Il solenne appuntamento annuale con il giuramento delle nuove guardie svizzere si è rinnovato oggi pomeriggio presso il Cortile di San Damaso, in Vaticano.
Aperta da squilli di tromba e musiche tradizionali, la cerimonia si è tenuta alla presenza dei principali esponenti della Curia Romana (in prima fila, il Prefetto della Casa Pontificia, monsignor Georg Gainswein, e il sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato, monsignor Angelo Becciu) e dei parenti delle 23 reclute.
Il colonnello Christoph Graf, comandante generale della Guardia Svizzera Pontificia, ha esordito nel suo saluto ufficiale, ricordando il principale compito del corpo da lui guidato – assicurare l’incolumità del Santo Padre – ed ha annunciato ulteriori “migliorie” per la sicurezza in Vaticano, durante l’Anno Giubilare.
Mostrando un rosario, preso da una numerosa quantità offerta da un “generoso donatore”, Graf lo ha definito “l’arma più efficace che esiste sul mercato”. Il rosario, ha detto, è per il “combattimento” e sarà distribuito presto a tutte le Guardie.
“È importante che ritroviamo la via della preghiera nella nostra vita – ha sottolineato il comandante -. Le nostre azioni sono nelle mani di Dio, che ci usa come strumenti per scongiurare il male”.
Graf ha poi ricordato quando papa Francesco ha detto che “la fede è vittoria” e l’esortazione dello stesso Pontefice alle Guardie Svizzere a dedicarsi alla preghiera anche durante il servizio. “Aiutiamoli anche noi e preghiamo Dio dal più profondo – ha aggiunto -. Preghiamo la Madonna perché tenga lontano ogni male”.
È seguita la formula del rito di giuramento pronunciata dal cappellano delle Guardie Svizzere, don Thomas Widner, che ha aggiunto alcune riflessioni. “L’alabarda e la corazza fanno riferimento al combattimento – ha detto don Wildner – perché tutta la vita cristiana è combattimento, per il quale abbiamo bisogno di un’armatura”. La corazza, ha aggiunto, è un monito a trattare “con dignità” ogni persona che si incontra durante il servizio.
La cerimonia di giuramento è stata preceduta in mattinata dalla Santa Messa per le 23 reclute presieduta dal cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, presso l’altar maggiore della Basilica di San Pietro.
“Siate testimoni di Cristo – qui a Roma, nella vostra patria Svizzera e dovunque andiate – e in un mondo che desidera la luce e la vita ma non ha spesso il coraggio di accoglierla, in mezzo ai giovani vostri coetanei, i quali sono affamati di senso e pienezza, perché possiate dire loro che vale la pena proporsi cose grandi e belle, pur comportando impegno e dedizione ed essendo accompagnate da qualche fatica”, ha detto il porporato.
Compito delle Guardie Svizzere, come di ogni cristiano, ha ricordato Parolin – è quello di testimoniare la fede e donare la vita per il Pontefice, come effettivamente avvenne per 147 Guardie durante il Sacco di Roma del 1527.
“Care guardie, non aspettate – ha proseguito il Segretario di Stato -. Cominciate già oggi a testimoniare – con la vostra fedeltà nel servizio quotidiano per il Santo Padre, con la vostra fraternità e con i buoni rapporti tra voi, con il vostro esempio nella fede – che il Signore è vivo, ha compassione ed è misericordioso, che si avvicina agli uomini, che vuole donare pace, gioia e vera pienezza per guarire ogni ferita”.
In conclusione, il cardinale Parolin ha indicato l’esempio di San Martino, San Sebastiano, San Nicola della Flüe, copatroni delle Guardie Svizzere, “che oggi, al momento del giuramento, con la mano destra alzata verso il Cielo, invocherete di assistervi sempre nell’adempiere ciò che promettete. I loro cuori erano colmi di quella gioia del Signore, che nessuno può togliere”.
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Guardie Svizzere: la loro arma più efficace è il rosario
Durante il giuramento delle 23 reclute, il comandante Graf ricorda che il “combattimento” più significativo è contro il male