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Non resistere alla violenza

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Mt 5,38-42

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Lettura
Il brano odierno si apre con il richiamo di una norma dell’antico ordinamento giuridico (Es 21,23-25) per limitare gli abusi della vendetta. Secondo la “legge del taglione”, la misura della punizione doveva essere pari alla misura del danno. Gesù corregge una mentalità giuridica e senza cuore. Dice che bisogna disarmare il male con la forza dell’amore.
Meditazione
Di fronte alle sempre più incalzanti notizie di violenza, di delitti efferati, di crudeltà inimmaginabili, le parole di Gesù sembrano follia o quantomeno provocatorie. Com’è possibile, infatti, offrire il secondo figlio al delinquente che abbia ucciso il primo? Com’è possibile perdonare, di fronte alla criminalità che sta crescendo in maniera esponenziale, nonostante gli sforzi delle forze dell’ordine? Com’è possibile giustificare il delinquente solo perché ha agito sotto l’effetto della droga, dell’alcool, della gelosia, ecc.? Sono solo alcune delle infinite domande che la gente si pone di fronte ad una società che va sempre più alla deriva ed è ogni giorno più violenta. C’è chi invoca leggi più severe e, con ragione, chiede che siano soprattutto applicate bene, correttamente, con l’intento di restituire alla società un galantuomo al posto di un delinquente. Reintegrarlo e inserire il malavitoso: sono parole facili per operazioni molto difficili. Anch’io mi disarmo e non so quali risposte dare di fronte alla gente che chiede più giustizia, più rigore, più rispetto, leggi meno permissive… Nonostante tutto, devo stare dalla parte di Gesù e, sulla sua parola “gettare le reti”. Questo per me è un grande atto non solo di fede, ma anche di carità e di eroica speranza. Chi può porgere in spirito evangelico l’altra guancia, non per questo deve essere uno spirito arrendevole e tantomeno pusillanime; lo può fare solo chi ama. Anche Gesù si è sdegnato contro i mercanti del tempio e ha scaraventato a terra i banchetti dei cambiavalute. Lui ci chiede una grande cosa: amare anche il delinquente e domandarsi per quali motivi lo sia diventato, da quale famiglia provenga, quale educazione abbia seguito, quali sventure la vita non gli abbia risparmiato… In concreto, devo mettere in pratica le parole di Gesù che mi chiede di sostituire alla violenza fisica la forza della soavità e della mitezza. «La pace è ordine vivificato ed integrato dall’amore» (Benedetto XVI). Di fronte al male e al desiderio di vendetta, san Paolo esorta a non ricambiare con la stessa moneta: «Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene» (Rm 12,21).
Preghiera
Gesù, tu hai detto di imparare da te che sei mite e umile di cuore. Aiutami, con la tua grazia, a vincere con coraggio le forze del male che mi spingono a ripagare con la stessa moneta le offese e i torti ricevuti.
Agire
Oggi, in modo particolare, voglio essere buono e mite con tutti, perdonando con generosità ogni offesa.
Meditazione del giorno a cura mons. Alberto Maria Careggio, vescovo emerito di Ventimiglia – San Remo, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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