“Costruire una pace durevole e la sicurezza significa perseguire uno sviluppo umano integrale così come affrontare le cause che sono alle radici del conflitto”. Lo ha affermato dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin nel suo intervento al primo Vertice umanitario mondiale, avviato da oggi fino a domani a Istanbul dal presidente turco Recep Erdogan.
Il Segretario di Stato vaticano – la cui presenza al vertice è stata ricordata ieri dal Papa durante l’Angelus – si è fatto portavoce dell’impegno portato avanti “incessantemente” dalla Santa Sede per “salvare vite umane e risparmiare alle future generazioni i flagelli della guerra”. Come pure del contributo da essa offerto per il lavoro collettivo di “prevenzione delle crisi umanitarie in cui il disarmo può svolgere un ruolo significativo nel garantire una coesistenza pacifica tra le nazioni, così come la coesione sociale al loro interno”.
“Non ci si deve mai stancare di lavorare per il disarmo nucleare e la non-proliferazione; per la messa al bando delle mine anti-uomo e le armi a grappolo”, ha sottolineato il cardinale. Ed ha esortato a favorire attraverso una diplomazia “formale e informale” una cultura di pace, solidarietà e pieno rispetto per la dignità umana.
La Santa Sede – ha aggiunto – è fermamente convinta della “natura fondamentalmente disumana della guerra e della necessità urgente di prevenire e porre fine ai conflitti armati e la violenza tra i popoli e gli Stati, in modo che sia rispettoso dei principi etici comuni che legano tutti i membri della umana famiglia e costituiscono la base per tutte le azioni umane o umanitarie”. Di qui un appello a impiegare risorse per incoraggiare nelle scuole e nelle istituzioni sociali l’educazione alla pace e alla inclusione “essenziali per prevenire i conflitti”.
Al termine del suo intervento, il porporato ha citato le parole di Papa Francesco pronunciate la scorsa estate al Secondo incontro mondiale dei movimenti popolari, in Bolivia: “La comunità internazionale non lasci alcuna famiglia senza casa, alcun contadino senza terra, alcun lavoratore senza diritti, alcun popolo senza sovranità, alcuna persona senza dignità, alcun bambino senza infanzia, alcun giovane senza opportunità, alcun anziano senza una venerabile vecchiaia”.
Insieme a Parolin, nella Delegazione vaticana, anche mons. Silvano Maria Tomasi, il quale – informa la Radio Vaticana – ha affermato: “Si punta a prevenire, a creare una mentalità che accetti l’idea di prevenzione. Del resto, la Santa Sede si è impegnata a eliminare le bombe a grappolo, a eliminare le mine antipersona, a dire che l’arma atomica moralmente non si può giustificare”.
“Non c’è mai stata una violazione così sistematica del diritto umanitario con tanta e tale impunità come in questo momento”, ha osservato l’arcivescovo, per cui è quanto mai necessario rinforzare l’esigenza che è la “forza del diritto che deve prevalere e non il diritto della forza”.
Il Segretario di Stato vaticano – la cui presenza al vertice è stata ricordata ieri dal Papa durante l’Angelus – si è fatto portavoce dell’impegno portato avanti “incessantemente” dalla Santa Sede per “salvare vite umane e risparmiare alle future generazioni i flagelli della guerra”. Come pure del contributo da essa offerto per il lavoro collettivo di “prevenzione delle crisi umanitarie in cui il disarmo può svolgere un ruolo significativo nel garantire una coesistenza pacifica tra le nazioni, così come la coesione sociale al loro interno”.
“Non ci si deve mai stancare di lavorare per il disarmo nucleare e la non-proliferazione; per la messa al bando delle mine anti-uomo e le armi a grappolo”, ha sottolineato il cardinale. Ed ha esortato a favorire attraverso una diplomazia “formale e informale” una cultura di pace, solidarietà e pieno rispetto per la dignità umana.
La Santa Sede – ha aggiunto – è fermamente convinta della “natura fondamentalmente disumana della guerra e della necessità urgente di prevenire e porre fine ai conflitti armati e la violenza tra i popoli e gli Stati, in modo che sia rispettoso dei principi etici comuni che legano tutti i membri della umana famiglia e costituiscono la base per tutte le azioni umane o umanitarie”. Di qui un appello a impiegare risorse per incoraggiare nelle scuole e nelle istituzioni sociali l’educazione alla pace e alla inclusione “essenziali per prevenire i conflitti”.
Al termine del suo intervento, il porporato ha citato le parole di Papa Francesco pronunciate la scorsa estate al Secondo incontro mondiale dei movimenti popolari, in Bolivia: “La comunità internazionale non lasci alcuna famiglia senza casa, alcun contadino senza terra, alcun lavoratore senza diritti, alcun popolo senza sovranità, alcuna persona senza dignità, alcun bambino senza infanzia, alcun giovane senza opportunità, alcun anziano senza una venerabile vecchiaia”.
Insieme a Parolin, nella Delegazione vaticana, anche mons. Silvano Maria Tomasi, il quale – informa la Radio Vaticana – ha affermato: “Si punta a prevenire, a creare una mentalità che accetti l’idea di prevenzione. Del resto, la Santa Sede si è impegnata a eliminare le bombe a grappolo, a eliminare le mine antipersona, a dire che l’arma atomica moralmente non si può giustificare”.
“Non c’è mai stata una violazione così sistematica del diritto umanitario con tanta e tale impunità come in questo momento”, ha osservato l’arcivescovo, per cui è quanto mai necessario rinforzare l’esigenza che è la “forza del diritto che deve prevalere e non il diritto della forza”.