Il mondo “in rete” dei giovani

Il virtuale, per quanto sia suscettibile di ampie possibilità, non potrà mai sostituire le relazioni “face to face”

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Non si esagera quando, con riferimento ai giovani, si nota come essi rappresentino uno spazio incognito, un “mondo” sconfinato da comprendere nelle sue varie sfumature: risulta semplice sovrapporre a tale universo le proprie visioni, ma non entrare in un immediato dialogo con esso.
Certo, è possibile parlare dei giovani o sui giovani con articolate argomentazioni, tuttavia non sempre è facile parlare ai giovani. Non che il loro mondo escluda la possibilità di dialogo e d’incontro, però richiede un presupposto: l’esplorazione quasi “in punta di piedi”, evitando rigorismi assoluti, dogmatismi fuori dalla loro visuale e inutili performance persuasive che, inevitabilmente, sortirebbero “l’effetto resistenza”, il fare a braccio di ferro su ogni questione.
È l’esperienza negativa che si riscontra ogni volta che ci si pone in modo irruento o dissimulatore con loro. Tuttavia, ogni possibile apertura dialogica, deve sempre conservare autorevolezza e fermezza nei principi per evitare di incorrere nell’altro rischio: quello del lassismo o del qualunquismo dove alla fine “tutto fa brodo”. Cerchiamo, allora, di presentare alcuni punti privilegiati di osservazione per capire meglio l’universo giovanile.
La cultura odierna è fortemente percorsa da una corrente mediatica imperante. È palese che, oggi, non si può fare a meno di utilizzare i mezzi di comunicazione e gli strumenti tecnologici e informatici, pena l’essere tagliati fuori dai rapporti interpersonali. È un fenomeno planetario dentro al quale tutti viviamo. Abitiamo un mondo iper-comunicativo, formativo, informativo, culturale, atto a stimolare l’intelligenza e a costruire conoscenze che, solo vent’anni fa, erano impensabili.
I social network sono formidabili strumenti di contatto, di condivisione e aggregazione, anche se, spesso, costituiscono la spia di grossi disagi, legati alla solitudine e al senso di disistima. Essi entrano a pieno titolo nei processi inter-relazionali della nostra epoca, quelli del “villaggio globale”, della cosiddetta “rete”, trasformata in un immenso network sociale, in luogo virtuale di partecipazione e condivisione.
Questo mondo, però, nasconde anche molteplici rischi, soprattutto per gli adolescenti. Tra questi, il più evidente è l’eccessivo utilizzo di tali mezzi che provoca una sorta di sindrome da dipendenza tale da provocare il regresso delle capacità psicologiche e intellettive, determinando un vero e proprio fenomeno dissociativo. È come se un giovane, trovando conforto e sicurezza nei “collegamenti” massmediatici, non riuscisse più a vivere la sua esistenza se non rimanendo collegato on line e vivendo la sua esistenza in un modo del tutto virtuale piuttosto che reale. Si arriva, così, alla perdita di ogni tipo di rapporto sociale: scuola, amici, famiglia, relazioni affettive e altro. Il mondo virtuale, infatti, per quanto sia suscettibile di ampie possibilità, non può mai sostituire le relazioni “face to face”.
Tale stato di fatto, tuttavia, non può divenire la scusa per proiettare paure immotivate e critiche eccessive su ciò che i giovani amano. Spesso, ci si pone un interrogativo: come possono agire i genitori per evitare un eccessivo utilizzo del web da parte dei figli?
Il giusto atteggiamento da conservare è quello di una sana apertura mentale verso i nuovi mezzi che non devono essere considerati come una minaccia, perché possono rivelarsi una risorsa se utilizzati in maniera corretta. Non vi è nulla, dunque, di più deleterio che deplorare ciò che loro amano di più. È al buon uso di questi strumenti che bisogna educare anziché esecrarli. Si tratta di rivedere i principi educativi che ogni famiglia dovrà garantire ai propri figli, formando al senso del sacrificio ed evitando sia il buonismo permissivistico, sia le scorciatoie alternative rispetto al dovere dello studio e alla capacità di analisi della realtà.
Da un punto di vista della fede non bisogna, inoltre, dimenticare che Dio è capace di parlare all’uomo d’oggi servendosi di ogni strumento, nondimeno di quelli odierni. Basta riflettere sulla grande opportunità che i cristiani hanno oggi di far pervenire il messaggio del vangelo, in modo immediato, ovunque, travalicando ogni confine geografico attraverso un semplice click. Ciò che è buono ed usato bene può senz’altro rivelarsi un mezzo efficace per trasmettere la verità di Gesù Cristo. Il timore, per ribadire, non deve sorgere sui mezzi in se, ma sul “come” essi vengono utilizzati. Occorre mantenere ferme delle regole educative, cercando di limitare l’uso dei mezzi oltre un certo numero di ore giornaliere, sollecitando maggiormente al dovere verso lo studio e a tutto ciò che rientra nelle responsabilità prioritarie dei giovani.
Come per ogni cosa, è utile parlare di tutto, mantenendo un dialogo sereno e costante con i propri figli. Intorno a questi temi occorre vigilare, mantenendo interesse verso le loro passioni, orientando e correggendo tutto ciò che appare difforme da una loro sana crescita, dai valori buoni. Così, con il buon senso, sempre illuminato dal Vangelo, si aiuteranno i giovani a “dribblare” eventuali inclinazioni dannose e pericoli di autoisolamento.

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Alessandro Carioti

Alessandro Carioti è docente di Teologia dogmatica nell’Istituto di Scienze religiose di Catanzaro

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