Ut unum sint. L’anelito del Signore affinché “tutti siano una cosa sola” è stata la traccia che ha guidato il cammino ecumenico compiuto congiuntamente da Chiesa cattolica e Chiese Riformate in questi decenni. Ne è esempio l’udienza di oggi una delegazione della Comunione mondiale delle Chiese riformate (WCRC) al Papa, a 10 anni dalla visita a Benedetto XVI, quale “esempio tangibile di avanzamento verso il traguardo dell’unità dei cristiani”.
“Il nostro incontro odierno è un ulteriore passo del cammino che caratterizza il movimento ecumenico; cammino benedetto e gravido di speranza, lungo il quale cerchiamo di vivere sempre più in conformità con la preghiera del Signore”, ha detto Francesco nel suo discorso. “Oggi – ha aggiunto – dobbiamo anzitutto essere grati a Dio per la nostra fraternità ritrovata che, come ha scritto san Giovanni Paolo II, ‘non è la conseguenza di un filantropismo liberale o di un vago spirito di famiglia, ma si radica nel riconoscimento dell’unico Battesimo e nella conseguente esigenza che Dio sia glorificato nella sua opera’”.
È proprio in questa “comunione spirituale” che “cattolici e riformati possono promuovere una crescita comune per servire meglio il Signore”, afferma il Pontefice. E si rallegra della recente conclusione della quarta fase del dialogo teologico tra la Comunione Mondiale delle Chiese Riformate e il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, sul tema La giustificazione e la sacramentalità: la comunità cristiana come operatrice di giustizia.
Il rapporto finale – afferma – “ben sottolinea il legame necessario tra la giustificazione e la giustizia”. “La nostra fede in Gesù, infatt ci spinge a vivere la carità mediante gesti concreti, capaci di incidere sul nostro stile di vita, sulle relazioni e sulla realtà che ci circonda”. “In base all’accordo sulla dottrina della giustificazione, esistono molti campi in cui riformati e cattolici possono collaborare per testimoniare insieme l’amore misericordioso di Dio, vero antidoto di fronte al senso di smarrimento e all’indifferenza che sembrano circondarci”, soggiunge poi Bergoglio.
Oggi, in effetti, si sperimenta spesso una “desertificazione spirituale”; le comunità cristiane sono pertanto chiamate ad essere “anfore” che “dissetano con la speranza, presenze in grado di ispirare fraternità, incontro, solidarietà, amore genuino e disinteressato”soprattutto “là dove si vive come se Dio non esistesse”.
“Non è possibile, infatti, comunicare la fede vivendola in maniera isolata o in gruppi chiusi e separati, in una sorta di falsa autonomia e di immanentismo comunitario”, afferma il Santo Padre. Così facendo “non si riesce a rispondere alla sete di Dio che ci interpella e che emerge anche da molteplici nuove forme di religiosità” che a volte “rischiano di assecondare il ripiegamento su sé stessi e sui propri bisogni, favorendo una sorta di ‘consumismo spirituale’”.
Vi è, dunque, “urgente bisogno di un ecumenismo che, insieme allo sforzo teologico per ricomporre le controversie dottrinali tra i cristiani, promuova una comune missione di evangelizzazione e di servizio“. Indubbiamente sono già numerose le iniziative e le collaborazioni in diversi luoghi, “ma tutti possiamo fare di più, insieme” dice il Papa, “per offrire una testimonianza viva a chiunque domandi ragione della speranza che è in noi”.
Rinnovando la gratitudine per l’impegno del WCRC al servizio del Vangelo, il Pontefice esprime infine “il desiderio che questo incontro sia un segno efficace della nostra perseverante determinazione a camminare insieme nel pellegrinaggio verso la piena unità”. “Il nostro ritrovarci – conclude – possa incoraggiare tutte le comunità riformate e cattoliche a continuare a lavorare insieme per trasmettere la gioia del Vangelo agli uomini e alle donne del nostro tempo”.
Grande entusiasmo per le parole del Papa sono state espresse dal pastore Jerry Pillay, presidente della Comunione mondiale delle Chiese Riformate nella conferenza stampa tenutasi presso la Radio Vaticana, dopo l’udienza con il Papa. Pillay si è detto soddisfatto “per i passi avanti compiuti nel dialogo, e urgenza, per la situazione di indicibile ingiustizia che domina il mondo intero”. Insieme a lui erano presenti anche il pastore Chris Ferguson, segretario generale della WCRC, la pastora Dora Ace Valentin, la teologa Aruna Gnanadason, ed Eugenio Bernardini, moderatore della Tavola valdese.
Intervenuto alla conferenza anche padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana, che ha sottolineato come la visita della delegazione della Comunione mondiale sia “un altro elemento da aggiungere alla prospettiva ecumenica” del pontificato di Francesco. Lombardi ha inoltre rimarcato come l’enciclica Laudato Si’ proponga degli spunti importanti che possono costituire una base comune per un ecumenismo orientato alla giustizia.
Da parte sua Bernardini ha ribadito l’impegno ecumenico che ha portato le chiese metodiste e valdesi, la FCEI e la Comunità di Sant’Egidio a promuovere insieme il progetto dei corridoi umanitari per portare in Italia, in modo sicuro e legale, profughi provenienti dal Libano e, in prospettiva, dal Marocco e dall’Etiopia. Un progetto portato avanti nello spirito di quell’“ecumenismo della concretezza”, ha detto, “sulla cui urgenza tutti convergono”.