16.350 interventi domiciliari a favore di 400 persone in tutta la città durante tutto il 2015. Sono i servizi prestati dalla Caritas Romana a favore di anziani, adulti o nuclei familiari, riferiti stamattina durante il convegno sulle cure domiciliari promosso dall’Istituto Superiore di Sanità.
Secondo quanto affermato in questa occasione da Massimo Pasquo, responsabile dell’assistenza domiciliare, sociale e sanitaria della Caritas di Roma, della totalità degli interventi domiciliari “circa 5.500 hanno avuto una rilevanza prioritaria di tipo sanitario per il contrasto della mortalità degli anziani (Telesoccorso) e la cura dei malati di Aids con interventi medico-infermieristici”.
I restanti 11mila interventi consistono in una “assistenza domiciliare leggera”, dalla consegna dei pasti a domicilio, alla compagnia nel tempo libero, fino all’accompagno per le visite mediche. Mentre in Danimarca e in Olanda il 20% degli over 65 riceve cure domiciliari, in Italia tale percentuale scende al 3%.
“Servono linee guida programmatiche, a medio-lungo termine, con una visione prospettica” e “una maggiore fluidità dei sistemi autorizzativi e di accreditamento”, ha proseguito Pasquo.
Il dirigente della Caritas romana ha auspicato l’implementazione delle “progettualità territoriali”, delle quali, ha sottolineato, non mancano esempi concreti, come quelli dei “quartieri solidali”, portati avanti dalla Caritas in varie realtà, come l’assistenza domiciliare per i malati di Sla, di Aids o psichiatrici.
“I grandi temi della salute e della qualità della vita possono diventare occasione in cui la solidarietà diventa esperienza partecipata”, ha dichiarato il direttore della Caritas di Roma, monsignor Enrico Feroci.
Secondo monsignor Feroci, la povertà “non è solo svantaggio economico ma anche privazione sociale e relazionale, privazione di cittadinanza. L’esercizio concreto di questa cittadinanza – ha aggiunto – presuppone una forma di tutela delle forme di partecipazione per aumentare i diritti delle persone più svantaggiate”.
L’auspicio del direttore della Caritas romana è per un volontariato che sia “partecipazione, solidarietà, impegno per il bene comune” e non si riduca ad un “solidarismo assistenziale”.
In una società che “porta ad escludere i più deboli il volontariato”, il volontario dovrà dimostrare “coscienza critica” e organizzarsi per “costruire un po’ di giustizia”, anche perché “il concetto di salute coinvolge oggi non solo ambiti strettamente medici ma anche psicologici e sociali”.
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Caritas: 16.350 interventi domiciliari in un anno a Roma
Mons. Feroci: “Il volontariato sia coscienza critica, non si riduca a solidarismo assistenziale”