Sta per concludersi l’anno scolastico più drammatico per i 47 istituti cristiani in Israele. Dopo i ben 27 giorni di sciopero iniziali, è ancora gelo tra il Ministero dell’Istruzione e le scuole, a ragione del mancato trasferimento dei 50 milioni di Shekel (oltre 11 milioni di euro) dovuti loro dall’esecutivo.
In un documento-appello, l’Ufficio delle scuole cristiane, che erano scese in piazza per contestare il taglio del 45% dei contributi statali, ha esposto al paese i punti più controversi della vicenda.
Dopo una fase di trattativa, nella quale il governo aveva accettato di versare i 50 milioni di Shekel entro il 31 marzo, a compensazione dei tagli operati nei sei anni precedenti, la situazione è nuovamente precipitata, allorché il finanziamento accordato non è stato versato.
La condizione richiesta dalla commissione ad hoc, istituita per la trattativa, era infatti l’accettazione dell’inclusione tout court delle scuole cristiane nel sistema scolastico pubblico, con l’unica concessione della conservazione delle tre ore settimanali per classe dedicate a “rafforzare e preservare l’identità cristiana e il peculiare stile di vita delle scuole cristiane”.
“È chiaro – ha dichiarato padre Abdel Masih Fahim, Segretario generale dell’Ufficio delle scuole cristiane – che queste raccomandazioni non risolvono la crisi finanziaria causata dalle politiche del Ministero dell’educazione negli ultimi anni. E deploriamo che il Ministero stia cercando ancora una volta di costringere le nostre istituzioni ad aderire al sistema pubblico”.
Le scuole cristiane insistono dunque nel sollecitare il governo a finanziarle della somma dovuta, oltre a predisporre un nuovo status giuridico che consenta loro più libertà nel reperimento di fondi, in modo da compensare i drastici tagli governativi.
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Israele: ancora gelo tra scuole cristiane e governo
A conclusione dell’anno scolastico, l’esecutivo non ha ancora trasferito i 50 milioni di Shekel promessi