Palazzo Montecitorio (Italian Chambers of Deputies)

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Il fondamento e il fine della comunità politica

Senza la messa in campo di valori non negoziabili saranno più deboli la cultura, il diritto e la convivenza umana

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A pochi giorni dalla chiusura della tornata elettorale amministrativa 2016, è utile una riflessione bipartisan, che abbia come riferimento i punti 384, 385, 386 del Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa. Spunti essenziali del pensiero cristiano, validi per credenti e non, che aprono gli occhi e il cuore su temi importanti come la comunità politica, la persona umana, il popolo. Per la cronaca, si ricorda che domenica si vota in Italia in 1370 comuni, di cui 1180 nelle regioni ordinarie e 190 nelle regioni a statuto speciale. Una bel “test politico-elettorale” se si considera che saranno chiamati al voto oltre tredici milioni di cittadini.
C’è anche una novità: quest’anno, infatti, potranno essere eletti i primi sindaci dei 27 nuovi comuni istituiti nel 2016 a seguito dei processi di fusione amministrativa in 5 regioni: Trentino Alto Adige (17), Emilia-Romagna (4), Piemonte (3), Veneto (2), Lombardia (1). Ma non finisce qui. All’orizzonte prossimo, nel mese di ottobre, si intravede ormai nitido il referendum sulle riforme costituzionali. Il governo e la sua maggioranza parlamentare intendono cambiare il sistema organizzativo del Paese nella sua interezza, intervenendo sulla seconda parte della Costituzione.
Intanto è già legge dello Stato l’Italicum. Si tratta della nuova legge elettorale che eleggerà, se dovesse vincere il sì al referendum, il primo parlamento italiano monocamerale, con la conseguente fine del bicameralismo che ha accompagnato la nostra Repubblica dalla sua nascita ai nostri giorni.
Dinnanzi ad appuntamenti così centrali per la comunità non si può non sottolineare, vista l’assenza permanente di un dibattito appropriato, che “la persona umana è fondamento e fine della convivenza politica”. La DSC mette al centro l’uomo che, dotato di razionalità, deve essere sempre in grado di assumersi le proprie responsabilità in ogni sua scelta, per dare un senso non solo alla sua vita, ma anche al corpo sociale di cui fa parte. Ciò però non può escludere, come avviene invece puntualmente, l’apertura verso la trascendenza, come se si trattasse di un qualcosa fuori dal mondo.
La Chiesa ci ricorda che la persona umana raggiunge la piena completezza di sé, solo in rapporto con la trascendenza e gli altri. La vita sociale non è certo un accessorio. Essa rimane sempre nella sua dimensione essenziale ed ineliminabile ma, se illuminata dalla luce sapienziale, che solo un formato aspetto spirituale può accendere dentro di ognuno, è in grado di rivoluzionare la storia e innalzare la qualità del cammino dell’esistenza umana. Che cos’è allora una comunità politica?
La comunità politica scaturisce dalla natura delle persone, la cui coscienza rivela e ordina perentoriamente di seguire l’ordine scolpito da Dio in tutte le Sue creature: un ordine etico-religioso, il quale incide più di ogni altro valore materiale sugli indirizzi e le soluzioni da dare ai problemi della vita individuale ed associata nell’interno delle comunità nazionali e nei rapporti tra esse.
Soltanto su questa strada si compie la pienezza del bene comune e non del suo surrogato che vanifica il vero progresso degli uomini. L’umanità deve far proprio questo ordine, per poi renderlo vivibile nelle sue azioni sociali. La comunità politica è un mezzo necessario per raggiungere questo fine. Un disegno indispensabile che si allontana sempre di più dinnanzi alla corruzione; al tradimento; al mancato rispetto degli impegni presi, nel pubblico e nel privato; alla mancanza di un reale progetto capace di far riflettere la giustizia di Dio sull’operato quotidiano, qualunque sia la responsabilità politica, istituzionale, economica, professionale, sociale, familiare, ecc., esercitata.
La disgregazione sociale che stiamo vivendo, la corsa verso un diritto che annulli le verità oggettive e renda vano l’ordine naturale che Dio ha affidato alle cose, non permettono la crescita migliore per ogni membro di una vera comunità politica. Il risultato è davanti ai nostri occhi. Stiamo creando una società che vive nella paura e che “detesta” ormai anche le emergenze epocali, dimenticando che nulla si risolve girando la testa dall’altra parte. Quando il fiume è in piena travolge tutto ciò che trova lungo il suo passaggio, compresi coloro che fanno finta di non vedere.
La comunità politica trova nel riferimento al popolo la sua autentica dimensione. Se il popolo diventa, anche se con gli effetti speciali di cui i grandi poteri economici e para-politici sono maestri, una moltitudine amorfa, una massa inerte da manipolare e strumentalizzare, come spesso oggi accade, si capisce che non ci sarà mai una vera comunità politica di riferimento. In atto c’è purtroppo un chiaro tentativo di allontanare l’uomo dalla sua vera libertà di rifarsi a quell’ordine etico religioso, non certo sostitutivo del potere laico, garante autentico del bene condiviso. Un orientamento essenziale nell’accompagnare chiunque abbia l’onere di dare il personale contributo alla costruzione di una nuova realtà.
Leggo ancora nel Compendio: “Ciò che caratterizza in primo luogo un popolo è la condivisione di vita e di valori, che è fonte di comunione a livello spirituale e morale. Ogni idea di cambiamento non sarà mai effettivamente tale, se la convivenza umana non potrà più essere considerata un fatto spirituale, passaggio essenziale per andare verso una comunicazione di conoscenze nella luce del vero e non più mistificata al ribasso. Un cammino guidato da un impulso e un richiamo al bene morale, senza scorciatoie, ma anche da un esercizio naturale di diritti e adempimento dei doveri.
Senza la messa in campo di valori non negoziabili saranno più deboli le espressioni culturali, gli orientamenti giuridici e tutto l’evolversi dell’articolata convivenza umana, annullando di fatto il fondamento e il fine di una comunità politica.

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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