Quando la vita a due è un mistero grottesco

Fino al 22 maggio al Quirino, “Danza Macabra” di August Strindberg: per sorridere sulle incomprensioni coniugali

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La vita coniugale: un vero inferno! È così per August Strindberg, il noto commediografo svedese, per il quale la moglie non era altro che un ricettacolo del male, come scrisse nel suo dramma Danza Macabra incentrato su una coppia anziana dalla burrascosa vita coniugale. Per Ronconi, invece, che lo ha messo in scena al Teatro Quirino di Roma, la coppia non è davvero così male assortita e l’effetto finale è quello di una farsa, dai toni volutamente assurdi.

Per il regista, infatti, “si tratta di una storia risibile, paragonabile a Les Boulgrin di Courtline”: una farsa, con l’unico scopo di allietare lo spettatore, senza nessun messaggio etico. Il commediografo francese era noto per mettere in scena coppie apparentemente tranquille ma in realtà litigiose e insopportabili, sia per divertire che per criticare l’istituzione borghese del matrimonio.

Per Ronconi, invece, Alice e il Capitano sono l’archetipo di due falliti, che vicini ai 25 anni di matrimonio non fanno altro che lamentarsi e rimpiangere la vita che non hanno avuto, adducendo la colpa all’altro e non alla loro mancanza di talento – nel caso dell’attrice – o di destrezza – per quanto riguarda il Capitano. La loro quotidianità procede tra una recriminazione e l’altra, sino all’arrivo di un cugino lontano, Kurt, responsabile di averli fatti incontrare 25 anni prima. E sarà allora, che i due attori – un’eccelsa Adriana Asti e un apprezzabile Giorgio Ferrara – inizieranno a dare il via alla danza macabra: vestendo i ruoli della vittima e del carnefice, tra lamentele e colpi di spada, convincenti come due attori in scena. E toccherà al cugino Kurt capire dove stia la ragione e quale sia la verità.

Una scenografia ben allestita, che scivola leggiadra sul palco muovendosi quando necessario, merito di Marco Rossi, che sembra ispirarsi alle atmosfere cupe di Tim Burton e alle poesie di Virginia Wolf. Appropriato è inoltre il gioco di luci – per lo più fioca come quelle delle lampade a olio – voluto da A.J.Westkemper, che rende l’idea della casa-fortezza, isolata dalla terraferma. Un tocco vintage ma assolutamente di classe è il telegrafo preferito al telefono “per evitare che le telefoniste si facciano gli affari nostri” e che conferisce un tocco di romanticismo alla storia, con i suoi codici segreti e incomprensibili, così come insondabile ed indecifrabile è il legame d’amore.

L’adattamento di Roberto Alonge, al contrario, riduce il dramma di Strindberg a un unico atto e accentua gli aspetti sarcastici, sino a farne una black comedy. È del regista Ronconi, invece, l’idea di accostare la pièce all’atmosfera vampiresca, forse per cavalcare l’onda di successo del genere Twilight, sia per porre l’accento sul ruolo di vampiri energetici interpretato dalla coppia, in attesa di qualche visitatore da cui succhiare la linfa vitale perduta in un’estenuante convivenza. Questo aspetto è accentuato dalla scelta dei costumi di Maurizio Galante con una predominante del nero e del rosso e la scelta di un pallore estremizzato sul volto.

E dunque, danza macabra assume i toni della black comedy, in cui trionfa il fascino di Adriana Asti, che è l’assoluta protagonista della pièce: emblema perfetto dell’attrice lunatica e magnetica. Memorabile è la scena dove cavalca con disinvoltura Giovanni Crippa, un Kurt estasiato e succube.

Per rivivere questo trionfo del gotico e decifrare l’illogicità dei sentimenti umani, al Quirino fino al 22 maggio.

***

Al Quirino di Roma dal 10 al 22 maggio

Danza macabra

di August Strindberg

traduzione e adattamento Roberto Alonge

scenografia Marco Rossi

costumi Maurizio Galante

Luci A. J. Weissbard

Suono Hubert Westkemper

regia Luca Ronconi

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Rita Ricci

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