“Ci sono stati tanti sviluppi, così come molti cambiamenti nel corso di centinaia di anni. Sviluppi politici, sociali, anche scientifici. La Chiesa non può più rimanere fuori da queste discussioni. Deve piuttosto trasformarle, attingendo alla sua ricca ed antica tradizione spirituale, articolando nuove risposte, per non ripetere sempre le stesse”. È questo “il processo entusiasmante” che il Santo Concilio della Chiesa ortodossa riunito a Creta sta cercando di realizzare in questi giorni.
Ad affermarlo – riferisce l’agenzia Sir – è padre John Chryssavgis, portavoce del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, presentando ai giornalisti i temi che i patriarchi e gli arcivescovi delle 10 Chiese ortodosse presenti a Creta stanno affrontando in questi giorni di lavori conciliari entrati nel vivo lunedì scorso. Le sessioni dei lavori si svolgono a porte chiuse ma tutti i giorni alle 15.30 l’ufficio stampa del Concilio organizza per i giornalisti presenti un briefing con alcuni dei portavoce dei singoli patriarcati e Chiese presenti.
I lavori sono iniziati con l’esame del documento intitolato La missione della Chiesa ortodossa nel mondo contemporaneo. Il testo riprende, con alcuni aggiornamenti, il documento “Il contributo della Chiesa ortodossa alla realizzazione della pace, della giustizia, della libertà, della fraternità e dell’amore tra i popoli e alla soppressione delle discriminazioni razziali e altre”, adottato dalla III Conferenza pan-ortodossa preconciliare del 1986 e si concentra sulla missione principale della Chiesa ortodossa: annunciare l’uomo nuovo, rinnovato in Cristo.
Altro importante tema all’ordine del giorno è quello della “diaspora”, questione che sta particolarmente a cuore alle Chiese ortodosse molte delle quali hanno fedeli sparsi in tutto il mondo. Sono realtà che hanno continuato a fare riferimento ai Patriarcati di appartenenza. Padre Chryssavgis ha spiegato che può capitare, per esempio, di avere una presenza di fedeli appartenenti a 14 Chiese ortodosse diverse in un’unica regione o addirittura in una città. Si tratta allora di capire il ruolo delle Assemblee dei vescovi che si sono stabilite in loco per “incoraggiare una maggiore discussione per una azione unificata in questi Paesi”.
Buono il clima tra i Patriarchi, gli arcivescovi, vescovi e sacerdoti presenti, come spiega Ionut Mavrichi, portavoce del Patriarcato di Romania. “Le discussioni tra i vescovi sono ricche di emozione ed empatia e variano dai risvolti metafisici al problema della povertà. È solo l’inizio” ha detto, spiegando che “la tradizione della nostra Chiesa può essere una risorsa molto ricca alla ricerca di risposte della modernità”.
Da parte sua il vescovo Gregory di Messaoria, portavoce della Santa Chiesa di Cipro, ha aggiunto: “Questo sinodo è un dono di Dio”. “Si fa l’esperienza di essere presenti in umiltà, in semplicità, in spirito di amore e carità per tutti. Se non siamo capaci di mostrare noi stessi uniti, come possiamo dire al mondo che siamo uniti come Chiesa di Dio?”. Ed ha concluso: “Questo Sinodo non è una copia di quelli che si sono tenuti nel passato. È qualcosa che ha attraversato i secoli per realizzarsi qui, non solo ora, ma anche per il futuro”.
Ad affermarlo – riferisce l’agenzia Sir – è padre John Chryssavgis, portavoce del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, presentando ai giornalisti i temi che i patriarchi e gli arcivescovi delle 10 Chiese ortodosse presenti a Creta stanno affrontando in questi giorni di lavori conciliari entrati nel vivo lunedì scorso. Le sessioni dei lavori si svolgono a porte chiuse ma tutti i giorni alle 15.30 l’ufficio stampa del Concilio organizza per i giornalisti presenti un briefing con alcuni dei portavoce dei singoli patriarcati e Chiese presenti.
I lavori sono iniziati con l’esame del documento intitolato La missione della Chiesa ortodossa nel mondo contemporaneo. Il testo riprende, con alcuni aggiornamenti, il documento “Il contributo della Chiesa ortodossa alla realizzazione della pace, della giustizia, della libertà, della fraternità e dell’amore tra i popoli e alla soppressione delle discriminazioni razziali e altre”, adottato dalla III Conferenza pan-ortodossa preconciliare del 1986 e si concentra sulla missione principale della Chiesa ortodossa: annunciare l’uomo nuovo, rinnovato in Cristo.
Altro importante tema all’ordine del giorno è quello della “diaspora”, questione che sta particolarmente a cuore alle Chiese ortodosse molte delle quali hanno fedeli sparsi in tutto il mondo. Sono realtà che hanno continuato a fare riferimento ai Patriarcati di appartenenza. Padre Chryssavgis ha spiegato che può capitare, per esempio, di avere una presenza di fedeli appartenenti a 14 Chiese ortodosse diverse in un’unica regione o addirittura in una città. Si tratta allora di capire il ruolo delle Assemblee dei vescovi che si sono stabilite in loco per “incoraggiare una maggiore discussione per una azione unificata in questi Paesi”.
Buono il clima tra i Patriarchi, gli arcivescovi, vescovi e sacerdoti presenti, come spiega Ionut Mavrichi, portavoce del Patriarcato di Romania. “Le discussioni tra i vescovi sono ricche di emozione ed empatia e variano dai risvolti metafisici al problema della povertà. È solo l’inizio” ha detto, spiegando che “la tradizione della nostra Chiesa può essere una risorsa molto ricca alla ricerca di risposte della modernità”.
Da parte sua il vescovo Gregory di Messaoria, portavoce della Santa Chiesa di Cipro, ha aggiunto: “Questo sinodo è un dono di Dio”. “Si fa l’esperienza di essere presenti in umiltà, in semplicità, in spirito di amore e carità per tutti. Se non siamo capaci di mostrare noi stessi uniti, come possiamo dire al mondo che siamo uniti come Chiesa di Dio?”. Ed ha concluso: “Questo Sinodo non è una copia di quelli che si sono tenuti nel passato. È qualcosa che ha attraversato i secoli per realizzarsi qui, non solo ora, ma anche per il futuro”.