Chi era, dove è nata, chi erano i suoi genitori, che cosa ha fatto, come ha vissuto, dove e quando è deceduta, perché nei Vangeli se ne parla così poco? E come si spiega l’enorme devozione, la popolarità, le milioni di preghiere a Lei elevate ogni giorno, le invocazioni per la Sua intercessione? Molteplici sono le domande sollevate su Maria, colei che ha dato al mondo Gesù. Per cercare di saperne di più ZENIT ha intervistato Fra Felice Fiasconaro (OFMConv), docente di Ecclesiologia e Mariologia alla Pontificia Facoltà Teologica “San Bonaventura” – Seraphicum.
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Cosa ci faceva a Betlemme, e perché fu scelto il nome Gesù?
Maria e Giuseppe vivevano a Nazareth. A motivo del censimento voluto da Cesare Augusto, al tempo in cui «era governatore della Siria Quirinio», come ci racconta il Vangelo di Luca, Maria e Giuseppe si dovettero recare a Betlemme, perché l’editto prescriveva che ci si doveva registrare nella città dei propri antenati, da cui si aveva la discendenza. E Giuseppe era discendente del re Davide che aveva avuto i natali a Betlemme. È questo il motivo per cui, al momento del parto, Maria e Giuseppe si trovavano a Betlemme. Il nome Gesù al Figlio di Maria fu imposto praticamente da Giuseppe dopo che l’angelo, in sogno, gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1,20-21). Il significato del nome di Gesù, quindi, è quello di salvatore.
Sappiamo che a 12 anni Gesù intervenne al Tempio, ma poi più nulla fino ai 30 anni. Sappiamo qualcosa di come vivevano e cosa facevano Maria Giuseppe e Gesù in quegli anni?
I vangeli non ne fanno parola. Come vivevano e cosa facevano lo possiamo solo immaginare, magari ripercorrendo le consuetudini del tempo. E qui, ognuno di noi può dare sfogo alla sua fantasia. La loro vita era certamente quella di una famiglia pia e laboriosa, al cui interno si vivevano relazioni familiari autentiche. Interessante, a questo proposito, ho trovato il libro di don Tonino Bello, Maria, donna dei nostri giorni.
Con il miracolo di Cana, Gesù inizia la sua vita pubblica con Maria sempre a fianco. Giuseppe non c’era più? Era deceduto? E Perché il Vangelo non ne parla e non ci sono reliquie?
A Cana, il luogo del primo miracolo compiuto da Gesù, vi troviamo solo Maria con suo Figlio. Giuseppe non era più con loro. Non era con i parenti di Gesù nemmeno quando erano andati a prenderlo per interrompere la sua predicazione «poiché dicevano: “È fuori di sé”» (Mc 3,21). Non era ai piedi della croce, per cui Gesù affidò Maria a Giovanni. Era deceduto? Stando ai vangeli, è lecito supporlo, anche se non ne parlano. E non ne parlano, anche questa è una supposizione, perché Giuseppe aveva già esaurito il suo compito storico-salvifico all’interno della storia della salvezza, e questo potrebbe farsi risalire già all’inizio della vita pubblica di Gesù. Sono gli apocrifi, invece, a descrivere dettagliatamente il trapasso del Santo, come nella Storia di Giuseppe il falegname. Reliquie di san Giuseppe, per la verità, se ne trovano qua e là. Si trovano cioè delle cose appartenute a san Giuseppe, e prima fra tutte la casa di Loreto e perfino frammenti della sua tomba che si venerano a Roma, nella chiesa di Santa Maria in Portico in Campitelli.
Forte anche se silenziosa la presenza di Maria nel corso della Passione e della Crocifissione. Cosa sappiamo dell’apparizione del risorto alla Madre?
Anche su un incontro di Gesù risorto con la Madre non si hanno notizie nei vangeli, né in tutto il Nuovo Testamento. Ma c’è chi lo ritiene possibile. Tra gli altri, Giovanni Paolo II, che in più di un discorso, come in quello fatto a piazza San Pietro e riportato dall’Osservatore romano, il 22 maggio 1997, ebbe a dire: «È legittimo pensare che verosimilmente la Madre sia stata la prima persona a cui Gesù risorto è apparso». E a favore di questa tesi porta degli argomenti di convenienza e anche la testimonianza di un autore del quinto secolo, Sedulio.
Mentre sappiamo molto degli apostoli e della loro attività, Maria sembra scomparire. Non sappiamo quando e dove morì né ci sono reliquie. Che cosa ci dice a proposito la ricerca archeologica e teologica?
Dopo la morte di Gesù, Maria andò a vivere con l’apostolo Giovanni, a cui, dalla croce, l’aveva affidata. La troviamo, poi, inserita all’interno della prima comunità cristiana di Gerusalemme, dove è segnalata in maniera distinta (At 1,14). È tra quei «tutti» su cui discese lo Spirito Santo il giorno di Pentecoste (At 2,1). Come orante, credente e praticante vive e condivide la vita della prima comunità (cf. At 2,42-47; 4,32-35; 5,12-16) e questo, c’è da credere, per tutto l’arco della sua esistenza. Chi, se no, avrà dato agli evangelisti tutti gli elementi che compongono i «vangeli dell’infanzia» di Gesù? Dopo la Pentecoste, comunque, i libri del Nuovo Testamento conservano il silenzio più totale su Maria. Non si conosce, infatti, né quando, né dove morì. Ma Maria morì? Non doveva, essendo senza peccato originale ed essendo la morte conseguenza del peccato originale, non morire? Questo problema non è stato risolto dalla proclamazione del dogma dell’Assunzione. La bolla Munificentissimus Deus di Pio XII dice semplicemente: «L’Immacolata Madre di Dio sempre Vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo». Il problema quindi rimane irrisolto. Si hanno qui due sentenze: quella dei mortalisti (la grande maggioranza) e quella degli immortalisti. Da un punto di vista teologico, sono ammissibili entrambe le sentenze, anche se fondate in maniera diseguale nella Tradizione. Altro problema irrisolto, ammessa la morte di Maria, fu quella di determinare il luogo: morì a Efeso o a Gerusalemme? E se a Gerusalemme, nell’Orto degli ulivi o nella valle di Giosafat? Bisogna aggiungere che i biblisti, oggi, preferiscono situare la tomba provvisoria di Maria a Gerusalemme piuttosto che ad Efeso, e questo in ragione più dello studio di molti passi scritturistici che della Tradizione. L’archeologia non risolve ugualmente il problema: né quello della morte, né quello del luogo. Le scoperte fatte da p. Bagatti sulla tomba di Maria, localizzata nel Getsemani, non convincono tanti.
Perché si parla così poco di Maria nel Vangelo?
La verità è che noi vorremmo sapere di più. E soprattutto vorremmo soddisfare la nostra curiosità intorno ad alcune tematiche. Non tutti riconoscono che di Maria si parla poco nel Vangelo. Di Maria, si dice, conosciamo quanto è necessario per vivere la nostra fede in pienezza. Forse è necessario sapere leggere quello che abbiamo, cioè saperlo inserire all’interno del disegno divino di salvezza, della storia della salvezza, per avere ulteriori approfondimenti circa la sua figura e il suo mistero.
Perché i Pontefici hanno utilizzato la prerogativa del dogma per sottolineare la nascita miracolosa?
Se ci si riferisce alla nascita di Maria, non mi risulta che i pontefici abbiano utilizzato la prerogativa del dogma. La prerogativa del dogma l’hanno utilizzata, invece, per dire della sua concezione che fu immacolata, senza il peccato originale, cioè, fin dal primo istante della sua concezione. In questo caso, crediamo di poter dire che Pio IX abbia utilizzato la prerogativa del dogma perché richiesto unanimemente e insistentemente da tutte le componenti della Chiesa (fedeli laici, presbiteri, vescovi, cardinali, religiosi, congregazioni, compagnie, confraternite, Università, ecc.) e perfino da re e principi cattolici. Come a dire che era già una verità di fede, perché il popolo di Dio, per l’assistenza dello Spirito Santo, non può sbagliarsi nel credere, e perché nella Chiesa se ne celebrava già il culto universale. E anche qui il popolo di Dio non può sbagliarsi nel pregare. È quello che i teologi chiamano il sensus fidei.
Nonostante tutti questi eventi misteriosi la devozione nei confronti di Maria è enorme, e diffusa. Ogni giorno milioni di rosari, miliardi di Ave Maria vengono recitati per chiedere la Sua intercessione al fine di invocare Misericordia. Quali sono le ragioni di questo fenomeno?
È fuori di ogni dubbio che la devozione a Maria è grande e presente anche al di là del cattolicesimo e, aggiungerei, anche del cristianesimo. Tale devozione si attua, poi, in tante espressioni di pietà popolare. Per capirne le ragioni, credo che bisognerebbe disturbare scienze come l’antropologia culturale, la psicologia, la sociologia, la teologia cristiana, la filosofia con la propria visione del mondo. Non è semplice rispondere a questa domanda. Quello che così, un po’ semplicisticamente, possiamo dire è che nell’uomo c’è un grande bisogno di festività, di spontaneità, di aiuto, di protezione, di grazia, di bellezza, di tenerezza, di potenza, di misericordia, di meditazione, di desiderio di preghiera, di valori importanti, di famiglia, di comunione con Dio, e per tutto questo può venirci incontro, può indicarci la via (Maria odigitria), colei che è donna, vergine, madre e Theotokos, immacolata, colei che più direttamente può portarci al Figlio suo che è nostro Salvatore.
Il National Geographic ha fatto scalpore con un servizio in cui ha indicato Maria come la donna più potente del mondo , perchè è Rispettata e venerata anche al di fuori del mondo cristiano. Lei che ne pensa?
Certo, lo scalpore è giustificato perché a definire Maria come «la donna più potente del mondo» è il National Geographic. Un credente lo sa già. A una condizione, però, che la potenza di Maria, non deve essere vista come quella dei potenti della terra. La potenza a Maria le deriva dalla sua umiltà, perché Dio «ha guardato l’umiltà della sua serva» (Lc 1,48), dal suo confessarsi serva («Sono la serva del Signore», Lc 1,38), dal suo essere obbediente («Eccomi […] avvenga di me quello che hai detto», Lc 1,38), dalla sua immensa fede in Dio, dalla sua perfetta carità, dalla sua speranza senza limiti. Tutte prerogative che stanno dall’altra parte della potenza dei potenti. È la sua non potenza, a mio modo di vedere, il motivo che la fa potente tra i credenti, ma anche tra i non credenti. Gli stessi musulmani nutrono un grande rispetto verso Maria. Lo riconosce anche il concilio Vaticano II: «Essi onorano la sua Madre Vergine, Maria, e talvolta la invocano con devozione» (NA, 3). È la sua non potenza che l’avvicina al Dio-Amore, che ci avvicina al Dio-Amore.
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La prima parte dell’intervista è stata pubblicata ieri, giovedì 26 maggio. Per leggerla cliccare qui
Indagine su Maria (Seconda parte)
Chi era, dove è nata, chi erano i suoi genitori, che cosa ha fatto, come ha vissuto, la madre di Gesù. Fra Felice Fiasconaro, racconta la vita della Madonna