Nella sua relazione intitolata “L’impatto della persistente violenza sulla Chiesa nel nord della Nigeria” – riportata in stralci dalla Radio Vaticana – il presule nigeriano ha parlato di un tentativo sistematico di eliminare la presenza cristiana nel nord della Nigeria e ha sollecitato l’intervento della comunità internazionale per fermarlo. Le comunità più colpite dalla violenze della setta islamista Boko Haram – ha spiegato – sono quelle degli Stati settentrionali di Adamawa, Borno, Kano e Yobe.
Gli abitanti cristiani costretti alla fuga si sono spostati più a sud negli Stati a maggioranza cristiana della cosiddetta Middle Belt, ma in questi ultimi mesi tali aree sono colpite da incursioni ed occupazioni dei pastori musulmani Fulani. “Questa è una palese invasione di terre ancestrali dei cristiani e di altri comunità minoritarie”, ha affermato Bagobiri. “In queste aree – ha aggiunto – i pastori Fulani terrorizzano incessantemente diverse comunità, cancellandone alcune, e in posti come Agatu nello Stato di Benue e Gwantu e Manchok in quello di Kaduna, tali attacchi hanno assunto il carattere del genocidio”.
Il vescovo ha quindi rivolto un pressante appello alla comunità internazionale ad intervenire su sei fronti: esercitando pressioni sul Governo nigeriano affinché si impegni a garantire la piena libertà di culto dei cristiani e delle altre minoranze in Nord Nigeria; promuovendo strategie efficaci per contrastare le minacce nei loro confronti; affrontando la crisi umanitaria dei cristiani nella regione e in alcune aree del Middle Belt; monitorando la situazione; premendo sulle autorità nigeriane perché garantiscano la sicurezza a tutti i cittadini nigeriani e chiedendo neutralità ed equidistanza dello Stato da tutte le religioni nel Paese.
Riferendosi infine alle persecuzioni anti-cristiane nel mondo, mons. Bagobiri ha infine invocato “un nuovo ordine mondiale, in cui la famiglia umana possa vivere in pace, libertà, armonia e amore, libera dalla violenza e in particolare da quella ispirata e motivata dalla religione”.
Gli abitanti cristiani costretti alla fuga si sono spostati più a sud negli Stati a maggioranza cristiana della cosiddetta Middle Belt, ma in questi ultimi mesi tali aree sono colpite da incursioni ed occupazioni dei pastori musulmani Fulani. “Questa è una palese invasione di terre ancestrali dei cristiani e di altri comunità minoritarie”, ha affermato Bagobiri. “In queste aree – ha aggiunto – i pastori Fulani terrorizzano incessantemente diverse comunità, cancellandone alcune, e in posti come Agatu nello Stato di Benue e Gwantu e Manchok in quello di Kaduna, tali attacchi hanno assunto il carattere del genocidio”.
Il vescovo ha quindi rivolto un pressante appello alla comunità internazionale ad intervenire su sei fronti: esercitando pressioni sul Governo nigeriano affinché si impegni a garantire la piena libertà di culto dei cristiani e delle altre minoranze in Nord Nigeria; promuovendo strategie efficaci per contrastare le minacce nei loro confronti; affrontando la crisi umanitaria dei cristiani nella regione e in alcune aree del Middle Belt; monitorando la situazione; premendo sulle autorità nigeriane perché garantiscano la sicurezza a tutti i cittadini nigeriani e chiedendo neutralità ed equidistanza dello Stato da tutte le religioni nel Paese.
Riferendosi infine alle persecuzioni anti-cristiane nel mondo, mons. Bagobiri ha infine invocato “un nuovo ordine mondiale, in cui la famiglia umana possa vivere in pace, libertà, armonia e amore, libera dalla violenza e in particolare da quella ispirata e motivata dalla religione”.