Lettura
Il brano odierno si colloca alla fine della prima metà del ministero di Gesù. La popolarità del Maestro è in aumento e il suo successo è travolgente. Non si è ancora confrontato e scontrato con i farisei; nessun discepolo lo ha per ora abbandonato come, invece, avverrà qualche mese dopo, quando parlerà dell’Eucaristia. L’entusiasmo dei discepoli è facilmente intuibile, ma a Nain, piccola località nei pressi di Nàzaret, il corteo della gioia s’incrocia con quello del pianto: c’è smarrimento e confusione. È un’altra faccia della vita.
Meditazione
Dobbiamo domandarci perché Gesù abbia voluto portare il gruppo dei suoi discepoli a imbattersi con la realtà della morte, in un punto strategico della città, sull’unica strada in uscita verso i sepolcreti ed anche l’unica in entrata nell’abitato. Il senso allegorico dell’evento lo si trova nelle due vie, richiamate dalla Didaché (I secolo). Di fronte a noi abbiamo la via della vita e quella della morte: la prima porta ad abitare la città; la seconda a renderla un deserto. Un analogo richiamo lo troviamo nella Sacra Scrittura: «Vedi, io oggi pongo davanti a te la vita e il bene, la morte e il male. Oggi perciò ti comando di amare il Signore tuo Dio, di camminare per le sue vie, di osservare i suoi comandi perché tu viva e il Signore, tuo Dio, ti benedica» (Dt 30,15-16). San Paolo scrive: «Il salario del peccato è la morte; ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù» (Rm 6,23). Gesù porta sempre vita, gioia, amore e consolazione. Lo rivela fermando il convoglio della morte, prendendo l’iniziativa senza che nessuno glielo chieda; risveglia con una sola parola il giovanetto, consola la madre restituendole il figlio. Non chiede nulla in cambio. La morte gli è insopportabile, tanto quanto il dolore disperato e straziante di una madre. Gesù non fa nessun gesto particolare, se non quello di toccare il feretro per poter dire: “Alzati!”. Questa parola è per tutti. Da soli non siamo capaci di cambiare strada, di lasciare quella della morte per prendere quella della vita. Sta a noi scegliere e non rifiutare quella tenerezza che ha portato Gesù ad essere prossimo al dolore sconfinato e disperato della madre. Tra le madri in pianto vi è anche la Chiesa, che soffre sempre quando un figlio si smarrisce e si rallegra ogniqualvolta si converte.
Preghiera
Signore Dio nostro, i tuoi gesti di amore e di salvezza sono così grandi e delicati che per riconoscerli occorre fermarsi. Aiutami a vederti quando passi accanto a me, tanto sulla strada del mio dolore, quanto su quella della mia gioia.
Agire
Essere oggi particolarmente vicino, con delicatezza e generosità, alle persone che soffrono, senza nulla chiedere o pretendere in contraccambio.
Meditazione del giorno a cura mons. Alberto Maria Careggio, vescovo emerito di Ventimiglia – San Remo, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it
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La tenerezza di Dio
Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Lc 7,11-17