Si intitola “Gli Invisibili” ed è un film, in uscita il 15 giugno nelle sale italiane, che vuole dar voce a tutti i senza dimora che affollano ogni giorno di più le strade delle città del mondo. Protagonista è l’attore Richard Gere che ieri è arrivato in Italia per presentare la pellicola in un’esclusiva anteprima svoltasi non in un cinema, bensì nella sala della mensa della Comunità di Sant’Egidio, a Roma. Nel pubblico, oltre a un folto gruppo di giornalisti, anche una quarantina di clochard con i volontari che li assistono quotidianamente.
Prima della première il celebre attore americano nel pomeriggio si è recato negli studi di Tv2000 per girare uno spot promozionale per la campagna ‘Homeless Zero’ promossa dalla Fiopsd, Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora. “Una delle cose più interessanti del film, e del suo titolo ‘Gli invisibili’ – ha detto Gere, in un’intervista realizzata per il Tg2000 – è cercare di penetrare l’interiorità di queste persone, di chi è appunto invisibile. Ma la realtà è che la gente ti vede ma ti evita, ha quasi paura di te. Gli invisibili sono come un ‘buco nero’ e la gente ha paura di essere risucchiata. Questa condizione di vita, a un livello più profondo, ci ricorda che in fondo siamo tutti vicini, viviamo le stesse cose”.
“Vivere una situazione come quella del personaggio che interpreto nel film non è così improbabile – ha aggiunto il divo di Hollywood – potrebbe accadere a ciascuno di noi. Tra Roma e New York non ci sono differenze. In questi giorni, infatti, girando per le strade di Roma vedo praticamente le stesse cose”.
La risposta alla solitudine di queste persone, ha aggiunto Richard Gere, è “sicuramente l’amore: prenderci cura del prossimo e, al di là delle frasi fatte, pensare a chi è meno fortunato di noi con il cuore. Magari dare loro un tetto. Ma dove? Come? Lo so che non è una cosa semplice dare un letto e una casa a qualcuno. Ma forse c’è un luogo di cui davvero possediamo le chiavi: il nostro cuore”. “Aprire il nostro cuore – ha spiegato – è fare in modo che sia di tutti, che lo sia davvero. È la personalità umana che aprendosi da singolo crea comunità. A volte tra le persone basta guardarsi negli occhi o scambiarsi un abbraccio per creare vera empatia, comprensione e compassione del prossimo. Dovrebbe essere proprio questo il nostro vero scopo, anche dell’anima”.
Richard Gere, che nella sua vita si è avvicinato al buddismo, ha infine parlato anche di Papa Francesco e del Dalai Lama affermando che nonostante le “diversità” nella “visione della realtà e delle coscienze” cristianesimo e buddismo hanno una similare “visione di amore e compassione”.
Lo stesso concetto, l’artista lo ha ripreso nel suo intervento serale nella Comunità di Sant’Egidio. “Una volta – ha raccontato – ero in auto con il Dalai Lama che ha l’abitudine di guardare fuori dal finestrino per vedere se c’è qualcuno che soffre. Passando, vide un senzatetto e fece fermare la macchina, rimase lì a pregare con lui per alcuni minuti. Questa è una cosa che, secondo me, lo accomuna anche a Papa Francesco: persone di quella statura, persone così grandi… Ormai, per loro non c’è più nessuna differenza tra loro e tutti gli altri: loro sono me, loro sono te. Veramente loro abbracciano tutti, in questo enorme abbraccio inclusivo, fatto di amore e di compassione. E a quel livello, che tu sia cattivo o sia buono, loro non vedono differenze, ma davvero abbracciano tutti nella stessa maniera!”
In particolare, parlando del Papa, Gere ha espresso la sua ammirazione per il grande lavoro a favore delle persone invisibili, dei rifugiati, degli immigrati. “So che sta già facendo tanto”, ha detto. Ha poi raccontato cosa abbia significato per lui girare questo film in una città come New York, dove i senzatetto sono 60 mila. “Io mi sono trovato lì, nelle strade della Grande Mela, è scattato un qualcosa”, ha spiegato, “lì ho sentito veramente un impegno forte, ho cominciato ad avere la percezione di come veramente ci si possa sentire ad essere ‘invisibili’ e ho sentito che la differenza tra l’essere una persona integrata nella società e invece l’essere dall’altra parte, perdere tutto e diventare invisibili, è veramente piccolissima. Ho capito l’estrema vulnerabilità di ciascuno di noi che potrebbe trovarsi in poco tempo a vivere sulla strada e diventare invisibile”.
Per questo motivo il divo hollywoodiano ha proseguito il suo tour in Italia recandosi oggi nell’Hotspot di Lampedusa, che ospita centinaia di migranti. Con loro e con gli operatori del centro Gere, arrivato alle 12.30, ha pranzato, scherzato e dialogato, intrattenendosi per circa 2 ore. Domani l’attore sarà a Taormina, dove è presidente onorario del Taofilm, in programma dall’11 al 18 giugno.
Prima della première il celebre attore americano nel pomeriggio si è recato negli studi di Tv2000 per girare uno spot promozionale per la campagna ‘Homeless Zero’ promossa dalla Fiopsd, Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora. “Una delle cose più interessanti del film, e del suo titolo ‘Gli invisibili’ – ha detto Gere, in un’intervista realizzata per il Tg2000 – è cercare di penetrare l’interiorità di queste persone, di chi è appunto invisibile. Ma la realtà è che la gente ti vede ma ti evita, ha quasi paura di te. Gli invisibili sono come un ‘buco nero’ e la gente ha paura di essere risucchiata. Questa condizione di vita, a un livello più profondo, ci ricorda che in fondo siamo tutti vicini, viviamo le stesse cose”.
“Vivere una situazione come quella del personaggio che interpreto nel film non è così improbabile – ha aggiunto il divo di Hollywood – potrebbe accadere a ciascuno di noi. Tra Roma e New York non ci sono differenze. In questi giorni, infatti, girando per le strade di Roma vedo praticamente le stesse cose”.
La risposta alla solitudine di queste persone, ha aggiunto Richard Gere, è “sicuramente l’amore: prenderci cura del prossimo e, al di là delle frasi fatte, pensare a chi è meno fortunato di noi con il cuore. Magari dare loro un tetto. Ma dove? Come? Lo so che non è una cosa semplice dare un letto e una casa a qualcuno. Ma forse c’è un luogo di cui davvero possediamo le chiavi: il nostro cuore”. “Aprire il nostro cuore – ha spiegato – è fare in modo che sia di tutti, che lo sia davvero. È la personalità umana che aprendosi da singolo crea comunità. A volte tra le persone basta guardarsi negli occhi o scambiarsi un abbraccio per creare vera empatia, comprensione e compassione del prossimo. Dovrebbe essere proprio questo il nostro vero scopo, anche dell’anima”.
Richard Gere, che nella sua vita si è avvicinato al buddismo, ha infine parlato anche di Papa Francesco e del Dalai Lama affermando che nonostante le “diversità” nella “visione della realtà e delle coscienze” cristianesimo e buddismo hanno una similare “visione di amore e compassione”.
Lo stesso concetto, l’artista lo ha ripreso nel suo intervento serale nella Comunità di Sant’Egidio. “Una volta – ha raccontato – ero in auto con il Dalai Lama che ha l’abitudine di guardare fuori dal finestrino per vedere se c’è qualcuno che soffre. Passando, vide un senzatetto e fece fermare la macchina, rimase lì a pregare con lui per alcuni minuti. Questa è una cosa che, secondo me, lo accomuna anche a Papa Francesco: persone di quella statura, persone così grandi… Ormai, per loro non c’è più nessuna differenza tra loro e tutti gli altri: loro sono me, loro sono te. Veramente loro abbracciano tutti, in questo enorme abbraccio inclusivo, fatto di amore e di compassione. E a quel livello, che tu sia cattivo o sia buono, loro non vedono differenze, ma davvero abbracciano tutti nella stessa maniera!”
In particolare, parlando del Papa, Gere ha espresso la sua ammirazione per il grande lavoro a favore delle persone invisibili, dei rifugiati, degli immigrati. “So che sta già facendo tanto”, ha detto. Ha poi raccontato cosa abbia significato per lui girare questo film in una città come New York, dove i senzatetto sono 60 mila. “Io mi sono trovato lì, nelle strade della Grande Mela, è scattato un qualcosa”, ha spiegato, “lì ho sentito veramente un impegno forte, ho cominciato ad avere la percezione di come veramente ci si possa sentire ad essere ‘invisibili’ e ho sentito che la differenza tra l’essere una persona integrata nella società e invece l’essere dall’altra parte, perdere tutto e diventare invisibili, è veramente piccolissima. Ho capito l’estrema vulnerabilità di ciascuno di noi che potrebbe trovarsi in poco tempo a vivere sulla strada e diventare invisibile”.
Per questo motivo il divo hollywoodiano ha proseguito il suo tour in Italia recandosi oggi nell’Hotspot di Lampedusa, che ospita centinaia di migranti. Con loro e con gli operatori del centro Gere, arrivato alle 12.30, ha pranzato, scherzato e dialogato, intrattenendosi per circa 2 ore. Domani l’attore sarà a Taormina, dove è presidente onorario del Taofilm, in programma dall’11 al 18 giugno.