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La via della carità per far ripartire la crescita del mondo

La via della carità, a titolo personale e sociale, è la soluzione “rivoluzionaria” per far ripartire la crescita del mondo, economica e spirituale

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È il tempo di una grande “rivoluzione” cristiana! Bisogna dare un’anima ad un pianeta stanco e avvilito che invoca di continuo la crescita, mentre si lecca le tante ferite, figlie di egoismi e materialismi sempre di più affinati. C’è bisogno tra la gente di uomini, religiosi e laici credibili, capaci di scuotere la mente e il cuore di una società, ampia e articolata, ma spesso addormentata. Voci libere che annuncino dalla Chiesa, per la Chiesa e nella Chiesa, la forza della carità per sopperire all’assenza della fraternità personale e sociale, motore di ogni azione pubblica e privata.
Mi riferisco a modelli ancora oggi troppe volte solo annunciati che, nel solco del vangelo, accompagnati dalla dottrina sociale della Chiesa e dall’insegnamento quotidiano di Papa Francesco, sappiano alzare la tensione morale della società e facciano capire il valore straordinario della carità. Tutto questo senza essere ingabbiati in alcun contenitore sociale e politico, più o meno conosciuto, per non dover ad un certo punto bloccarsi o peggio tornare indietro. La saggezza della Parola appartiene a tutti e ognuno può, se convinto, attingere la dose che preferisce nella piena libertà di gruppo o individuale. É utile perciò che si capisca quanto la carità sia una dote nettamente legata alle virtù umane e ai veri valori sociali.
Al punto 204 della DSC ci viene infatti detto: “Tra le virtù nel loro complesso, e in particolare tra virtù, valori sociali e carità, sussiste un profondo legame, che deve essere sempre più accuratamente riconosciuto”. La carità non va perciò ristretta alla solo sfera delle relazioni di prossimità o circoscritta alle forme unicamente soggettive del darsi da fare per l’altro. Va ripensata nella sua autorevole essenza di “criterio supremo e universale dell’intera etica sociale”. È questo un concetto cristiano sovvertitore dell’apatia culturale e spirituale di un uomo che spesso non utilizza a pieno le “eccellenze” del suo modo di essere.
Leggiamo invero al punto 205: “I valori della verità, della giustizia, della libertà nascono e si sviluppano dalla sorgente interiore della carità”. Un messaggio chiaro che fa della carità un elemento centrale e indispensabile in qualsiasi attività umana, ma anche un comportamento traversale che va dall’economia, alla politica; dalla famiglia, alla comunità di appartenenza; dalle istituzioni, ai multiformi rapporti interpersonali; dall’amicizia, all’incontro quotidiano con l’altro sconosciuto e bisognevole; ecc. Così il punto 206: La carità presuppone e trascende la giustizia”.
Quest’ultima non può non trovare il suo completamento nella stessa carità. Non basta la sola giustizia a regolare i rapporti tra le persone. L’amore nella carità sana situazioni altrimenti indefinite. Interessante il punto 207: “Nessuna legislazione, nessun sistema di regole o di pattuizioni riusciranno a persuadere uomini e popoli a vivere nell’unità, nella fraternità e nella pace, nessuna argomentazione potrà superare l’appello della carità”. Viene fuori, nonostante l’ostilità apparente, l’urgenza del pensiero cristiano. Una stella polare per le soluzioni necessarie a fermare le vicende belliche e le violenze che separano gli uomini e rendono invivibile l’esistenza ad interi popoli.
Sullo sfondo quindi una carità che sia sociale e politica. Il punto 208 offre ancora in modo chiaro questo concetto di novità assoluta. “La carità sociale e politica non si esaurisce nei rapporti tra le persone, ma si dispiega nella rete in cui tali rapporti si inseriscono, che è appunto la comunità sociale e politica, e su questa interviene, mirando al bene possibile per la comunità nel suo insieme. Per tanti aspetti, il prossimo da amare si presenta « in società”. Un indirizzo evangelico forte e innovativo che ha le sue radici profonde nelle modalità individuali di vivere la meraviglia della carità.
Non si può perciò parlare di carità senza soffermarsi su alcuni suoi aspetti essenziali che interessano il singolo, come ha sottolineato in una sua omelia mons. Costantino Di Bruno. “La carità può muovere il cuore dell’uomo e quindi di una comunità, se si osserveranno due sue linee essenziali, quella del debito e della misericordia. Esiste infatti una “carità di debito” e una “carità di misericordia”. Per meglio capire il sacerdote ha citato due esempi del vecchio e nuovo testamento. Elia risuscita il figlio della vedova di Serepta per debito di carità, non era obbligato a farlo, ma l’accoglienza avuta da una donna sola, pur povera e senza alcuna ricchezza, obbligano il profeta a contraccambiare con il miracolo.
Gesù rappresenta invece la carità di misericordia. Resuscita il figlio della vedova di Naim semplicemente perché colpito dal dolore di una madre che aveva perso l’unica cosa bella posseduta al mondo. “Il Signore ne ebbe compassione”. Monsignore aggiunge: “Le opere di misericordia sono sempre proporzionate a colui che le compie.” Una grande verità evangelica, ricorda sempre il reverendo, riscontrabile nei testi di Luca e Matteo nel momento in cui una donna getta le sue due uniche monetine nel tesoro del Tempio. Una traccia comportamentale che appare anche ottocento anni prima della nascita di Cristo con Tobi, padre di Tobia.
Quest’ultimo lascia al figlio il suo testamento spirituale, prima di inviarlo per un lungo viaggio al fine di recuperare una grossa somma di denaro. Tra i consigli paterni non manca il sano suggerimento di dare sempre in proporzione a quello che si possiede realmente. Dare poco o molto, ma sempre con piena generosità, dovrà essere rapportato in ogni istante alle proprie ricchezze.
Si è poi obbligati alla carità, sottolinea mons. di Bruno, perché l’altro in difficoltà non è altro che una parte di noi stessi. “Amerai il prossimo tuo come te stesso”. La via della carità, sia a titolo personale che sociale, è la giusta soluzione “rivoluzionaria” per far ripartire la crescita del mondo, economica e spirituale. Speriamo che in tanti se accorgano e presto.

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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