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Fedeltà vera in Gesù

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Mc 9,38-40

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Lettura
Il Regno di Dio non è questione di giudizi o di impedimenti, ma di fedeltà e di coerenza. Non si può valutare il rapporto del prossimo con Gesù, se intanto non si è sicuri del proprio e, in questa prospettiva, nessuno può sentirsi al di sopra di ogni sospetto. È da bambini mai cresciuti dire, anche in ambito comunitario: questo mi è stato affidato e quindi è mio; è da bambini capricciosi affermare che, se questo è mio, allora può essere solo mio! La logica del Regno si muove su un’equilibrata fraternità.
Meditazione
Il ragionamento di Gesù è semplicissimo: se uno appartiene a Israele, appartiene a noi, perché noi vogliamo essere espressione del vero Israele. Il gruppo di Gesù è diverso da un ordine religioso o da un gruppo ecclesiale: i discepoli vivono, con Gesù, un’esperienza che li colloca al cuore di Israele, il popolo dell’Alleanza. Riconosciamo che nel Giudaismo c’era una chiara coscienza del comune patrimonio di fede, cioè la Legge, i Profeti e gli Scritti; non solo comune, ma anche patrimonio di fede, che vuol dire disporre di tutti gli strumenti e le risorse per conoscere e mettere in pratica la volontà di Dio, l’unico modo per essere veramente salvi. L’opera del Messia si sarebbe svolta all’interno della prassi derivata dalla fede nella Parola. Spesso, noi cristiani non abbiamo simile chiarezza. Ci vantiamo di non dover più attendere il Messia, eppure cerchiamo continuamente novità o cediamo spesso alle mode, invece di ancorarci in modo intelligente alla sana Tradizione. Questo è un peccato originale della Chiesa, visti i rimproveri di Paolo ai Corìnzi e ai Gàlati, sempre pronti a seguire l’ultimo predicatore di passaggio. Riconosciamo però le carenze nella predicazione e nella catechesi. Senza voler tornare al metodo rabbinico, che tuttavia è molto rigoroso, c’è da constatare una tendenza all’improvvisazione e alla soggettivazione della predicazione, così che si eccita il moralismo, si strizza l’occhio all’attualità, alla cronaca, si insiste più sull’emozionale che nel pensiero di fede o nel discernimento personale. Spesso le assemblee liturgiche si fermano al contenitore più che al contenuto, al frammento, spesso moralistico, invece che al senso globale delle Scritture, al concetto o all’emozione invece che sul significato della Parola di Dio. Ma se il criterio di appartenenza è esteriore, allora non c’è nulla a cui veramente appartenere.
Preghiera
Maria, Turris davìdica! O Maria, tu ci difendi nella lotta contro le insidie del Maligno. Abbiamo sempre dalla nostra parte la potenza della tua preghiera e l’esempio di Gesù che vince il Tentatore: abbi pietà, o Madre, delle nostre debolezze.
Agire
Contemplando Dio, che ha guardato l’umiltà della sua Serva, guarderò con occhi nuovi tutto quello che mi circonda, per ritrovare i segni della presenza di Gesù e seguirlo con fede rinnovata.
Meditazione del giorno a cura di don Marco Simbola, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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