È una storia d’amore quella che racconta il Papa ai circa 20mila fedeli – tra cui un gruppo dalla Cina – riuniti oggi in San Pietro per l’udienza generale del mercoledì. La storia di Dio e l’uomo, due innamorati che, come l’amato e l’amata del Cantico dei Cantici, “si incontrano, si cercano, si trovano, si celebrano e si amano”. Un amore che si riversa tutto nella Chiesa che è “famiglia di Gesù” e che la Chiesa “custodisce e vuole donare a tutti”.
Un amore solido come quello del gruppo di coppie presenti nella piazza che celebrano il 50° anniversario di matrimonio. “Quello si che è il vino buono della famiglia!” esclama Francesco a braccio, “la vostra è una testimonianza che gli sposi novelli e i giovani devono imparare. Una bella testimonianza. Grazie”.
Per la sua riflessione il Papa si sofferma poi sul primo dei miracoli di Gesù, che l’evangelista Giovanni chiama “segni”, perché “Gesù non li fece per suscitare meraviglia, ma per rivelare l’amore del Padre”. Il primo di questi segni prodigiosi si compie a Cana di Galilea, una sorta di “portale d’ingresso”, osserva il Pontefice, “in cui sono scolpite parole ed espressioni che illuminano l’intero mistero di Cristo e aprono il cuore dei discepoli alla fede”.
Durante questo banchetto nuziale, Cristo dà avvio infatti al suo ministero pubblico e “si manifesta come lo sposo del popolo di Dio” rivelando “la profondità della relazione che ci unisce a Lui: una nuova Alleanza di amore”. A fondamento della nostra fede vi è dunque “un atto di misericordia con cui Gesù ci ha legati a sé”, sottolinea il Papa. E la vita cristiana non è altro che “la risposta a questo amore”.
In tal contesto si inserisce l’osservazione di Maria: “Non hanno vino”. “Come è possibile celebrare le nozze e fare festa se manca quello che i profeti indicavano come un elemento tipico del banchetto messianico? L’acqua è necessaria per vivere, ma il vino esprime l’abbondanza del banchetto e la gioia della festa”, spiega Francesco.
“Una festa di nozze dove manca il vino – aggiunge a braccio – fa vergognare i novelli sposi, immaginate voi di finire la festa di nozze bevendo thè! Il vino è necessario alla festa”. Per questo quando il Messia trasforma in vino l’acqua delle anfore compie un segno eloquente: ‘Trasforma la Legge di Mosè in Vangelo, portatore di gioia’”.
E Maria, rivolgendosi ai servitori, poi insiste: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”. “È curioso – rileva il Papa – sono le ultime sue parole riportate dai Vangeli: sono la sua eredità che consegna a tutti noi. Questa è l’eredità che ci ha lasciato ed è bello!”. La raccomandazione della Madre di Gesù, “semplice ma essenziale”, è “il programma di vita del cristiano” chiamato ad obbedire alle indicazioni di Cristo.
Come i servitori di Cana che al comando di Gesù a riempire d’acqua le anfore, “le riempirono fino all’orlo” e poi le portarono al direttore del banchetto. “Ai servitori del Signore, cioè a tutta la Chiesa, è affidata la nuova missione: ‘Qualsiasi cosa vi dica, fatela!’”, sottolinea Papa Francesco; “servire il Signore significa ascoltare e mettere in pratica la sua Parola”. In questo senso, in queste nozze, viene stipulata una Nuova Alleanza”: “Per ognuno di noi – evidenzia il Pontefice – attingere dall’anfora equivale ad affidarsi alla Parola di Dio per sperimentare la sua efficacia nella vita”.
Allora, insieme al capo del banchetto che ha assaggiato l’acqua diventata vino, anche noi possiamo esclamare: “Tu hai tenuto da parte il vino buono finora”. “Sì – afferma Bergoglio – il Signore continua a riservare quel vino buono per la nostra salvezza, così come continua a sgorgare dal costato trafitto del Signore”.
In questa luce, le nozze di Cana “sono molto più che il semplice racconto del primo miracolo di Gesù”. “Come uno scrigno – conclude il Papa – Egli custodisce il segreto della sua persona e lo scopo della sua venuta: l’atteso Sposo dà avvio alle nozze che si compiono nel Mistero pasquale. In queste nozze Gesù lega a sé i suoi discepoli con una Alleanza nuova e definitiva”.
A Cana “i discepoli di Gesù diventano la sua famiglia e nasce la fede della Chiesa”. E “a quelle nozze – afferma Francesco – tutti noi siamo invitati, perché il vino nuovo non viene più a mancare!”.