Pregare per chi ci fa del male cambierà il cuore dei nostri nemici e ci renderà “più figli del Padre”. Lo ha detto papa Francesco durante l’omelia del mattino alla Casa Santa Marta, meditando sul Vangelo odierno, in cui Gesù esorta i discepoli a tendere alla perfezione di Dio che “fa sorgere i suo sole sui cattivi e sui buoni”.
È una Parola, quella di oggi, che contrappone due modi di intendere la legge di Dio: da un lato, un arido elenco di diritti e doveri, dall’altro il comandamento dell’amore per il Padre, per i fratelli e finanche per i nemici.
Nel Vangelo odierno, c’è tutta la dialettica tra Gesù e i dottori della legge, tra la presentazione “schematica” della legge da parte di questi ultimi e la “pienezza” che il Signore sta compiendo. Non è un caso, poi, ha aggiunto il Papa, “la spiegazione della Legge in quel tempo, era in crisi”, in quanto “troppo teorica, casistica”, priva del “cuore proprio della Legge”, ovvero “l’amore di Dio”.
Se è vero che il “Comandamento più grande” è “amare Dio con tutto il cuore, con tutte le tue forze, con tutta l’anima, e il prossimo come te stesso”, i Dottori non erano in grado di spiegarlo e si limitavano ad affrontare i singoli casi: “ma si può fare questo? Fino a che punto si può fare questo? E se non si può?”. Gesù, al contrario, “riprende il vero senso della Legge per portarlo alla sua pienezza”.
Ad esempio, il quinto Comandamento – Non uccidere – ha ricordato Francesco, significa anche non insultare il fratello ed esprimere un amore “più generoso della Legge”, nel mantello aggiunto in dono a chi aveva chiesto un vestito.
Non basta, ha aggiunto il Pontefice, “il compimento della Legge”; è necessario “un lavoro di guarigione del cuore”, dopo la ferita del “peccato originale”, al fine di diventare “perfetti come è perfetto il Padre Vostro Celeste”, di diventare “figli come il Padre”.
Gesù ci ricorda: “Avete inteso che fu detto: ‘Amerai il tuo prossimo’ e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano”. Si tratta dell’“ultimo scalino”, il “più difficile”, del cammino cristiano.
Dio ci chiede un esame di coscienza e a Lui dobbiamo chiedere una grazia: “pregare per i nemici, pregare per quelli che ci vogliono male, che non ci vogliono bene”, che “ci fanno del male, che ci perseguitano”. E questa preghiera ha il potere di produrre due effetti: farà “migliorare” il nostro nemico e renderà coloro che pregano “più figli del Padre”, ha poi concluso il Papa.
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Santa Marta: “Pregare per i nemici ci rende più figli del Padre”
Durante l’omelia del mattino, papa Francesco spiega qual è il vero compimento della Legge di Dio: non adempiere un arido elenco di obblighi ma amare come ama Gesù