Papa Francesco ha ricevuto ieri mattina in Vaticano Lidia Guerrero, madre di Víctor Hugo Saldaño, unico argentino nel corridoio della morte in Texas, dal 1996, anno della sua prima condanna alla pena capitale con l’accusa di aver derubato e assassinato un uomo, Paul King, nel 1995.
Nel 2002 la Suprema Corte degli Stati Uniti aveva dichiarato nulla la prima condanna per discriminazione razziale. In quell’occasione, infatti, fu chiamato a deporre uno psicologo che presentò alla corte 24 ragioni per cui Victor sarebbe stato pericoloso in futuro, tra queste anche la razza. La Corte Usa aveva pertanto obbligato il Texas a svolgere un nuovo processo valido e rinviato il caso alla Texas Court of Criminal Appeals per valutare se l’etnicità del giovane avesse giocato a favore della pena capitale. Un fattore che nel 2004 una seconda giuria ha trovato infondato.
Nel 2005, durante un secondo processo, Saldaño fu condannato nuovamente a morte. Condanna assolutamente invalida a giudizio dei suoi avvocati, Juan Carlos Vega e Juan Pablo Cafiero, che da vent’anni seguono il caso e che sono stati ricevuti anch’essi dal Papa, come confermato dalla Sala Stampa vaticana.
Invalida per evidente “incompetenza processuale” dell’imputato che ha subito una ‘degradazione mentale’ dopo aver trascorso nove anni nel braccio della morte, hanno assicurato. “L’incompetenza processuale si denota nella incapacità di difendersi e di collaborare con la difesa. Per cui il secondo giudizio è nullo come il primo”.
Dopo l’incontro di ieri con il Pontefice, Lidia Guerrero ha riferito ai media in una conferenza stampa che “il Papa mi ha assicurato di pregare per mio figlio e che lo porta nel suo cuore e nella sua mente”. Francesco – ha aggiunto la donna – “è stato molto gentile, ha espresso anche delle sue osservazioni sul caso che già conosceva. Sono stata ricevuta con tanto amore. Mi ha lasciato dire tutto quello che volevo”.
“Il Papa – ha proseguito la madre di Saldaño – ha davvero a cuore il caso di mio figlio, prega per lui e non ho dubbi che farà tutto il possibile. Già ha fatto tutto il possibile… La situazione di mio figlio è drammatica, in tre occasioni lui ha chiesto di essere ucciso, perché sta vivendo una vita che nessuno merita di vivere, torturato psicologicamente”.
Nel 2002 la Suprema Corte degli Stati Uniti aveva dichiarato nulla la prima condanna per discriminazione razziale. In quell’occasione, infatti, fu chiamato a deporre uno psicologo che presentò alla corte 24 ragioni per cui Victor sarebbe stato pericoloso in futuro, tra queste anche la razza. La Corte Usa aveva pertanto obbligato il Texas a svolgere un nuovo processo valido e rinviato il caso alla Texas Court of Criminal Appeals per valutare se l’etnicità del giovane avesse giocato a favore della pena capitale. Un fattore che nel 2004 una seconda giuria ha trovato infondato.
Nel 2005, durante un secondo processo, Saldaño fu condannato nuovamente a morte. Condanna assolutamente invalida a giudizio dei suoi avvocati, Juan Carlos Vega e Juan Pablo Cafiero, che da vent’anni seguono il caso e che sono stati ricevuti anch’essi dal Papa, come confermato dalla Sala Stampa vaticana.
Invalida per evidente “incompetenza processuale” dell’imputato che ha subito una ‘degradazione mentale’ dopo aver trascorso nove anni nel braccio della morte, hanno assicurato. “L’incompetenza processuale si denota nella incapacità di difendersi e di collaborare con la difesa. Per cui il secondo giudizio è nullo come il primo”.
Dopo l’incontro di ieri con il Pontefice, Lidia Guerrero ha riferito ai media in una conferenza stampa che “il Papa mi ha assicurato di pregare per mio figlio e che lo porta nel suo cuore e nella sua mente”. Francesco – ha aggiunto la donna – “è stato molto gentile, ha espresso anche delle sue osservazioni sul caso che già conosceva. Sono stata ricevuta con tanto amore. Mi ha lasciato dire tutto quello che volevo”.
“Il Papa – ha proseguito la madre di Saldaño – ha davvero a cuore il caso di mio figlio, prega per lui e non ho dubbi che farà tutto il possibile. Già ha fatto tutto il possibile… La situazione di mio figlio è drammatica, in tre occasioni lui ha chiesto di essere ucciso, perché sta vivendo una vita che nessuno merita di vivere, torturato psicologicamente”.