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Preghiera e perdono

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Mc 11,11-25

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Lettura
La vita dell’albero di fichi è ritmata dalle stagioni; quella del corpo è condizionata da fame e sete, sonno o veglia, lavoro o riposo. La cultura di un popolo emerge dai valori espressi soprattutto nel culto, nelle feste liturgiche, che ne preservano l’identità, e di questo, per Israele, era segno soprattutto il Tempio. Ma è sempre complicato trovare un accordo tra questi tre diversi ritmi, ognuno dei quali obbedisce a leggi diverse. Gesù sintetizza e riconcilia tutto nella preghiera e nel perdono, che possiedono una natura completamente diversa. Attraverso di essi, infatti, Dio si inserisce nel succedersi degli eventi, cosicché non si debba più ripetere soltanto: «Vanità delle vanità, tutto è vanità» (Qo 1,1).
Meditazione
Scrive Jaques Cazeaux nel commento a Matteo: «La fede non è un valore democratico, umanistico, equamente distribuito», e spiega che, secondo la logica astratta dove si mette l’universale in contrasto con il particolare, in genere favorendo il primo, Gerusalemme e il suo rifiuto di Gesù sarebbe solo uno degli episodi della storia, da guardare con distacco e disprezzo. La totalità delle Scritture porta a concludere che qui sta lo snodo della storia e quindi di ciascuno, nella luce della fede, con gli occhi di Bartimèo! L’infedeltà di Gerusalemme è l’amplificazione di quello che avviene nel mio cuore, la miseria dei figli di Israele è lo specchio della mia infedeltà. Nella fede si accoglie l’avvento di Dio, attraverso Gesù Cristo, nelle nostre storie personali. È la venuta di Gesù, il suo passaggio, a strutturare opportunità, tempi e stagioni, non viceversa. Posso spiegare tutto ciò attraverso una citazione, per me insuperabile, di F. Rossi De Gasperis: «La fede d’Israele e della sua Bibbia mi mette tutto in subbuglio, mi proietta fuori di me, “mi conduce dove io, per conto mio, non sarei mai voluto andare” (Gv 21), mi rivela che il mio nome più vero non è per nulla quello che già credevo di conoscere, ma è tutto ancora davanti a me, e io non l’ho ancora raggiunto, nemmeno con la mia immaginazione (Fil 3). E sono sollecitato ad affrettarmi, perché l’innumerevole nugolo dei testimoni sta passando davanti alla mia porta (Eb 12). Domani potrei non essere più in tempo, o potrei non essere più capace di raggiungerli (Mt 8; Lc 9)».
Preghiera
Maria, Stella matutina! O Maria, sei Aurora della Salvezza. Con Gesù si apre il Tempo Nuovo della Misericordia, promesso dall’Alba della Creazione. Che ogni giornata abbia inizio con il tuo nome, perché accogliamo l’eternità di Dio nel nostro quotidiano.
Agire
Contemplando Maria, dalla quale è nato Gesù, agnello innocente che toglie le nostre colpe, avrò rispetto del Figlio: sarà fondamento di ogni mia azione, criterio di ogni scelta.
Meditazione del giorno a cura di don Marco Simbola, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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