Espresso / Pixabay CC0 - Wow_Pho, Public Domain

Come al bar

In chiunque, tu servi Gesù che merita l’attenzione e la simpatia di chi si presenta per la prima volta e gusta la festosità del migliore amico

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Un giovane è venuto a colloquio con me. Voleva manifestare la sua anima, i suoi desideri, i suoi slanci di generosità. Voleva fare opera di discernimento. Gli sembrava arrivato il momento di decidersi se formarsi una famiglia o entrare in convento.
Mi congratulai…per la sua ricerca della volontà di Dio: la più importante e fondamentale vocazione per ogni uomo.
“Qual è il tuo attuale mestiere?”.
“Da un anno lavoro in un bar; ci vivo e mi muovo dentro dalla mattina alla sera. Non ho un momento per me; dietro al banco non ci può stare nemmeno una sedia, dove sedermi di tanto in tanto.
Il primo giorno di servizio, il proprietario mi ha visto servire il caffè con il broncio. “Antonio – mi sento apostrofare senza mezzi termini – qui dentro non devi portare i tuoi problemi. In questo ambiente non c’è posto per il rancore.
Dietro al banco, ogni tua mossa è un passo di danza, la musica più bella è il canto del macina caffè, delle tazze e dei piattini presentati ad ogni cliente con la scioltezza di mani che saltellano come sulla tastiera d’un piano forte.
Per chi entra, ogni tua parola è un accordo, ogni tuo sguardo un saluto festoso. Ricordalo: in chiunque, tu servi Gesù che merita l’attenzione e la simpatia di chi si presenta per la prima volta e gusta la festosità del migliore amico”.
Questa confidenza di Antonio mi suggerisce la risposta: “Se al bar vivi così, hai già la base per il matrimonio come anche per entrare in convento”.
Ciao da p. Andrea
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Andrea Panont

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