Il 12 maggio scorso, papa Francesco, nel corso del suo colloquio con le religiose dell’Unione delle Superiore Maggiori, ha dichiarato di voler istituire una commissione di studio sul diaconato femminile nella Chiesa primitiva. Nella stessa occasione, Francesco ha ancora una volta auspicato che le donne entrino nel processo decisionale perché la Chiesa ha bisogno del loro punto di vista, e ha ben distinto il servizio dalla servitù, imposta sotto pretesto di umiltà e femminile attitudine di cura.
Per valorizzare le donna nella Chiesa, la via del diaconato può quindi essere una scelta giusta, soprattutto perché si tratta di un’istituzione già presente nella chiesa primitiva: ma, come ho sottolineato nel corso di un incontro con la teologa Marinella Perroni, recentemente venuta a Catanzaro per una conferenza, ringrazio papa Francesco perché, in uno stile comunicativo nuovo, all’insegna della tanto a lui cara parresìa, si è davvero messo in ascolto delle donne.
Infatti il Papa, durante la conferenza con le religiose, ha sollecitato domande dirette, concrete: non si è trattato, per quelle donne, di essere soltanto ricettrici passive di un discorso. E così una di loro gli ha chiesto sul diaconato femminile: sollecitando le suore a porgli liberamente domande, Francesco si è voluto davvero mettere in ascolto delle donne, ciò che le teologhe chiedono da tempo, al di là di ogni discorso sulle donne fatto da uomini.
Si tratta, dopotutto, di rispondere alle esigenze sollecitate dal Concilio Vaticano II, che ha spinto a ripensare tutta la struttura ministeriale della Chiesa, in quella germinale consapevolezza espressa magnificamente dal cardinale Suenens che, rivolgendosi agli altri 2500 padri conciliari, chiese in quella memorabile domanda: «Dov’è l’altra metà dell’umanità?», alludendo all’assenza di donne nell’assise conciliare.
Nella prassi di Gesù, la Chiesa nascente non era certo “clericale-maschile” e più volte papa Francesco ha invitato a declericalizzare la Chiesa. Una nuova ministerialità alle donne può essere un ulteriore invito a percorrere questa strada. Ma una maggiore valorizzazione delle donne nella Chiesa non può iniziare senza una presa di coscienza proprio da parte delle stesse donne. Afferma infatti la biblista Dorothée Bauschke: “Nella Chiesa, come nella società, questa rivoluzione culturale esige dagli uomini e dalle donne l’umile riconoscimento del terreno troppo occupato dagli uni o lasciato inoccupato dagli altri”.
@Servizio Fotografico - L'Osservatore Romano
Le donne nella Chiesa e la risposta di Papa Francesco
Il discorso alle religiose dello scorso 12 maggio è un’apertura all’“altra parte dell’umanità” che si pone sulla scia del Concilio