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Dalle tenebre alla luce

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Mc 10,46-52

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Lettura
La guarigione del cieco di Gerico è segno del salto di qualità che, prima di entrare con Gesù a Gerusalemme, il discepolo deve compiere. Questi è ancora ottenebrato dai suoi modi di intendere la persona e l’insegnamento del Maestro, vive attese puramente soggettive, pretese arbitrarie, rivalità al limite dell’infantile. Ora serve una luce diversa, altrimenti andare avanti sarà tornare indietro, peggio ancora precipitare nel buio, come presto avverrà tra il Cenacolo, il Getsemani, il Sinedrio, il Pretorio, il Gòlgota e il Sepolcro. Gesù è figlio di Davide, ma non secondo un rozzo messianismo nazionalista e settario; è un taumaturgo, ma con i segni indica il livello alto della Parola. Questo dovranno apprendere, con sgomento, gli sguarniti discepoli.
Meditazione
Quando Gesù esalta la fede di qualcuno, lo fa avendo in mente la figura di Abramo. È come se dicesse a Bartimèo: «Sei salvo, perché ti sei messo dalla parte di Abramo». Prima il cieco era stato dalla parte di Davide, il Re, così infatti egli invoca Gesù: come compimento della speranza messianica, piuttosto che stare dalla parte di Abramo, Padre nella fede. Nominare Davide significava avere ancora fantasie militari e ambizioni regali, mentre Abramo si collocava al di sopra di tutto ciò, nello stile di colui che cerca solo giustificazione da Dio e questa solo per la fede (Gen 15). Ma per vedere Abramo, per riscoprirlo nella propria vita, è necessaria una ben diversa capacità di guardare a Dio, di vedere se stessi, gli altri e il mondo, in modo nuovo. Sta qui il senso del miracolo operato da Gesù a favore del cieco di Gerico; Bartimèo è cambiato nel momento in cui smette di usare il titolo Figlio di Davide e si rivolge a Gesù con quello di “rabbunì, maestro mio”! Il cieco ha visto e compreso che si può arrivare dovunque, anche a Davide, ma solo passando attraverso la fede di Abramo; è la fede secondo Abramo che corregge il Davide sempre vivo in noi, con le sue speranze ancora prevalentemente terrene. Solo uno sguardo rinnovato nella fede di Abramo ci permette di governare le nostre passioni, i nostri desideri di affermazione. Noi, come discepoli, dobbiamo avere la certezza di fede che, perseverando nella sequela di Gesù, restando in ascolto di Lui, possiamo davvero raggiungere la perfezione.
Preghiera
Maria, Refugium peccatorum! O Maria, tu sempre hai abitato al riparo dell’Altissimo e dimorato all’ombra dell’Onnipotente. I nostri peccati ci rendono insensibili e quasi ciechi, anche di fronte all’infinita Misericordia. Prega tu il Signore per noi, e accoglici con te per chiedere grazia al momento opportuno.
Agire
A imitazione di Maria, accetterò le piccole e grandi prove della giornata nella prospettiva della gioia che viene dalla promessa di Gesù, senza amarezze o recriminazioni.
Meditazione del giorno a cura di don Marco Simbola, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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