Georges Lemaître (1894–1966) / Wikimedia Commons, Public Domain

Scienza e fede, binomio possibile. Seminario su Georges Lemaître

Presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma si è svolto venerdì 6 maggio un seminario dedicato al fisico e astronomo belga, ritenuto il “padre del Bing Bang”

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Venerdì 6 maggio scorso si è svolto presso l’UPS il Seminario di studio in occasione del 50° anniversario della morte di mons. Georges Lemaître, considerato “il padre del Bing Bang”, figura di particolare rilievo nell’ambito del dialogo tra scienza e fede. Il Seminario non a caso aveva per titolo “Vivere la fede all’interno della ricerca e dell’insegnamento della scienza è possibile?”. Organizzatori l’UPS, attraverso la sua Facoltà di Filosofia, insieme con l’Università di Namur (Belgio), la Pontificia Università Urbaniana, l’Istituto “Alberto Magno” della Pontificia Università San Tommaso d’Aquino “Angelicum”, le Ambasciate del Belgio e dell’Italia presso la Santa Sede, il Pontificio Collegio Belga. Nel 2016 sono previste altre iniziative in varie nazioni e su Georges Lemaître, tuttavia quella realizzatasi all’UPS si può considerare il primo evento europeo che con un’attività specifica ricorda nel suo 50° dalla morte questo importante testimone della necessità di “allargare gli orizzonti” per saper mettere in dialogo, sia teoretico sia esistenziale, scienza e fede.
Il Seminario si è aperto con i saluti del Decano della Facoltà di Filosofia dell’UPS, prof. Luis Rosòn Galache, e dell’Ambasciatore del Regno del Belgio presso la Santa Sede, Bruno Nève de Mévergnies, che hanno ricordato come mons. Lemaître, in quanto sacerdote e scienziato, si sia reso mediatore del connubio tra professionalità scientifica, competenza teologica e vita spirituale, ed abbia anche coltivato importanti amicizie contribuendo, per esempio, a costruire delle relazioni con gli Stati Uniti e con la Cina.
Nel corso della mattinata sono state presentate quattro relazioni inerenti il rapporto tra scienza e fede. La prima – e certamente la più attesa – è stata quella del prof. Dominique Lambert, dell’Università di Namur, esperto a livello internazionale non solo sulla figura di Lemaître ma anche sui principali modelli per intendere il rapporto tra scienza e fede. Con piacevole dinamismo egli ha sinteticamente tracciato i contorni biografici, spirituali e apostolici della figura di mons. Lemaître: nato in una famiglia che gli ha trasmesso una fede profonda, ha avuto come guida spirituale il Cardinal Mercier; l’appartenenza alla Fraternità degli Amici di Gesù ha influenzato tutta la sua vita, sostenendolo nel suo essere ricercatore, come anche nell’insegnamento. Anche nelle sue attività con i giovani, Lemaître ha testimoniato la sua ricerca della verità vissuta sulla via della fede e su quella della scienza, senza confusione e in profonda armonia.
Il secondo intervento della mattinata è stato affidato alla prof.ssa Giulia Lombardi, dell’Istituto Alberto Magno della Pontificia Università San Tommaso d’Aquino “Angelicum” e della Pontificia Università Urbaniana. A partire dall’unicità di vita di mons. Lemaître, capace di contribuire in molti diversi campi, la relazione della prof.ssa Lombardi ha messo in luce che l’uomo non può essere considerato in modo frammentario: guardando già ad Aristotele si coglie che per quanto l’aspetto intellettuale sia importante, esso non può essere assolutizzato; l’amore è legato al sapere, nessun uomo è autosufficiente e pertanto c’è bisogno di uno scambio reciproco, cosicché anche l’insegnamento e la ricerca possono giovare e contribuire al nutrimento spirituale. Se oggi sembra quasi impossibile vivere la fede e allo stesso tempo essere ricercatori – spesso la fede è considerata un ostacolo – bisogna ricordare che l’uomo è unità, e pertanto fede e scienza devono sì distinguersi ma interagire. Figure quali Gina Tincani e Xavier Le Pichon, insieme allo stesso mons. Lemaître ed ad altre numerosi autori, spesso troppo poco conosciuti, sono autentici testimoni di questo equilibrio, possibile e reale.
Alla professoressa Lorella Congiunti – Pontificia Università Urbaniana – è stata affidata la terza relazione che, sulla scia di quella precedente, ha sottolineato la necessità di interpretare e vivere correttamente il rapporto scienza-fede. Oggi la scienza è spesso ridotta alle sole discipline fisico-matematiche, ma nell’antichità era un concetto molto più ampio, capace di accogliere l’intera episteme; le scienze sono molteplici perché l’uomo, nella sua limitatezza, mantiene l’esigenza teoretica di distinguere oggetto formale e materiale, ma ciò non può giustificare né il riduzionismo, né la dispersione dei saperi. D’altra parte, la fede – al di là del suo essere virtù teologale – è atto dell’intelletto che chiede assenso da parte della volontà: ha dunque poco senso ridurre le conoscenze per fede a sole conoscenze per verificazione scientifica. Scienza e fede non sono dunque in contrasto – gli ultimi pontefici lo hanno affermato chiaramente – e la filosofia si assume il ruolo di articolazione tra scienze e religioni: riconoscere i limiti è importante, ignorarli è debolezza, dunque è importante ammettere le differenze ed evitare così inutili e facili concordismi e discordismi.
L’ultimo intervento della mattina è stato affidato a Giulio Meazzini, del Gruppo Editoriale “Città Nuova”. Dalla sua esperienza di giornalista ha offerto provocanti riflessioni che stimolano ciascuno a interrogarsi: ogni scienziato, come ogni giornalista, nella sua “fase creativa-inventiva” è influenzato dalla propria visione del mondo che, seppur corretta, è sempre parziale; è dunque necessaria una visione unificata, la quale può essere effettivamente oggettiva nella fase di verifica sperimentale, ma rimette in gioco la personale visione del mondo in quella interpretativa dei dati. Come il giornalista, anche il lettore ha una propria visione, a sostegno della quale discrimina le informazioni; tuttavia, è proprio questa personale visione che rende umani e distingue dal quel cyborg che anziché la felicità cerca il solo piacere. Seppur con fatica e sacrificio, chi scrive ha dunque la possibilità e il compito di creare ponti tra posizioni differenti; è importante comunicare per risvegliare le domande insopprimibili del cuore sul senso dell’esistenza: più ancora che parlare di Dio, bisogna viverlo e lasciarsi guidare dallo Spirito Santo.
Sotto la moderazione del prof. Joshtrom Kureethadam, Direttore dell’Istituto di Scienze Sociali e Politiche della Facoltà di Filosofia dell’UPS, si è poi svolto il momento di dialogo con le risposte da parte dei quattro relatori ad alcune domande poste loro dall’assemblea. Durante la mattinata sono anche intervenuti la dott.ssa Lucia Tolot, del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, e mons. Dirk Frans Smet, Rettore del Pontificio Collegio Belga. La dott.ssa Tolot ha presentato brevemente le interessanti attività con le quali l’Ufficio VII della Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese sostiene in Italia tramite borse di studio numerosi studenti universitari e ricercatori provenienti da tutto il mondo, mentre mons. Smet ha espresso l’augurio che il dialogo tra scienza e fede, così caro a mons. Lemaître, possa continuare senza sosta anche nel nostro tempo, segnato purtroppo da così tanto radicalismo e fondamentalismo, e che i nostri studenti – laici, seminaristi, sacerdoti e religiosi – possano essere stimolati e formati nelle nostre università e nei nostri seminari, da professori entusiasti che allo stesso tempo siano scienziati esperti e praticanti di una fede/spiritualità vissuta. È questa infatti la migliore garanzia per una società aperta dove il rispetto per le opinioni altrui e una convivenza pacifica sono possibili.
Il programma del pomeriggio ha proposto invece tre interventi programmati di dottorandi o exallievi che nei loro progetti di ricerca hanno trattato o stanno trattando tematiche relative al rapporto tra scienza e fede: Damien Niyoyiremera, della Pontificia Università Urbaniana, su “Ai confini dell’Universo di G. Lemaître. Pensare l’articolazione tra cosmologia e teologia della creazione”; Mary Ann Ericksen, della Pontificia Università San Tommaso d’Aquino “Angelicum”, su “The Relationship of Intellect and Will in the Act of Choice, according to the theologian Iohannes de Polliaco”; Ilaria Scalzini, dell’Università Pontificia Salesiana, su “Scienza e fede nel sacerdote salesiano venerabile don Giuseppe Quadrio”.
Dopo un ulteriore momento di dibattito tra i partecipanti, il Seminario si è chiuso con l’intervento del Rettore dell’UPS, prof. Mauro Mantovani, che ha raccolto alcuni dei principali stimoli provenienti dall’intensa giornata di studio servita senz’altro valorizzare l’esempio meraviglioso di mons. Lemaître come testimone del dialogo, anzitutto in sé, tra scienza e fede, due realtà né separate e opposte ma nemmeno tra loro confuse ed indifferenziate, bensì espressioni di quell’unica esperienza di verità e di bellezza che ogni uomo deve pian piano imparare a vivere e a donare.

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ZENIT Staff

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