La venerabile suor Maria Celeste Crostarosa (1696-1755) è un chiaro esempio di come il “genio femminile” operi nella Chiesa, spesso precorrendo i tempi. Vissuta nella prima metà del 1700, la redentorista napoletana sarà beatificata domani a Foggia, città dove visse gli ultimi vent’anni della sua vita e dove fondò un monastero.
Nata a Napoli, il 31 ottobre 1696, Giulia Marcella Santa Crostarosa è la decima di dodici figli di Francesco Crostarosa, magistrato, discendente di una nobile famiglia abruzzese.
Trascorsa un’infanzia serena ed agiata, la giovane Crostarosa visse una grossa crisi esistenziale e spirituale verso la fine della sua adolescenza, che la portò a meditare un ingresso nella vita religiosa, consigliata dal suo padre spirituale, don Bartolomeo Cacace.
Nel 1716, accompagnò la sorella Orsola presso il monastero carmelitano di Santa Maria dei Sette Dolori a Marigliano (Napoli), da lei fondato, e lì decise di fermarsi, assumendo due anni dopo l’abito religioso.
Tornate in famiglia nel 1723, dopo la chiusura forzata del monastero, le due sorelle furono poi accolte presso il monastero della Santissima Concezione a Scala (Salerno), fondato da padre Tommaso Falcoia, dei Pii Operai, cui aveva dato la regola della Visitazione. Lì Giulia Crostarosa assunse il nome di suor Maria Celeste del Santo Deserto.
Nel 1725, la religiosa, dopo aver ricevuto l’eucaristia quotidiana, ebbe una forte esperienza mistica, che la ispirò a fondare un nuovo istituto religioso, di cui redasse la regola, centrata sulla “viva memoria” del Redentore.
Nella fondazione dell’ordine, che si rivelò particolarmente complessa e travagliata, la Crostarosa ricevette il determinante appoggio di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, mentre i superiori e buona parte delle consorelle, le mostrarono una certa ostilità.
La congregazione del Santissimo Salvatore vide la luce il 13 maggio 1731, cambiando poi il nome in “Santissimo Redentore” nel 1750. Le religiose presero quindi il nome di Redentoriste.
Anche dopo, la fondazione, suor Maria Celeste continuò ad essere oggetto di incomprensioni e fu gradualmente isolata dalla comunità monastica, fino a venire privata dell’Eucaristia ed infine espulsa nel 1733, dopo aver dovuto accettare una serie di modifiche alla regola dell’ordine.
Dopo una serie di peregrinazioni durate circa cinque anni, in cui fu ospite di volta in volta in vari monasteri, la Crostarosa si stabilì definitivamente a Foggia nel 1738, dove ebbe modo di rispolverare definitivamente il carisma originario fondativo, ispirato alla “viva memoria” dell’amore redentore, alla familiarità con la Parola e alla donazione al prossimo senza riserve. Nel 1742 ebbe luogo la vestizione delle prime otto religiose.
Continuando a godere dell’appoggio di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori e del giovane redentorista San Gerardo Maiella, suor Maria Celeste divenne popolarissima tra i foggiani, che la ribattezzarono la “santa priora”.
La Crostarosa si spense nel monastero di Foggia, il 14 settembre 1755, proprio nel momento in cui il sacerdote che la assisteva, pronunciava le parole “consumatum est” (“tutto si è compiuto”), tratte dalla Passione secondo San Giovanni.
Negli ultimi anni della sua vita, suor Maria Celeste completò la sua autobiografia e realizzò quindici opere ascetiche, che ne fanno una delle più significative mistiche del XVIII secolo.
Il processo di beatificazione si è concluso alla fine dello scorso anno, a seguito del riconoscimento di un miracolo avvenuto significativamente alla vigilia dei 200 anni dalla morte della venerabile.
La sera del 13 settembre 1955, una religiosa dell’ordine fondato da Maria Celeste Crostarosa, afflitta da un’otite cronica e purulenta all’orecchio sinistro, su invito delle consorelle pose l’orecchio sul petto della fondatrice, il cui corpo, proprio in occasione del bicentenario, era stato esposto nella sala capitolare del convento di Foggia. All’istante, la suora sentì scomparirle il dolore e l’udito ricominciò a funzionarle normalmente.
La cerimonia di beatificazione sarà presieduta domani, alle 10.30, nella cattedrale di Foggia, dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi.
“Nei suoi colloqui interiori, la nuova Beata rivela il senso materno di Cristo Redentore – ha affermato l’arcivescovo di Foggia-Bovino, monsignor Vincenzo Pelvi, in una recente omelia -. Il sacrificio della croce è quasi simbolico del dolore di un parto che genera una nuova creatura; nel cuore del Crocifisso ella vede realizzato lo sposalizio dell’animo con il suo Signore, particolarmente durante la celebrazione eucaristica”.
Un posto particolare nella sua spiritualità è riservato alla devozione alla Madonna”, che la Crostarosa invocò “dall’inizio al termine della sua vita terrena”, ha aggiunto il presule.
È la prima volta che una beatificazione viene celebrata nell’arcidiocesi di Foggia-Bovino. “Dobbiamo essere grati a Papa Francesco per questa occasione di ulteriore grazia, che ci viene concessa nell’Anno della Misericordia”, ha sottolineato a tal proposito monsignor Pelvi.
Maria Celeste Crostarosa: Foggia accoglie la sua beata
Domani l’elevazione agli altari della religiosa redentorista, vissuta nel XVIII, amatissima nella sua città d’adozione