Come le aquile, la Chiesa Cattolica ha la capacità di rinnovarsi, ringiovanire e sfidare l’usura del tempo. Con questa metafora, ripresa dai Salmi (Sal 103,5) e da Sant’Ambrogio, il cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha introdotto la sua presentazione della lettera Iuvenescit Ecclesia.
Indirizzato ai vescovi di tutto il mondo, sul tema della relazione tra doni gerarchici e carismatici per la vita e la missione della Chiesa, il documento è realizzato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede ed è stato presentato stamattina alla Sala Stampa della Santa Sede.
Come osservato dal porporato tedesco, sulla scia di Ambrogio, il primo a rinnovare la sua gioventù è proprio Gesù Cristo “risorgendo dalla morte”.
Ai giorni nostri, è papa Francesco a ricordarci che “la novità del Vangelo, è una novità nella stessa legge insita nella storia della salvezza. E si tratta di una novità che va oltre le nostre persone e rinnova le strutture”.
Poco più di cinquant’anni fa, il Concilio Vaticano II ha affermato una Chiesa arricchita dallo Spirito Santo con “doni gerarchici e carismatici” (Lumen gentium 4) e, come dimostra la stagione post-conciliare, “abbiamo assistito ad un fiorire inatteso e dirompente di tante di queste realtà, favorendo anche il diffondersi di una riflessione sui carismi, come mai vi è stata prima nella storia della Chiesa”, ha sottolineato il cardinale Müller.
Il testo appena pubblicato è frutto di un lungo discernimento, iniziato nel 2000, ed evitando “ogni sterile contrapposizione o giustapposizione”, propone una “ordinata comunione, relazione e sinergia” tra le due componenti carismatica e gerarchica, limitandosi però ad uno ‘sguardo teologico’ ed evitando di “entrare troppo nelle numerose questioni pastorali e pratiche che spesso sono sorte”.
Gerarchia e carismi, dunque, sono “coessenziali” alla Chiesa, ha proseguito Müller, prendendo tuttavia atto che “a motivo della nativa fragilità umana – e delle inevitabili infedeltà ai piani di Dio che ne seguono – di fatto la naturale tensione dialogica fra questi doni, si sia spesso trasformata, e possa sempre trasformarsi, in dialettica”.
Richiamandosi ancora al Vaticano II, il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede ha rilevato come nella “feconda stagione” post-conciliare “nei fatti è stato proprio il Successore di Pietro a favorire una comunicazione e comunione fra doni gerarchici e carismatici a livello della Chiesa universale, valorizzando la diffusione missionaria dei movimenti e delle nuove comunità ecclesiali all’interno delle diverse Chiese particolari, specialmente in quelle che necessitavano di una nuova evangelizzazione”.
Tale fenomeno potrebbe “profeticamente illuminarci anche sulla prospettiva e sulle modalità con cui attuare – dalle periferie al centro e viceversa – il tanto auspicato rinnovamento sinodale verso cui in continuazione ci invita Papa Francesco”, ha affermato il cardinale Müller.
In conclusione il porporato si è soffermato sull’immagine evangelica del ‘giovane dalla veste bianca’ (cfr. Mc 16,55 ss). “In questa figura di giovane, mi piace intravedere il volto più vero della Chiesa, capace di rinnovarsi e ringiovanire sempre, pur in mezzo alle prove e alle intemperie della storia, per annunciare a tutti gli uomini la buona notizia – Gesù è risorto! – ed invitarli così a non aver paura, perché Lui è più forte del male e della morte”, ha detto il prefetto dell’ex Sant’Uffizio.
Anche il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione dei Vescovi, ha presentato la Iuvenescit Ecclesia come una sistematizzazione di molte delle istanze del concilio Ecumenico Vaticano II ed in particolare della Lumen Gentium.
“Le missioni di Cristo quale Verbo incarnato e dello Spirito Santo, quale suo prolungamento ecclesiale, sono dunque complementari ed inseparabili come lo sono i doni gerarchici e carismatici nell’edificare la Chiesa, Corpo di Cristo”, ha dichiarato il porporato canadese.
Una particolare attenzione è stata riservata dal cardinale Ouellet alla vita consacrata come “dimensione carismatica” della Chiesa, in grado di rispondere – come aveva intuito già San Giovanni Paolo II – “alla sfida di una nuova evangelizzazione delle società secolarizzate”, anche per il suo “servizio sociale nella comunità” e il suo valore di “testimonianza radicale resa all’Amore gratuito di Dio”.
Nonostante le “tensioni” inerenti all’integrazione tra la nuova “stagione missionaria” e l’apertura al dialogo ecumenico ed interreligioso, secondo il prefetto della Congregazione dei Vescovi “ i frutti sono di gran lunga superiori alle difficoltà; tra di essi spicca il riconoscimento irreversibile della rilevanza ecclesiale dei carismi e, di conseguenza, la promozione di nuovi rapporti tra soggetti di doni gerarchici e carismatici per la vita e la missione della Chiesa”, ha quindi concluso Ouellet.
Da parte sua, monsignor Piero Coda, membro della Commissione Teologica Internazionale, ha evidenziato alcuni spunti emersi dal pensiero di grandi figure spirituali a cavallo tra XX e XXI secolo. Nel 1998, ad esempio, l’allora cardinal Ratzinger parlò di continue “nuove irruzioni dello Spirito Santo che rendono sempre viva e nuova la struttura della Chiesa” ed assicurano “vitalità e verità spirituali alle Chiese locali”.
Significativa e sorprendente la profezia di don Divo Barsotti (1914-2006), secondo il quale un movimento di evangelizzazione coerente con le sfide di oggi sarebbe dovuto “sorgere dai laici”, così come laici furono, rispettivamente nel VI e nel XIII secolo San Benedetto e San Francesco, coloro che hanno ispirato i nomi degli ultimi due pontefici: Benedetto XVI e Francesco, infatti, secondo il teologo piemontese, “sono forse segni di un’inedita e promettente presa di coscienza – sin dai vertici della Chiesa – della reciprocità tra doni gerarchici e doni carismatici”.
Ha chiuso il ciclo di interventi, la professoressa María del Carmen Aparicio Valls, docente alla Facoltà di Teologia della Pontificia Università Gregoriana, che parlando della realtà dell’Istituzione Teresiana, di cui lei stessa è membro, ha sottolineato una serie di obiettivi fondamentali comuni ai carismi di oggi: vivere una missione fondata su “comunione”, “apertura allo Spirito” e “discernimento”.
Una Chiesa sempre giovane… pronta a volare come un’aquila
Illustrando la lettera Iuvenescit Ecclesia, i cardinali Müller e Oullet evidenziano la continuità del nuovo documento con il Vaticano II e con il magistero degli ultimi tre papi