Il film “L’uomo che vide l’infinito” è la storia vera di un matematico indiano dotato di un’intelligenza straordinaria, Srinavasa Ramanujan, e della sua lotta per mostrare al mondo le sue brillanti intuizioni, grazie alle quali oggi è annoverato tra le menti più geniali nella storia di questa disciplina; ma è anche è la storia vera di un’amicizia che ha cambiato per sempre il modo di concepire e applicare gli studi matematici alle altre scienze.
Ramanujan è un uomo profondamente religioso e incredibilmente geniale, che riesce a percepire il mondo sotto forma di intuizioni divine comprensibili grazie a schemi matematici. In lui scienza e fede si conciliano in modo quasi perfetto. Ma è anche un uomo sensibile alle relazioni umane, rispettoso delle proprie origini e tradizioni e molto attaccato ai propri affetti, nonostante sia dolorosamente costretto a privarsene e sacrificarli per amore dello studio della matematica. Da lui lo scettico professor Hardy impara molto più che delle teorie matematiche prima di allora impensabili.
Il regista Mattew Brown ha trovato un modo molto poetico per raccontare una teoria matematica e la storia della mente che la partorì. La sceneggiatura è sicuramente il punto di forza di questo film in realtà molto semplice e interamente girato all’interno degli ambienti del Trinity College di Cambridge Ma è possibile raccontare la storia di un genio della matematica e dell’importanza delle sue scoperte in modo poetico e non patetico?
Matthew Brown, autore e direttore de “L’uomo che vide l’infinito” ci è riuscito e dopo il suo film anche coloro che possiedono un animo profondamente umanista potranno cambiare opinione sull’aridità dello studio delle scienze matematiche. Il film racconta la storia del matematico indiano Srinavasa Ramanujan e della sua amicizia e collaborazione scientifica con il professore inglese G.H. Hardy. Di lui è stato detto che “I suoi balzi di intuizione confondono i matematici ancor oggi, sette decenni dopo la sua morte.
I suoi scritti sono ancora scandagliati per i loro segreti. I suoi teoremi sono applicati oggi in aree difficilmente immaginabili quando era in vita”. Eppure Hardy definì gli anni di studio e di ricerca al fianco di Ramanujan come “l’unico episodio romantico della mia vita”.
Questo perché ogni aspetto nella storia vera di questo matematico indiano riporta ad un livello di conoscenza che va al di là del puro studio scientifico e si spinge fino al confine degli aspetti più metafisici della realtà.
Ispirato alla biografia “L’uomo che vide l’infinito – La vita breve di Srinivasa Ramanujan”, genio della matematica scritta da Robert Kanigel nel 1991, il film racconta la storia di questo studioso a partire dal 1913. Ramanujan (Dev Patel, già eccezionale interprete di The milionaire) è un venticinquenne, impiegato spedizioniere e genio autodidatta ossessionato dallo studio della matematica.
Consapevole del suo eccezionale talento, Ramanujan trascrive le sue innovative quanto complesse teorie matematiche su un quaderno che mostra a diversi studiosi in India i quali faticano a comprenderne la portata.
Dopo diversi rifiuti nel suo paese il giovane decide di inviare una lettera a G.H. Hardy (Jeremy Irons), un illustre professore di matematica presso il Trinity College a Cambridge.
Questi, superato un iniziale scetticismo, legge con attenzione le note dello sconosciuto ragazzo indiano e ne riconosce il grande potenziale. Hardy così invita Ramanujan a trasferirsi in Inghilterra, presso il Trinity College, per approfondire le sue teorie.
Ramanujan dovrà scontrarsi con un mondo assai diverso e lontano dal suo a cominciare dalle abitudini alimentari.
Eppure, nonostante le umiliazioni inflitte al suo ego, già molto sviluppato, le vessazioni e le forti discriminazioni razziali, le privazioni causate dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale e la sofferenza di trovarsi lontano dai suoi affetti più cari, in particolare dalla sua giovane moglie teneramente amata, Ramanujan persevera nel suo impegno con il suo mentore Hardy, alla ricerca di una dimostrazione scientifica alle sue straordinarie intuizioni matematiche.
Infatti il vero problema delle incredibili teorie di questo geniale ragazzo privo di istruzione era proprio la difficoltà di riuscire a provare i passaggi di formule effettivamente corrette ma incomprensibili per gli stessi studiosi dell’epoca.
“Un’equazione per me rappresenta un pensiero di Dio” spiega il giovane indiano al professore del Trinity quando questi gli chiede da dove nasca la sua incredibile conoscenza della matematica.
Tutta la storia è giocata su questa sottile linea che separa la conoscenza scientifica dall’intuizione astratta così vicina ad una conoscenza soprannaturale delle cose.
Scetticismo e fede, studio scientifico e relazioni umane sono i poli tra cui oscilla il racconto di questa amicizia che dimostra la possibilità di arrivare a comprendere la matematica anche da un punto di vista quasi teologico.
Hardy, ateo convinto, confesserà al suo amico malato e ormai collega a lui pari, Ramanujan, di non poter credere in nulla che non sia dimostrabile: “Allora non puoi credere a me” gli risponderà il giovane indiano.
L’uomo che vide l’infinito è la storia di un’improbabile amicizia tra due personaggi quasi all’opposto che porta alla scoperta straordinaria che ogni cosa nel mondo possiede in se stessa un proprio schema matematico dimostrabile scientificamente e al tempo stesso comprensibile solo grazie ad un’intuizione divina.
Titolo Originale: The man who knew infinity
Paese: Regno Unito
Anno: 2015
Regia: Matthew Brown
Sceneggiatura: Matthew Brown
Produzione: Firecracker Entertainment
Durata: 108
Interpreti: Dev Patel, Jeremy Irons, toby Jones, Devika Bhise
per ogni approfondimento: http://www.familycinematv.it/
L’uomo che vide l’infinito
Il film racconta la vera storia di un matematico indiano e dell’amicizia tra un credente e un ateo che ha cambiato per sempre il modo di applicare gli studi matematici alle altre scienze