Sono tre i “pilastri” che la Commissione delle Conferenze Episcopali della Comunità europea (Comece) indica all’Europa per raggiungere la vera pace. Lo fa attraverso il documento Promuovere la pace nel mondo, vocazione dell’Europa che i vescovi hanno presentato martedì a Bruxelles “per aiutare i politici nell’elaborazione delle raccomandazioni finali in materia di pace e di sicurezza” che sono all’ordine del giorno del Consiglio europeo di fine giugno.
Il primo compito di un’autentica politica di pace europea – si legge nel testo riportato in stralci da L’Osservatore Romano – deve consistere nella prevenzione e nella trasformazione dei conflitti violenti con gli strumenti della giustizia, senza trascurare la dimensione del progetto di integrazione europea in materia di sicurezza e di difesa comuni, parallelamente agli sforzi da compiere per creare le condizioni di un disarmo anche nucleare in Europa e nel mondo.
La nuova strategia globale in materia di politica estera e sicurezza non potrà prescindere dal fatto che l’Unione europea è un progetto di pace: per “essere all’altezza della sua vocazione — affermano i presuli — essa deve rafforzare i legami tra strumenti di politica interna ed estera e raggiungere maggiore coerenza e omogeneità, coordinando orientamenti politici e risorse economiche”. Secondo i vescovi della Comece, “la politica europea deve prevenire e consolidare la pace trasformando i germi di un conflitto potenzialmente violento in un confronto sostenibile”, evitando il ricorso alla forza.
Nel caso del fondamentalismo, è necessario “tagliare i flussi finanziari internazionali destinati a fini terroristici», migliorare informazione e cooperazione tra i 28 membri e i Paesi terzi, “affrontare le radici sociali, politiche e religiose della radicalizzazione, soprattutto tra i giovani”, sostenere il ruolo dei capi religiosi.
Proprio questo è il primo pilastro che dovrà reggere la strategia dell’Ue per la sicurezza e la difesa. Il secondo è la giustizia: ogni aspetto della crisi mondiale – sottolinea la Comece – deve essere tenuto in conto e “sviluppo umano, socioeconomico e ambientale devono essere promossi in quanto vettori indispensabili della pace”.
Terzo pilastro è dunque la sicurezza: a riguardo i presuli chiedono un “approfondimento della dimensione della difesa e della sicurezza comuni” propria del progetto europeo, rispetto alla quale gli Stati dovranno essere lasciati liberi di aderire o meno. Qualsiasi “intensificazione della cooperazione europea” in questo ambito – si legge nel documento – dovrà rispettare il diritto internazionale e le sue istituzioni e “non dovrà alimentare una dinamica dell’armamento”.