“Quando ero alle elementari mi diedero il classico tema con la domanda: Cosa vuoi fare da grande? Io risposi che volevo fare la stessa cosa che ha fatto Walt Disney. Lui infatti era riuscito, tramite un lavoro industriale e seriale, a portare delle grandi storie sullo schermo. Lui ha reinsegnato a sognare. Tutt’oggi, questa rimane la mia più grande aspirazione”.
Nasce così la vocazione registica di Manuel de Teffè, vocazione che non si è limitata ai soli film di finzione: dall’animazione alla regia teatrale, dai video musicali ai documentari, Manuel ha abbracciato tutte le tipologie di regia, avendo sempre come perno della sua attività quell’ambizione cercata fin da bambino. La capacità di far sognare. Il cinema per lui non è solo una vocazione, ma anche un dono di famiglia, un’eredità culturale di cui essere orgogliosi. Eredità inevitabile se si è figli di Anthony Steffen, celebre attore del Western Italiano che ha recitato in più di 70 film, diventando una delle fonti d’ispirazione di Quentin Tarantino. Il lavoro di Manuel de Teffè non si limita però alla regia. È suo infatti il trattamento (pre-sceneggiatura) del film Cristiada-For Greater Glory, così come il progetto musicale Cecilia che il regista racconta nell’intervista che segue.
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Lei ha scritto i trattamenti di Cristiada, film protagonista di una stagione cinematografica ricca di film con tematiche cristiano-cattoliche. A cosa è dovuto secondo lei il rilancio di questi film?
Non credo sia giusto parlare di rilancio. Parlerei piuttosto di una vera necessità. Se una famiglia vuole andare la sera al cinema deve fare una scelta, soprattutto se ha figli piccoli, deve cercare un film che sia godibile da tutti i componenti. Spesso però questa scelta non è consentita perché non ci sono film adatti al contesto familiare. I produttori stessi si sono accorti di aver perso la famiglia tra il loro pubblico, per cui ora si stanno rimboccando le maniche per recuperare questa importante fetta del mercato. Lo stesso colosso americano Netflix ha aperto la sezione kids, dedicata ai bambini e ai ragazzi, i cui contenuti sono semplici, precisi, senza ambiguità. Un film come God’s Not Dead è per famiglie, per adolescenti, è un film che offre importanti spunti di riflessione e di discussione. È molto semplice, direi essenziale, ma il suo potenziale non sta nella complessità o negli effetti speciali: il suo potenziale è quello di creare dialogo e dibattito all’interno della famiglia che è andata a vederlo al cinema. La necessità di cui parlavo è proprio questa: portare le famiglie al cinema e creare comunicazione tra i loro membri.
Passiamo dal cinema alla musica: che cos’è Cecilia?
Cecilia è un progetto musicale sponsorizzato da Aleteia che raggruppa tutti i cantanti cattolici sotto un unico ombrello, in un’unica famiglia. L’idea è quella di dare visibilità ad un gruppo di musicisti che altrimenti rimarrebbero nascosti nell’ombra. Il nome del progetto non è casuale: Cecilia è la Santa Patrona della musica e dei musicisti. Di tutti i musicisti.
Come è nata questa idea?
Nasce dal desiderio di fare qualcosa di buono, come uomo e come regista, qualcosa di cui essere felice e non vergognarmi. Questo è infatti il rischio maggiore che corre secondo me un regista, ovvero quello di realizzare lavori di cui poi ci si può pentire. Pentire inteso non economicamente, ma ideologicamente. Pentire significa rendersi conto di aver lasciato un segno sbagliato. A questa riflessione si è unisce uno studio di settore effettuato su Youtube. Lo sa quali sono i video più visti di sempre, per tutte le categorie, sul celebre portale? Nelle prime cento posizioni ci sono 99 video musicali, per più di venti miliardi di visualizzazioni. Tutto questo discorso si concretizza poi un fatto accadutomi circa quindici anni fa: in un ritiro spirituale in Francia, a Paray-le-Monial, notai che la Comunità dell’Emmanuele aveva delle musiche spirituali bellissime. Mi sono chiesto: perché delle musiche così belle devono rimanere chiuse in una comunità e non possono venir fuori?
Quindi l’idea è quella di far uscire la musica cattolica dalle sue mura canoniche?
Esattamente, ma con una piccola notazione. Non amo parlare di musica cattolica, ma di “Musica che avvicina a Dio”. Questo perché quando si parla di musica cattolica il pubblico spesso non capisce, pensa ad una persona che strimpella la chitarra in parrocchia. Gli stessi finanziatori del progetto sono rimasti stupiti all’inizio, perché non pensavano di essere di fronte a tanta qualità. Questi cantanti sono pazzeschi, sono bravissimi, e Il fatto che siano cattolici, o trattino tematiche cattoliche, non deve porre pregiudizi sulla loro bravura. Questo è l’altro grande obiettivo di Cecilia: oltre al dare visibilità a questi cantanti, si vuole sdoganare la musica che producono, toglierle quell’alone di settorialità, di autoreferenzialità. E anche dare visibilità a tutta la musica che eleva spiritualmente e avvicina a Dio, infatti dato che questo progetto nasce per combattere e contrastare la chiusura del mondo musicale, abbiamo deciso di combatterla a partire da noi stessi. Per questo motivo ogni settimana c’è un giorno dedicato a cantanti protestanti, in modo che noi per primi non rimaniamo ancorati alla nostra realtà.
Come si struttura Cecilia?
Come direttore artistico ho un eccezionale team editoriale internazionale: Mirti Medeiros, Libby Reichert, Costanza D’Ardia, Laura Montorio, che giornalmente entrano in contatto con artisti di tutte le nazionalità e li presentano al mondo. E’ una vera e propria community. Ogni giorno viene pubblicato un nuovo video, con un articolo che viene tradotto in sei lingue e una pagina di descrizione dell’artista. Abbiamo creato due classifiche, una all-time e una settimanale, che riportano i video più visti su Cecilia. Stiamo cercando di rendere questa musica e questi musicisti mainstream. È un progetto di portata storica, sia perché è la prima volta che tutti i cantanti cattolici vengono riuniti, sia per le potenzialità ancora inesplorate che ha.
Proprio tre giorni fa abbiamo festeggiato sei mesi di vita del progetto, visto che è stato lanciato il 22 novembre, giorno appunto di Santa Cecilia. Alla fine di ogni anno, verranno assegnati degli Awards che hanno lo scopo di aumentare ancora di più la visibilità del progetto. Ogni 22 novembre dunque, i dieci pezzi più ascoltati in tutto l’anno riceveranno i Cecilia Music Awards.
In questo primo anno di Cecilia lo scopo era sbloccare questo patrimonio artistico musicale, dargli coerenza ed unione. Il secondo anno invece sarà mirato ad allargare il pubblico, perché la musica, così come tutte le arti, non può esistere senza il proprio pubblico.
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Per info e segnalazioni su nuovi artisti scrivete pure a ceciliateam@aleteia.org
È inoltre possibile visitare tutte le pagine di Cecilia, oltre quella in Italiano.
CECILIA IN ITALIANO
http://it.aleteia.org/cecilia/
CECILIA IN INGLESE
http://aleteia.org/cecilia/
CECILIA IN FRANCESE
http://fr.aleteia.org/cecilia/
CECILIA IN PORTOGHESE
http://pt.aleteia.org/cecilia/
CECILIA IN SPAGNOLO
http://es.aleteia.org/cecilia/
CECILIA IN ARABO
http://ar.aleteia.org/cecilia/
La musica che avvicina a Dio ha una nuova casa
Intervista a Manuel de Teffè, regista/sceneggiatore ed ideatore del progetto musicale internazionale Cecilia