Con la venuta di Cristo cambia la storia, si ricompongono i cieli. Si realizza la profezia del Salmo 110 che, di per se stessa, rappresentava all’interno dell’Antico Testamento una rivoluzione senza precedenti, visto che i poteri tra re, sacerdote e profeta erano allora ben distinti: “Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchìsedek”. Chiaro il significato nelle parole di mons. Di Bruno, assistente centrale del Movimento Apostolico: “In questo Salmo diviene esplicito: Il Messia (Re) è anche Sacerdote. Messia e Sacerdote sono una cosa sola. Non è però Sacerdote alla maniera di Aronne, bensì alla maniera di Melchisedek. Non offre il sangue dei tori e dei vitelli. Il Messia – Sacerdote offre a Dio pane e vino. È questo il grande mistero dell’Eucaristia, sacramento del suo corpo e del suo sangue”.
Cristo sarà anche profeta. In Lui diventano una unica cosa sacerdozio, regalità e profezia. Un mistero che si ricompone ogni qualvolta si battezzi un bambino, consegnando all’umanità un nuovo cristiano. Questa verità è manifestata nel primo rito esplicativo, quando il sacerdote unge il bambino con il sacro crisma, dichiarandolo consacrato in Cristo sacerdote, re profeta.
Un cristiano che vuole essere tale non può non realizzare questa investitura divina che si compie con il battesimo. Se Gesù è sacerdote, re e profeta, lo è anche il cristiano nelle sue funzioni di vita quotidiana. Ma chi percepisce questo dono universale? Chi ci crede veramente? Chi si preoccupa del suo “stato di avanzamento”, alla luce della sua attuazione lungo il corso degli anni della propria vita? L’assunzione dell’Eucaristia è perfettamente connessa a questa missione di ognuno. Essa è l’aiuto divino costante, capace di far superare i tanti posti di blocco che le tentazioni oppongono ogni giorno.
Ogni volta che non si vive da sacerdoti, re e profeti non si fa altro che ritardare l’azione del Figlio dell’Uomo nella Chiesa e nel mondo. Una responsabilità altissima che in pochi riconoscono. Ma come vivere questi compiti nella vita reale di ogni giorno, dentro la quale si è immersi con i propri ruoli, pensieri, aspettative? Cosa cambia? Per un cristiano essere sacerdote significa offrire in modo permanente il proprio cuore al Signore. È una scelta che non ammette deviazioni, pena l’arretramento della propria vita. Non farlo porta chiunque a cadere nelle tentazioni del male, contribuendo di fatto, per la propria parte, alla continua falsificazione della storia.
San Paolo, ricorda mons. Di Bruno, invitava ognuno, con parole “chiare e taglienti” a offrire interamente il corpo in sacrificio gradito al Signore. Una tale offerta non fa altro che indicare la “dritta via”, mentre oggi la corruzione; la prostituzione del corpo e del cuore; la ricerca di un Dio fai da te; l’abilità legislativa nel tramutare i desideri in diritto naturale, ecc., non fanno altro che sradicare dall’interiorità umana quei doveri divini che in essa, come in questo caso, permangono dal battesimo.
Altro che il corpo di Cristo, se si perde “l’obbligo” di offrire il proprio pane e il proprio vino a Dio Signore! Il demonio, in mancanza di questa proiezione umana verso l’alto, passa indisturbato nei vari luoghi della società attuale e ne cambia le coordinate. Il cristiano è comunque anche re e come il Messia governa l’Universo, lui deve ben dominare i suoi vizi, le sue perversioni, i suoi falsi desideri. La rinuncia a questa sua prerogativa lo allontana dalla Eucaristia reale e lo indebolisce nella sua statura interiore. L’Eucaristia sconfigge il vizio, non può convivere con esso, ripete spesso il mio maestro spirituale, ma prepara anche l’uomo nuovo a vivere pienamente le virtù: fede, speranza, carità; prudenza, giustizia, fortezza, temperanza.
La regalità del cristiano va quindi vissuta in ogni sua azione e nei ruoli pubblici e privati che esercita. Ma essa si percepisce oggi nell’economia; nella politica; nelle istituzioni laiche e religiose; nei rapporti quotidiani tra gli amici o in famiglia; nelle tante articolazioni sociali, ecc.? Non mancherà a nessuno la capacità di darsi una risposta, guardando dentro e accanto a sé! Quando si è privi di questa responsabilità regale anche l’Eucaristia è ricevuta male. È il corpo del Signore che trasforma l’uomo; lo fa diventare “re”; lo allontana da tutte quelle strade perverse che fanno deragliare il singolo nel governare la propria vita, influendo in modo negativo su quella degli altri.
Poi c’è la profezia comune che ogni cristiano è obbligato ad esercitare, quale profeta del Dio vivente, non di certo eseguendo un comando Divino, come succede in quella straordinaria, ma ricordando la Parola del Signore, da testimone, in ogni gesto della sua esistenza. È perciò necessario che essa in ognuno sia consapevole, per non rischiare di smarrire la presenza in sé dello Spirito Santo, proprio come succede quando si versa acqua su una pietra. Ogni goccia scivola via o al massimo si annida negli incavi, trasformandosi in una sostanza verde, vischiosa e scivolosa, che nulla produce. Si crea il “Lippo”, termine contadino calabrese che indica una sostanza quasi gelatinosa, capace di peggiorare la natura della superficie interessata.
Un cristiano “Lipposo” non trasferirà nulla ad alcuno e la sua profezia morirà prima di nascere. Chi conosce Cristo attraverso la “profezia” dell’altro non deve poter mai “scivolare”, ma solo salvarsi. La verità che si vuole ogni giorno trasferire al prossimo, attraverso le tante funzioni personali esercitate nella collettività, non può mai venire da se stessi, ma da Cristo re, sacerdote, profeta. Il cristiano di oggi sa allora di essere sacerdote, re e profeta? Nella risposta di ognuno la geografia dei destini del mondo, con i suoi disastri e le sue buone cose.
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Eucaristia / Wikimedia Commons - Nheyob, CC BY-SA 4.0
Ma il cristiano sa di essere sacerdote, re e profeta?
L’Eucaristia sconfigge il vizio, non può convivere con esso, ma prepara l’uomo nuovo a vivere pienamente le virtù