La musica è un grande dono di Dio. Forse non ci rendiamo conto della bellezza infinita di questo dono meraviglioso che accompagna la nostra vita. Dovemmo ringraziare il Signore ogni volta che qualche dolce nota ci accarezza!
Un famoso gruppo, gli Abba, ha dedicato una canzone a questo argomento, Thank you for the music, in cui esprime gratitudine per aver ricevuto il dono della musica. Il testo non nomina esplicitamente Dio, ma possiamo supporre che il ringraziamento sia rivolto a Lui.
Protagonista della canzone degli Abba è una ragazza che parla di se stessa e ricorda la sua infanzia. Afferma d’aver iniziato a cantare ancora prima di aver imparato a parlare e a ballare prima di saper camminare.
Il suo messaggio di gratitudine è bellissimo: “Grazie per la musica, per le canzoni che sto cantando. Grazie per tutta la gioia che portano. Chi può vivere senza? Lo chiedo in tutta onestà: che cosa sarebbe la vita? Che cosa saremmo noi senza una canzone o una danza? Per questo dico: grazie per la musica, per avermela data”.
Un altro splendido messaggio di gratitudine è stato offerto dal sassofonista jazz John Coltrane. Morto nel 1967, è oggi al centro di un grande interesse da parte delle nuove generazioni, alla ricerca di emozioni vere e stanche di subire suoni con il sapore della plastica.
Nel 1964 registrò A Love Supreme, una vera e propria preghiera musicale rivolta al Cielo attraverso il suono del sassofono. Nelle note di copertina del disco, John Coltrane spiegò che questa sua opera voleva rappresentare un umile tentativo di ringraziare il Signore per i doni ricevuti.
Ciò che stava a cuore a Coltrane era l’enorme forza comunicativa delle religioni come strumenti di pace e di dialogo per l’umanità. Questo traspare, ad esempio, da una dichiarazione riportata sulle note di copertina dell’album Expression, in cui l’artista dichiarò di voler essere “una forza del bene”, per combattere quelle “forze del male che arrecano sofferenza agli altri e miseria al mondo”.
Una manifestazione evidente di questa missione è il brano Alabama, che Coltrane scrisse in seguito ad un drammatico fatto di cronaca. Il 15 settembre 1963, una domenica mattina, un attentato di matrice razzista colpì una chiesa battista di Birmingham, in Alabama, che ospitava la comunità riunita nel giorno del Signore. Un’esplosione causò quattordici feriti e tolse la vita a tre ragazze tra gli undici e i quattordici anni. Il sassofono di Coltrane sembrò piangere e pregare per il riposo eterno delle vittime, attraverso le note di questa struggente composizione.
Se dovessimo tradurre oggi il messaggio di John Coltrane, per i giovani del terzo millennio, potremmo sottolineare la sua costante ricerca di quei valori che sono scritti nel cuore di ogni essere umano, al di là di ogni confine culturale o religioso.
Molto bella è anche la storia del pianista Michel Petrucciani, scomparso nel 1999 a soli trentasei anni. Colpito da una grave malattia che lo aveva segnato per sempre, era riuscito a trovare nell’arte un’occasione per “cercare nuove epifanie della bellezza e per farne dono al mondo”, anticipando con la sua testimonianza ciò che Giovanni Paolo II avrebbe scritto nella Lettera agli artisti del 4 aprile 1999.
Uno dei momenti più significativi della sua vita artistica è stato il Congresso Eucaristico nazionale del 1997, a Bologna, al quale furono invitati anche alcuni esponenti del mondo musicale. La presenza di Petrucciani, in quell’incontro con Papa Giovanni Paolo II, fu un esempio perfetto di comunicazione non verbale. Le sue note, quella sera, raggiunsero i giovani più di mille parole. Volevano dire: “Forza ragazzi! La vita è un dono meraviglioso”.
Michel Petrucciani dedicò al Papa il brano Little piece in C for U. Durante l’esecuzione, alzò lo sguardo verso il Cielo. Il Santo Padre volle porgergli un caloroso saluto, che si unì all’applauso di migliaia di giovani commossi.
Grazie per la musica!
Dio ci ha dato un dono meraviglioso, che ci aiuta a guardare il Cielo