Il 1° giugno scorso la Comunità del PIME di Trentola Ducenta, diocesi di Aversa e provincia di Caserta, ha vissuto un momento di grande spirito missionario accogliendo 110 Direttori Nazionali delle Pontificie Opere Missionarie (POM) venuti a pregare sulla tomba del beato Padre Paolo Manna del PIME fondatore della Pontificia Unione Missionaria nel 1916.
Erano guidati dal Presidente Generale delle POM e dal Segretario aggiunto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Il pellegrinaggio era stato organizzato dal Segretario Generale della Pontificia Unione Missionaria P. Maurizio Meroni del PIME.
Vogliamo qui ricordare brevemente la storia della Pontificia Unione Missionaria. Le sue radici sono in una riflessione che nel 1908 il Padre Paolo Manna, missionario del PIME in Birmania (oggi Myanmar), malato in cura a casa del fratello medico a Bagnoli (Napoli), pensando alla sua missione e osservando la ricchezza di vocazioni nella Chiese locali dove si trovava, si chiedeva: “perché il mondo cristiano deve ignorare l’opera massima della Chiesa? E soprattutto, perché tanta ignoranza del problema e tanto disinteresse dei sacerdoti?…Perché… la grande opera che Dio si attende dalla sua Chiesa deve essere il cruccio solamente di un pugno d’uomini poveri e dimenticati?…” (Paolo Manna, Il cammino d’ un’idea, manoscritto inedito).
Occorreva una proposta seria per coinvolgere vescovi e clero nell’evangelizzazione dei non cristiani. Padre Paolo Manna s’accinse a farlo preparando, nei mesi di maggio e giugno 1915, il programma e gli Statuti di quella che sarà l’Unione Missionaria del Clero.
Il 15 febbraio 1915 andò a Parma per chiedere consiglio sulla nuova fondazione a mons. Guido Maria Conforti, vescovo di Parma e fondatore dei missionari Saveriani.
Il 24 aprile 1916 Mons. Conforti andò a Roma e fu ricevuto in udienza privata da Papa Benedetto XV. Alcuni giorni dopo scrisse a Padre Manna: “Intuita immediatamente l’importanza del piano», il Papa non si limitò “a benedire le intenzioni e incoraggiare i propositi”, ma volle rendersi conto della progettata Unione e del suo spirito informatore.
Il 31 ottobre 1916 il Prefetto della Congregazione De Propaganda Fide, card. Domenico Serafini, dà notizia dell’approvazione pontificia scrivendo: “Sua Santità nell’udienza del 23 corrente si è degnato di mostrare il suo alto compiacimento per tale opportuna proposta (Unione Missionaria del Clero), diretta a favorire l’opera dell’apostolato che a Lui è sì a cuore, e nutre speranza che possa, con l’aiuto di Dio e il favore dei vescovi, trovare largo consenso nel clero e nei fedeli d’Italia”.
Nel gennaio 1917, ad insaputa degli stessi interessati, in Acta Apostolicae Sedis veniva pubblicato il Rescritto di approvazione dell’Unione Missionaria del Clero.
Papa Benedetto XV nell’enciclica missionaria Maximum Illud del 1919, parla dell’Unione da poco fondata e si esprime così: “È necessario che voi, venerabili Fratelli, organizziate in modo del tutto speciale il vostro clero in ordine alle missioni. A questo scopo sappiate che è Nostro desiderio che sia istituita in tutte le diocesi dell’orbe cattolico la pia associazione chiamata Unione Missionaria del Clero…” (Benedetto XV, Maximum Illud, n. 118).
Pio XII volle manifestare a Padre Manna il suo apprezzamento per quanto aveva fatto al Segretariato Internazionale dell’Unione Missionaria del Clero con una lettera autografa nella quale, ringraziandolo per il tanto bene fatto alla causa missionaria, definiva l’Unione Missionaria del Clero “la gemma della tua vita sacerdotale”.
Paolo VI nel 1956 definì l’Unione “pontificia” assieme alle altre tre Opere Missionarie.
San Giovanni Paolo II sulla tomba del Padre Manna
Giovanni Paolo II il 13 novembre 1990 venne pellegrino sulla tomba di Padre Manna in quello che era stato il Seminario Missionario Meridionale, fondato da lui nel 1921 e frutto del I Congresso Internazionale della Pontificia Unione Missionaria. Dopo un lungo e intenso momento di preghiera, Giovanni Paolo II improvvisava questa riflessione: “Qui siamo davanti alla tomba di un sacerdote che ha dato con la sua vita e la sua opera una espressione specifica di questa missionarietà della Chiesa universale e, in modo particolare, della Chiesa italiana. Per questo tutta la Chiesa, specialmente quella italiana, è diventata debitrice di questo grande sacerdote… Viene spontanea la preghiera perché si realizzi sempre più la missionarietà della Chiesa attraverso le diverse vocazioni missionarie, che sono necessarie e tanto attese nel mondo. Oggi si vede, forse più che mai, che la messe è pronta. E si vede anche che gli operai non sono sufficienti…”. Il 4 novembre 2001, in Piazza San Pietro, Giovanni Paolo II proclamò Beato il Padre Paolo Manna.
Pontificie Opere Missionarie
Cent'anni della Pontificia Unione Missionaria
Il 1° giugno scorso, 110 direttori nazionali delle Pontificie Opere Missionarie in Pellegrinaggio al PIME di Trentola Ducenta sulla tomba del Beato Paolo Manna