Sono troppi infatti coloro che dividono le comunità, soprattutto con la lingua che “è capace di distruggere una famiglia, una comunità, una società; di seminare odio e guerre”. “Arrivare all’unità in una comunità cristiana, in una parrocchia, in un vescovado, in una istituzione cristiana, in una famiglia cristiana è una delle cose più difficili”, afferma il Santo Padre. “La storia nostra, la storia della Chiesa, ci fa vergognare tante volte: ma abbiamo fatto le guerre contro i nostri fratelli cristiani! Pensiamo ad una, alla Guerra dei trent’anni”.
E dove “i cristiani si fanno la guerra fra di loro”, rimarca Bergoglio, “non c’è testimonianza”. Quella testimonianza che proviene proprio dalla “unità” delle comunità cristiane, delle famiglie cristiane: “Sono la testimonianza del fatto che il Padre abbia inviato Gesù”.
Allora “dobbiamo chiedere tanto perdono al Signore per questa storia” di divisioni, che non si è consumata solo nel passato ma prosegue ancora ai giorni nostri. “Anche oggi! Anche oggi!”, esclama Francesco, “e il mondo vede che siamo divisi e dice: ‘Ma che si mettano d’accordo loro, poi vediamo… Come, Gesù è Risorto ed è vivo e questi – i suoi discepoli – non si mettono d’accordo?’. Una volta, un cristiano cattolico chiedeva a un altro cristiano d’Oriente, cattolico pure: ‘Il mio Cristo resuscita dopodomani. Il tuo quando resuscita?’. Neppure nella Pasqua siamo uniti! E questo nel mondo intero. E il mondo non crede”.
Questo peccato della divisione è entrato nel mondo a causa della “invidia del diavolo”, rileva il Pontefice; così, anche nelle comunità cristiane “è quasi abituale” che ci siano egoismo, gelosie, invidie, divisioni, “e questo porta a sparlare uno dell’altro. Si sparla tanto!”.
Queste persone in Argentina si chiamano “zizzaniere”, spiega Bergoglio, “seminano zizzania, dividono. E lì le divisioni incominciano con la lingua. Per invidia, gelosia e anche chiusura! ‘No! La dottrina è questa!”. Invece di cercare una chiarificazione “è più comodo sparlare” e distruggere “la fama dell’altro”.
Gli effetti sono devastanti. San Filippo Neri – ricorda il Papa – ad una donna pettegola che aveva riempito di chiacchiere e maldicenze tutto il villaggio diede come penitenza di spennare una gallina e spargere le piume per il quartiere per poi raccoglierle. “Ma non è possibile!”, esclama la donna. “Così è lo sparlare”, rispose il Santo.
Francesco rincara la dose: “Lo sparlare è così: sporcare l’altro. Quello che sparla, sporca! Distrugge! Distrugge la fama, distrugge la vita e tante volte – tante volte! – senza motivo, contro la verità. Gesù ha pregato per noi, per tutti noi che stiamo qui e per le nostre comunità, per le nostre parrocchie, per le nostre diocesi: ‘Che siano uno’”.
Allora, il Santo Padre incoraggia a pregare il Signore “che ci dia la grazia, perché è tanta, tanta la forza del diavolo, del peccato che ci spinge a fare le disunità. Sempre! Che ci dia la grazia, che ci dia il dono: e qual è il dono che fa l’unità? Lo Spirito Santo! Che ci dia questo dono che fa l’armonia, perché Lui è l’armonia, la gloria nelle nostre comunità. E ci dia la pace, ma con l’unità”.
“Chiediamo – conclude – la grazia dell’unità per tutti i cristiani, la grande grazia e la piccola grazia di ogni giorno per le nostre comunità, le nostre famiglie…. E la grazia di mettere il morso alla lingua!”.