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Il Dio dei vivi

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Mc 12,18-27

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Lettura
I Sadducei, membri di un partito politico-religioso giudaico, erano poco numerosi ma potenti, specie in campo politico; costituivano l’aristocrazia della nazione. Al tempo di Gesù, essi occupavano i primi posti tra i “sommi sacerdoti” del sinedrio. Accettavano solo pochi libri della Sacra Scrittura e, all’infuori di Dio – del resto considerato distante dal destino degli uomini –, non ammettevano né angeli, né spiriti, né la risurrezione dei corpi, né l’immortalità delle anime, come pure il premio o il castigo nell’Ade. Nemici dei farisei, ripudiavano le “tradizioni dei padri” e, nell’amministrare la legge del taglione, erano più severi dei farisei. Gli uni e gli altri sono considerati da Giovanni Battista come “razza di vipere”.
Meditazione
Viene posta a Gesù una domanda subdola e grottesca, come spesso fanno ancora certi materialisti, pseudo-filosofi del nulla, i quali si sentono intellettualmente superiori ai credenti. Spesso, l’apparente scientificità nasconde un dogmatismo intollerante e l’incapacità di andare oltre con il pensiero. Così si diventa anche goffi, come quel gruppo di sadducei che pongono a Gesù un caso grottesco. A noi non importa tanto la risposta data a quei sadducei “in grave errore”. A noi interessa sapere che l’anima dell’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio, non muore; che un Dio vero non può esistere per dei corpi destinati a diventare dei pallidi cadaveri, poltiglia putrefatta o, per farla breve, fumo nel vento. Noi crediamo con fede e ragione che Dio non è dei morti, ma dei vivi; che la gloria di Dio è l’uomo vivente; che il nostro corpo sarà glorificato come quello di Cristo. Le nostre certezze non poggiano su naturali istinti d’immortalità, ma sulla parola di Gesù che ha distrutto la morte e ha legato alla sua stessa persona la fede nella risurrezione: “Io sono la risurrezione e la vita” (Gv 11,25). Risurrezione vuol dire restituzione alla vera vita della corporeità umana, assoggettata alla morte nella sua fase temporale. Non vi è nessuna novità nel paragone con gli esseri celesti: la Bibbia è ricca di questi richiami. Bisogna supporre che nella risurrezione questa somiglianza con gli angeli diventerà maggiore e che lo spirito avrà piena padronanza sul corpo: la materia sarà pienamente animata di Spirito Santo. Queste verità ci riempiono di gioia e di certezza. Rivedremo i nostri cari e gli amici; gioiremo nella comunione con i santi e vedremo Dio così come Egli è, perché il Paradiso è la Casa del Signore.
Preghiera
Signore, nell’ora della mia morte chiamami, e fammi provare quella gioia indicibile e intensa che fu la tua quando sulla croce consegnasti il tuo spirito al Padre.
Agire
Il corpo e l’anima del credente già partecipano alla dignità di essere “in Cristo”; di qui l’esigenza di rispettare il proprio corpo e quello degli altri.
Meditazione del giorno a cura mons. Alberto Maria Careggio, vescovo emerito di Ventimiglia – San Remo, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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