“Sono felice di essere il primo Sheikh di Al-Azhar che visita il Vaticano e si siede con il Papa in una seduta di discussione e di intesa”. È una gioia sincera quella espressa da Ahmad Al-Tayyib nella intervista esclusiva concessa alla Radio Vaticana e all’Osservatore Romano subito dopo l’udienza di ieri mattina con il Pontefice nel Palazzo Apostolico. Udienza che ha segnato la definitiva ripresa dei rapporti tra la Santa Sede e la prestigiosa istituzione sunnita egiziana, interrotti nel 2011 “per una serie di circostanze”.
Il colloquio con i media vaticani si è svolto nella residenza dell’ambasciatore di Egitto presso la Santa Sede. In esso il Grand Imam esprime un profondo “ringraziamento a Sua Santità il Papa del Vaticano, Papa Francesco, per avermi accolto con la mia delegazione di Al-Azhar, e per la buona accoglienza e l’affetto caloroso che mi ha riservato”.
“Oggi – aggiunge – facciamo questa nostra visita con una iniziativa di Al Azhar e l’organizzazione tra Al-Azhar e il Vaticano per proseguire la nostra missione sacra, che è la missione delle religioni ‘rendere felice l’essere umano ovunque’. Al-Azhar ha un dialogo o meglio una commissione di dialogo interreligioso con il Vaticano che si era sospeso per delle circostanze precise, ma adesso che queste circostanze non ci sono più, noi riprendiamo il cammino di dialogo e auspichiamo che sia migliore di quanto lo era prima”.
Lo Sheikh descrive poi le prime impressioni ricevute dalla persona del Pontefice: “un uomo di pace”, dice, “un uomo che segue l’insegnamento del cristianesimo, che è una religione di amore e di pace”; un uomo “che rispetta le altre religioni e dimostra considerazione per i loro seguaci”, che “consacra anche la sua vita per servire i poveri e i miseri e che si prende la responsabilità delle persone in generale”. Un uomo “ascetico”, aggiunge l’imam, che “ha rinunciato ai piaceri effimeri della vita mondana”.
“Tutte queste – sottolinea – sono qualità che condividiamo con lui e per questo ci siamo sentiti desiderosi di incontrare quest’uomo per lavorare insieme per l’umanità in questo vasto campo comune”, in cui sono chiamate in causa “responsabilità pesanti e gravi nello stesso tempo”.
“Sappiamo – afferma infatti Al-Tayyib – che tutte le filosofie e le ideologie sociali moderne che hanno preso in mano la guida dell’umanità lontano dalla religione e lontano dal cielo hanno fallito nel fare felice l’uomo e nel portarlo lontano dalle guerre e dello spargimento di sangue”. È giunto allora il momento per i rappresentanti delle Religioni Divine “di partecipare fortemente e concretamente per dare all’umanità un nuovo orientamento verso la misericordia e la pace, affinché l’umanità possa evitare la grande crisi della quale siamo soffrendo adesso”.
Secondo il leader sunnita, infatti, “l’uomo senza religione costituisce un pericolo per il suo simile e credo che la gente adesso, in questo XXI secolo, abbia cominciato a guardarsi intorno e a cercare le guide sagge che la possano guidare nella giusta direzione”. Tutto ciò, afferma, “ci ha spinti a questo incontro e a questa discussione e all’accordo di cominciare il passo giusto nella direzione giusta”.
Parlando proprio delle forti difficoltà che vive oggi il Medio Oriente, costretto a subire “le conseguenze dei fiumi di sangue e cadaveri”, il Grand Imam osserva che “non c’è nessuna causa logica per questa catastrofe che viviamo giorno e notte. Certamente ci sono motivazioni interne ed esterne la cui convergenza ha infiammato queste guerre”.
Di qui un appello al mondo intero “affinché possa unirsi e serrare i ranghi per affrontare e porre fine al terrorismo, perché credo che se questo terrorismo viene trascurato, non solo gli orientali ne pagheranno il prezzo, ma orientali e occidentali potrebbero soffrire insieme”. Il numero uno di Al-Azhar si rivolge dunque “agli uomini liberi del mondo”: “Mettevi d’accordo subito e intervenite per porre fine ai fiumi di sangue. Sì, il terrorismo esiste, ma l’Islam non ha niente a che fare con questo terrorismo e questo vale per gli Ulema musulmani e per i cristiani e musulmani in Oriente. E quelli che uccidono i musulmani, e uccidono anche i cristiani, hanno frainteso i testi dell’Islam sia intenzionalmente sia per negligenza”.
Come già affermato nella dichiarazione comune firmata un anno fa, proprio ad Al-Azhar, a conclusione della Conferenza Generale per gli Ulema musulmani, sunniti e sciiti, a cui sono stati invitati i leader delle Chiese orientali, di diverse religioni e confessioni: “L’Islam e il Cristianesimo non hanno nulla a che vedere con quelli che uccidono”.
“Abbiamo chiesto all’Occidente di non confondere questo gruppo deviato e fuorviato con i musulmani e abbiamo detto con una sola voce, musulmani e cristiani, che siamo padroni di questa terra e siamo partner e ognuno di noi ha diritto a questa terra”, precisa Al-Tayyib. La questione non va presentata, pertanto, “come una persecuzione nei confronti dei cristiani in Oriente, al contrario, ci sono più vittime musulmane che cristiane, e noi tutti subiamo insieme questa catastrofe”. “Abbiamo respinto l’emigrazione forzata, la schiavitù e la compravendita delle donne nel nome dell’Islam”, aggiunge. Purtroppo, però, “in ogni religione esiste una fazione deviata che ha alzato il vessillo della religione per uccidere nel suo nome”.
In quest’ottica l’università ha avviato un importante lavoro di rinnovamento dei testi scolastici, volta a chiarificare i concetti musulmani “deviati da coloro che usano violenza e terrorismo e dai movimenti armati che pretendono di lavorare per la pace”. Sulla medesima scia è stato anche fondato un osservatorio mondiale, che compie un monitoraggio in otto lingue del “materiale diffuso da questi movimenti estremisti e delle idee avvelenate che deviano la gioventù”. Tramite la “Casa della Famiglia Egiziana”, poi, che riunisce i musulmani con tutte le confessioni cristiane in Egitto, si cerca “di dare una risposta a coloro che colgono le occasioni e aspettano in agguato per seminare disordini, divisioni e conflitti tra cristiani e musulmani”.
Ribadendo, infine, i suoi “vivi ringraziamenti”, Al-Tayyib conclude l’intervista esprimendo “l’apprezzamento e la speranza di lavorare insieme, musulmani e cristiani, Al-Azhar e Vaticano, per sollevare l’essere umano dovunque sia, a prescindere dalla sua religione e dal suo credo e salvarlo dalla crisi delle guerre distruttive, della povertà, dell’ignoranza e delle malattie”.