A fronte di una cultura che cambia, la famiglia va rivalutata come istituzione e non deve scoraggiarsi. Lo sottolinea in un’intervista a Zenit, monsignor Diarmuid Martin, arcivescovo di Dublino e vicepresidente della Conferenza Episcopale Irlandese, da noi incontrato martedì scorso alla conferenza stampa di presentazione del prossimo Incontro Mondiale delle Famiglie, in programma a Dublino dal 22 al 26 agosto 2018, sul tema Il Vangelo della Famiglia, gioia del mondo.
A colloquio con Zenit, il presule si è anche soffermato sulla considerazione rivolta alle famiglie perseguitate, sull’impatto dell’Incontro di Philadelphia, nel settembre 2015, sull’incontro di Dublino e sulle speranze da lui riposte sulle famiglie irlandesi sul medesimo evento.
L’arcivescovo di Dublino ha poi argomentato sui motivi per i quali papa Francesco ha ‘rivoluzionato’ il concetto di Sinodo e su come i frutti sinodali richiedano la continua collaborazione della Chiesa.
Monsignor Martin, in che modo, a suo avviso, papa Francesco ha sostenuto la famiglia e perché questo Incontro Mondiale delle Famiglie che ospiterete è così importante?
Saranno giornate all’interno di un processo che è stato avviato da papa Francesco, già dai primi giorni del suo pontificato. Per il Sinodo, lui ha scelto il tema della famiglia. Ha rivoluzionato il concetto di Sinodo, includendovi la presenza di famiglie come uditori periti e questo processo è proseguito. È un processo di accompagnamento alle famiglie, nelle loro sfide e difficoltà, comprese le difficoltà economiche e culturali in cui vivono. Le famiglie – o quantomeno la loro ampia maggioranza – danno il meglio di se stesse, in un contesto culturale ed economico che non sempre è molto favorevole. Dobbiamo quindi sostenerle, incoraggiarle ed anche impegnarci verso una legislazione ed una politica economica che permetta loro di continuare a fare quello che hanno sempre fatto.
La maggior parte delle famiglie sono ben liete quando i loro figli danno il meglio di loro stessi e sono assai orgogliose quando i loro figli si comportano bene. Quando parliamo di famiglie nella Chiesa, non intendiamo soltanto il loro coinvolgimento nella struttura ecclesiale ma in ciò che testimoniano nell’amore a Gesù Cristo, nell’amore tenero di Dio, specie attraverso l’amore verso il proprio sposo o la propria sposa e verso i propri figli. Forse nella Chiesa, tutto questo non lo abbiamo sottolineato abbastanza come avremmo dovuto.
Come possono essere considerate, le famiglie che, di questi tempi, sperimentano la persecuzione?
In un contesto internazionale, è necessario sollevarla questa questione. Molto spesso i membri di queste famiglie offrono una straordinaria testimonianza, anche solo nell’essere semplicemente cristiani, in un mondo in cui sono diventati cittadini di serie B.
L’Incontro Mondiale di Philadelphia ha giocato qualche ruolo nella preparazione di quello di Dublino?
Beh, io ero lì e ho osservato. Credo che uno dei problemi capitati a Philadelphia sia stato il fatto che il livello di sicurezza fosse straordinariamente alto, quindi speriamo che, in Irlanda, non subiremo minacce che faranno alzare il livello di sicurezza… Molta gente vuole semplicemente vedere il Papa e molti non si capacitano del livello di sicurezza straordinariamente alto. A parte questo, si è trattato di un evento assai ben organizzato e sicuramente noi impareremo da questa esperienza.
C’è qualcosa che lei spera le famiglie irlandesi impareranno da questo Incontro? Di cosa hanno bisogno?
Spero che impareranno a ridare alla famiglia il valore di una istituzione e non si scoraggino di fronte ad una cultura che cambia. Spero che saranno in grado di spiegare ai loro figli che i valori fondamentali della famiglia rispondono alle seguenti domande: perché le persone devono essere fedeli? Quali sono i benefici di questa fedeltà? E le famiglie lo sperimentano davvero.
Ne ho dato un esempio quando al Sinodo ho parlato di quando lavoravo in un istituto di Londra per ex carcerati. Di fronte ad una delle più grandi carceri di Londra, avevamo un piccolo negozio destinato ad essere demolito. E mi ricordo che l’avevamo usato per offrire alle mogli dei detenuti, un luogo dove lasciare i loro bambini, dal momento in cui non potevano portarli in carcere. Queste donne, però, non mancarono mai in nessuna settimana, anche se c’era da visitare qualcuno che probabilmente era stato loro infedele. E ho detto che, probabilmente, non sarebbero state in grado di pronunciare la parola ‘indissolubilità’ ma sapevano cosa significasse la fedeltà. Questa era la cosa straordinaria. E quella visita significava moltissimo per la persona che era in carcere.
Eccellenza, lei legge Zenit?
Sì, perché sono curioso di quello che succede nella Chiesa.
Monsignor Diarmuid Martin (Wikimedia Commons)
Mons. Martin: “Le famiglie non si scoraggino”
L’arcivescovo di Dublino manifesta speranza in vista dell’Incontro Mondiale delle Famiglie del 2018