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Canada: l'eutanasia è legge, contrarietà della Chiesa

Il card. Collins, Arcivescovo di Toronto, sottolinea che la vita umana non può ridursi alla “capacità di funzionare secondo determinati standard personali di prestazione”

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Sì all’eutanasia nei confronti dei malati terminali. Con 44 voti favorevoli e 28 contrari, dopo la Camera dei Comuni anche il Senato del Canada ha approvato il testo che consente il suicidio medicalmente assistito, fortemente sostenuto dal primo ministro Justin Trudeau. Escluse dalla nuova legge le persone con malattie mentali e coloro che sono affetti da malattie degenerative, prevista l’obiezione di coscienza per gli operatori sanitari.
In una nota diffusa lunedì, il card. Thomas Collins, arcivescovo di Toronto, ha osservato che ora la società canadese è chiamata “a un necessario, ma lungo processo di riflessione su cosa implica per tutti gli aspetti del vivere insieme la perdita della sua capacità fondamentale di distinguere tra morire ed essere uccisi”. Il porporato ricorda che il valore della vita umana non può ridursi alla “capacità di funzionare secondo determinati standard personali di prestazione”.
Il card. Collins invita allora a muovere tre passi nella direzione di una maggiore dignità dei malati. In primis rendere effettivo l’accesso di tutti i canadesi alle cure palliative, attualmente limitato al 30 per cento dei malati; chiamare le cose con il loro nome e quindi fare capire all’opinione pubblica che la “morte medicalmente assistita”, come viene definito dalla nuova legge il suicidio assistito, è in realtà l’uccisione di una persona; assicurare il pieno rispetto della libertà di coscienza degli operatori sanitari che in nessun modo devono trovarsi nella condizione di essere costretti ad aiutare una persona a morire.

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ZENIT Staff

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