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Mons. Negri: “Falso dire che il Papa concede la Comunione ai risposati”

Presentando la “Amoris laetitia” a Milano, l’arcivescovo di Ferrara ha spiegato le ragioni di fondo della esortazione apostolica di Papa Francesco

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“Il Papa non ha bisogno di essere adulato e non ha bisogno di essere contestato. Io ho detto al mio clero in questi anni: il Papa non lo si adula e non lo si contesta, lo si segue. E seguire implica mettere i nostri passi nei suoi, tentando di immedesimarci nel suo cammino e di confrontarlo con la nostra vita”.
È quanto ha affermato monsignor Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara, il 4 maggio scorso, presentando l’esortazione apostolica Amoris laetitia al Teatro Rosetum di Milano.
L’Unione Cristiani Cattolici Razionali (UCRR) ha pubblicato un resoconto accurato e indicato il video della presentazione dell’arcivescovo. Ne riportiamo alcuni passaggi: “Nell’Esortazione apostolica, ha commentato monsignor Negri “la chiarezza c’è, non c’è obiezione alla tradizione magisteriale precedente. Bisogna stare alle cose che sono scritte non all’enorme fenomeno di manipolazione nel quale siamo incorsi. L’ottavo capitolo della Amoris laetitia è una sfida ad essere realmente pastori”.
A questo proposito il card. Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha aggiunto: “il Papa non mette in dubbio, in nessun momento, gli argomenti presentati dai suoi predecessori”, mentre la famosa nota 351 del documento, in cui si parla dell’eventualità dei Sacramenti, “fa riferimento a situazioni oggettive di peccato in generale, senza citare il caso specifico dei divorziati in nuova unione civile”.
Secondo mons. Negri, “Papa Francesco riprende puntualmente il magistero della Chiesa”. La novità inserita da Francesco “è una preoccupazione squisitamente pastorale, voler rendere meno difficile una pastorale della famiglia perché la verità diventi carità e quindi sia possibile quella pastorale di integrazione di tutti nella Chiesa, che è certamente un obiettivo pastorale del Papa, non consentendo a nessuno di sentirsi escluso perché la misericordia di Dio ha un campo d’azione che non accetta limitazioni”.
Un’altra cosa molto chiara, ha proseguito l’arcivescovo di Ferrara, è che “l’attacco alla Chiesa è sempre stato anche contemporaneamente un attacco alla famiglia. Questo è un quadro che il magistero di papa Francesco, in connessione ai suoi predecessori, ci ripropone oggi con forza. E devo dire, per il linguaggio tipico che caratterizza il modo di porsi e di comunicarsi di Papa Francesco, è anche particolarmente concreto, particolarmente suggestivo, non difficoltoso” (minuto 28:04 del video).
C’è spazio per un aneddoto che riguarda il cantante Enrico Ruggeri, che si lamentò con mons. Negri di non potersi risposare religiosamente, avendo divorziato da una donna con la quale si era unito senza troppa convinzione, “perché andava così”.
“Non è Papa Francesco che scopre queste sfide”, ha commentato il presule, “lui ha una sensibilità a leggere queste sfide”, ed intende “recuperare chi si trova in situazioni difficoltose, negative, ostative alla vita della Chiesa”, che sono “l’80% delle coppie che frequenta i corsi prematrimoniali. Quella che il Papa chiama “pastorale dell’integrazione” è l’approfondimento del matrimonio cristiano che sa affrontare le difficoltà, le sfide, cercando aiuto nella fede, non altrove” (minuto 34:45 del video).
Arrivando al discusso capitolo ottavo dell’esortazione apostolica, quello dedicato anche ai divorziati risposati, mons. Negri ha preso atto che “è stato ampiamente sezionato e vivisezionato nel tentativo di spingerlo nel senso che fosse una rottura con la tradizione precedente”.
“Questa è una falsificazione inaccettabile – ha sottolineato Negri – non c’è una parola che dica che è possibile mettere fra parentesi alcuni aspetti fondamentali dell’insegnamento tradizionale della Chiesa. La Chiesa deve farsi carico delle circostanze in cui trova gli uomini e le donne ed occorre iniziare quel cammino di discernimento delle situazioni, di accompagnamento a coloro che vivono in situazioni di maggiore o minore gravità perché possa accadere, alla fine di questo cammino, una integrazione positiva di questi nostri fratelli nella vita della Chiesa”.
E certamente non basta “ribadire la dottrina davanti alle situazioni difficoltose, ma operare un accompagnamento che porti ad un incontro autentico», con queste persone, inducendo un «auspicabile ritorno pieno nella comunione ecclesiale”. Per cui, “senza far riferimento alla Comunione, il Papa parla della possibilità di un’integrazione piena, alla fine di un cammino di accompagnamento e di discernimento, non vissuto in modo generico ma caso per caso”.
Concludendo, Negri ha specificato che questa è “la mia reazione a questo documento letto, come il Papa ha inteso porlo, all’interno del magistero tradizionale della Chiesa e aperto a questo compito di discernimento di situazioni nuove”.
Nella risposta alle domande del pubblico si è entrati nel merito della già citata nota 351, posta da Francesco a piè di pagina nella Amoris laetitia, collegandola alle cosiddette “circostanze attenuanti”: “In certi casi – si legge nella nota – potrebbe essere anche l’aiuto dei Sacramenti”.
A riguardo, mons. Luigi Negri ha commentato: “Ci sono delle situazioni in cui la responsabilità subisce delle riduzioni, per cui possiamo assumere atteggiamenti di maggior comprensione e di maggior accoglienza. Ma guai a noi, e il Papa non lo può dire, se dicessimo che non c’è responsabilità”.
Rispetto alla nota 351, ha proseguito, “la pastorale ha una serie di strumenti, non escluso quello dell’Eucarestia, che possono rappresentare un aiuto fondamentale nel cammino della fede, ma nel cammino della fede non perché io ho il diritto all’Eucarestia! L’Eucarestia può essere un aiuto straordinario che in certe situazioni, lo dico io non il Papa, potrebbe essere anche dato con certe circostanze di discrezione, di riservatezza ecc. Ma sulla base di aiutare il ritorno alla fede, l’esperienza dell’incontro con Cristo”.
Quindi, “non so dove potrebbe essere l’equivoco, se prendono questa nota per dire che il Papa è d’accordo con la Comunione ai divorziati risposati, prendono una frase che non può essere certamente utilizzata in questo senso. Se poi lui personalmente la pensa così e non lo ha ancora detto, staremo a vedere quando la dirà, ma non diciamo che l’ha detto quando non l’ha detto!”.
Questa apertura “nel testo non c’è, e fa fede il testo che è il documento ufficiale. Se quelle citazioni lì le volete tirare” a favore dell’apertura del Papa alla comunione ai divorziati risposati, «non sono adeguate. Questa nota non è se non la conferma di questo atteggiamento di graduale e prudente apertura che favorisca il desiderio di ritornare alla fede”.
Attenzione quindi: “Bisogna stare alle cose che sono scritte non all’enorme fenomeno di manipolazione nel quale siamo incorsi. Ma non possiamo metterci a giudicare un documento per le possibili manipolazioni più o meno interessate che fa l’uno e l’altro”.
Lo stesso vale per un altro documento, il Motu proprio sulla nullità matrimoniale, “che i soliti giornalisti d’assalto definiscono come apertura al ‘divorzio cattolico’”, ma che “non lo hanno certamente letto se non le due righe citate da Repubblica o dal Corriere della Sera“.
Quindi, nell’Amoris laetitia, ha rimarcato l’arcivescovo, “la chiarezza c’è, non c’è obiezione alla tradizione magisteriale precedente e il cammino per l’integrazione è indicato come servizio a far si che si rinnovi l’esperienza del desiderio di conoscere la fede e di ritornare, come possono. Se ritornano e si mantengono nella posizione di totale irregolarità nei confronti di Cristo e della Chiesa credo che non gli potremo mai dare la Comunione, a meno di sostituirci al Papa”.
“L’ottavo capitolo – ha concluso – è una sfida ad essere realmente pastori, il Papa è molto chiaro: non pensate di avere delle indicazioni valevoli per sempre e per ogni situazione, bisogna invece farsi carico di situazione in situazione. E possono esserci soluzioni diversissime se le situazioni sono molto diverse”.

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ZENIT Staff

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