parte, guardando ai veri problemi della gente. È l’unico modo per riaprire, si spera in poco tempo, lo stesso “vaso di Pandora”, rimettendo la speranza nel cuore del vecchio continente.
Ma attenzione, riportare la speranza dei popoli al centro non significa solo dover rafforzare il fronte economico in direzione di territori in cui di solito è forte la debolezza del sistema sociale, bisognerà andare oltre. Sarà necessario ripartire dalla Costituzione Europea, per dare un’anima ad un progetto che punti veramente alla costruzione degli Stati Uniti d’Europa e magari con l’elezione popolare del suo presidente. Prima di ogni cosa sarà necessario riprendersi le proprie radici cristiane, ad oggi evitate, respinte, smentite. Il problema è rivedere l’impalcatura della stessa Europa.
Oggi non muore l’idea che la sostiene, ma un modello del tutto inadeguato ad interpretare l’ansia di cambiamento delle nazioni interessate, mista a mille paure, spesso anche alimentate ad arte, ma comunque dirompenti in un contesto dove il ”Palazzo” appare sempre di più lontano. Il leader di Ukip, Farage, inizia legittimamente a giocare la sua partita, fino ad invocare l’uscita della stessa Italia da una “conquista straordinaria”, voluta in origine da autorevoli personaggi che hanno speso la loro vita per la pace, la giustizia, il benessere comune dei popoli, come Robert Schuman, Alcide De Gasperi, Winston Churchill, Konrad Adenauer, Altiero Spinelli, ecc.
La Costituzione va riscritta per tentare di dare un’anima ad un progetto che ha perso per strada i suoi ideali iniziali, consegnandosi ai mercati, alla banche, ai bilanci, agli accordi finanziari sotto traccia tra alcuni Stati, perdendo il contatto con la realtà delle persone. Un errore devastante che vale per ogni singola comunità. Quando la politica gioca solo con la “calcolatrice”, facendo finta di non sentire le problematiche quotidiane con cui convive la gente comune, non tardano ad arrivare contraccolpi che possono provocare l’apertura di nuovi scenari, capaci di mettere tutto in discussione.
In una Europa dove si parla solo di crescita economica, senza analizzare con attenzione il malessere diffuso che serpeggia in vasti strati della sua popolazione, diventano di riflesso veri macigni il dramma dei profughi; la richiesta di lavoro da parte di centinaia di migliaia di individui provenienti da altre realtà continentali; il virus della paura che, sollecitato da un populismo sempre più forte, ha ormai invaso la mente di tutti coloro che temono per la propria sicurezza e stabilità.
Non a caso la Brexit, respinta dai giovani, ha avuto la sua roccaforte tra le fasce più anziane e tra gli stessi immigrati stabilizzati, titolari di un posto di lavoro che di certo non vogliono mettere più in discussione. Egoismi grandi e piccoli che giorno dopo giorno trovano il modo per cimentarsi e autotutelarsi. I risultati che ci circondano ne sono la conferma.
Papa Francesco alcuni giorni addietro rivolgendosi alla delegazione che gli ha conferito in Vaticano il premio Carlo Magno, presenti tra gli altri Martin Schulz e Jean-Claude Juncker, ha ricordato le sue parole dette davanti agli Eurodeputati. Il Santo Padre sottolineava in quella occasione come l’Europa da più parti si presentasse stanca e invecchiata, non fertile e vitale per come avevano immaginato i suoi fondatori. “Una Europa decaduta che sembra abbia perso la sua capacità generatrice e creatrice. Un’Europa tentata di voler assicurare e dominare spazi più che generare processi di inclusione e di trasformazione”.
Negli interrogativi del Pontefice, posti al gruppo di personalità seduti davanti a lui, c’è tutto il significato dell’impegno che attende la classe dirigente del vecchio continente nei prossimi giorni e nei prossimi mesi, pena il crollo di un sogno. “Che cosa ti è successo, Europa umanistica, paladina dei diritti dell’uomo, della democrazia e della libertà? Che cosa ti è successo, Europa terra di poeti, filosofi, artisti, musicisti, letterati? Che cosa ti è successo, Europa madre di popoli e nazioni, madre di grandi uomini e donne che hanno saputo difendere e dare la vita per la dignità dei loro fratelli?”.
Il lavoro da fare è grande. L’Europa non va sciolta, va rifondata. L’uomo deve ritornare al centro e così i popoli che la compongono. Ritrovare le radici cristiane non è solo un fatto religioso o di dominio della Chiesa sulle questioni di governo, ma solo la giusta direzione per recuperare la dimensione culturale e spirituale perduta. Ma è anche dare, a chi ha responsabilità di gestione, la lucidità, l’equilibrio, la saggezza, la prudenza che, assieme alla competenza e alla corretta analisi dei problemi, permettono di decifrare i segni della storia, passando, senza arrossire, anche dal cielo.
Pixabay - CC0
Dopo Brexit, l’Europa ritrovi le sue radici cristiane
Ritrovare le radici cristiane non è solo un fatto religioso, ma significa imboccare la giusta direzione per recuperare la dimensione culturale e spirituale perduta